Prima casa e riforma del catasto: una patrimoniale nascosta?
La video intervista al V. Presidente della X Commissione in Regione Lazio delle Politiche Abitative e al titolare della Ariete Immobiliare per cercare di capire cosa succede
Respinto per un solo voto l’emendamento presentato dal centrodestra in Commissione finanze che voleva cancellare l’articolo 6 della delega fiscale ovvero lo stop alla revisione del catasto con la nuova mappatura a partire dal 2026, che aggiorna i valori di mercato degli immobili.
Una riforma che secondo il centrodestra nasconde una patrimoniale che andrà a pesare sulle tasche degli italiani.
La votazione è finita con un solo voto di scarto, 23 a 22, con Lega, Forza Italia e Fdi che hanno votato insieme per abrogare la riforma, spaccando quindi la maggioranza di governo.
L’articolo 6 della legge prevede la delega al Governo per l’adozione di norme dirette a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da mettere a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle entrate.
Il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze, Daniele Franco hanno più volte spiegato che l’obiettivo della riforma è quello di facilitare l’individuazione e la corretta classificazione degli immobili che non si tradurrebbe in innalzamento automatico delle tasse. La norma indica, in particolare, i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati.
La vera novità della riforma è la necessità di aggiornare l’archivio con gli immobili e i terreni non dichiarati. L’Agenzia delle Entrate, che ha assorbito la vecchia agenzia del Territorio, insieme con i comuni avrà quindi strumenti per andare a caccia degli immobili “fantasma” ma anche di quelli che non rispettano la reale consistenza, la destinazione d’uso o la categoria catastale attribuita.