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Cronaca

PROCESSO DE MAURO, PG CASSAZIONE: RIINA VA ASSOLTO

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Tempo di lettura 4 minuti La Corte di Assise 'appello del capoluogo siciliano aveva assolto Riina "per non avere commesso il fatto"

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di Angelo Barraco
 
Va confermata l'assoluzione del boss di Cosa Nostra Toto' Riina nell'ambito del processo per l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro. E' quanto ha chiesto il sostituto pg di Cassazione Paolo Canevelli ai giudici della prima sezione penale della Suprema Corte, chiamati a decidere se accogliere e o meno i ricorsi presentati dalla Procura Generale di Palermo, dai familiari di De Mauro e dall'ordine dei giornalisti della Sicilia contro la sentenza con cui, il 27 gennaio 2014, la Corte di Assise 'appello del capoluogo siciliano aveva assolto Riina "per non avere commesso il fatto".
 
Anche in primo grado Riina era stato assolto. De Mauro, cronista del giornale 'l'Ora' fu sequestrato il 16 settembre 1970 e non e' mai piu' stato ritrovato. La decisione dei supremi giudici e' attesa per questa sera. Ripercorriamo la storia di Mauro De Mauro sin dall’inizio della sua attività di giornalista per capire meglio le dinamiche della vicenda. De Mauro si trasferisce a Palermo con la famiglia dopo la seconda guerra mondiale. Ha lavorato per importanti giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e successivamente L’Ora. De Mauro nel 1962 aveva seguito la delicata vicenda della morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei ed era tornato ad occuparsene nel 1970. Il 23 ed il 24 gennaio del 1962 De Mauro pubblicò su L’Ora un verbale della polizia che risaliva al 1937 ma che era caduto nel dimenticatoio. Quel verbale però conteneva materiale scottante, poiché all’interno vi era un elenco di tutta la struttura mafiosa. La deposizione era stata fatta da un medico, tale Melchiorre Allegra che era affiliato alla mafia nel 1916 ma che era diventato pentito dal 1933. Una deposizione in merito al caso De Mauro, alla sua morte e proprio a quella notizie la fece Tommaso “Masino” Buscetta, che davanti a Falcone e Borsellino, esattamente 15 anni dopo la morte del giornalista disse: “De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa Nostra era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa”. 
 
IL RAPIMENTO
De Mauro venne rapito la sera del 16 settembre del 1970 mentre stava tornando a casa. L’ultimo ad averlo visto è stata la figlia che lo ha visto mentre parcheggiava l’auto. La figlia attendeva il rincasava ma non vedendolo rincasare uscì dal portone e vide suo padre che era circondato da due, tre persone che risalirono in macchina e ripartirono. La donna riuscì a cogliere soltanto una parola “Amunì” che significa “andiamo!” che uno dei soggetti aveva rivolto al padre prima di partire. L’auto venne rinvenuta la sera successiva lì vicino, ma non vi era nessuna traccia del giornalista, non vi era niente che riconducesse a lui. Il corpo di Mauro De Mauro non è mai stato ritrovato. 

LE PRIME INDAGINI
Le indagini in un primo momento hanno puntato il dito contro un commercialista di Palermo con un ruolo poco chiaro e mai chiarito del tutto. Il soggetto conosceva De Mauro e se giorni successivi alla scomparsa contattò la famiglia per sapere cosa sapessero in merito alla scomparsa. Venti giorni dopo la scomparsa fu catturato ma rilasciato poco dopo per mancanza di indizi. Si era giunti all’arresto perché il soggetto era legato all’avvocato Vito Guarrasi, che era in rapporti con Enrico Mattei e si ipotizzo un’organizzazione nella sparizione di De Mauro. Il soggetto inoltre era legato al temuto boss mafioso Luciano Liggio detto “Lucianeddu”. Le indagini furono condotte da carabinieri che affermavano che De Mauro fosse stato eliminato da Cosa Nostra che collegò la sua morte ad un’inchiesta su un traffico di droga che stava seguendo il giornalista; in seguito il caso fu seguito dalla polizia che collegò la sua morte al caso Mattei. Il caso fu seguito dal compianto Carlo Alberto Dalla Chiesa e dal compianto Boris Giuliano, entrambi morti per mano della mafia. Tommaso Buscetta dichiarò che ad organizzare l’omicidio di Mauro De Mauro furono Stefano Bontade, Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio e disse “il rapimento di Mauro De Mauro è stato effettuato da Cosa Nostra. De Mauro stava indagando sulla morte di Mattei e aveva ottime fonti all'interno di Cosa Nostra. Stefano Bontate venne a sapere che De Mauro stava avvicinandosi troppo alla verità  e di conseguenza al ruolo che egli stesso aveva giocato nell'attentato  e organizzò il "prelevamento" del giornalista in via delle Magnolie. De Mauro fu rapito per ordine di Stefano Bontate che incaricò dell'operazione il suo vice Girolamo Teresi. Era stato "spento" un nostro nemico e si dette per scontato che Stefano Bontate, Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio avessero autorizzato l'azione”. Antonino Calderone dichiarò invece che la scomparsa di De Mauro faceva parte di una serie di azioni eversive attuate da esponenti mafiosi in seguito al fallito Golpe Borghese, in cui si poteva collocare anche la morte del procuratore Pietro Scaglione. Il pentito Di Carlo dichiarò che De Mauro stava facendo troppe domande sul Golpe Borghese e venne prelevato da  Emanuele D’Agostino, Stefano Giaconia e Bernardo Provenzano che lo portarono presso una casa di Stefano Bontade dove lo uccisero e lo seppellirono sotto il ponte del fiume Oreto e anni dopo fu sciolto nell’acido. Una nuova rivelazione in merito alla morte del giornalista arriva nel 2011 quando il collaboratore di giustizia Rosario Naimo disse che gli fu raccontato che De Mauro fu portato con una scusa nel terreno del boss Francesco Madonia e poi strangolato e buttato in un pozzo. 
 
2001- SI RIAPRONO LE INDAGINI
La Procura di Palermo riaprì le indagini nel 2001 in seguito alle dichiarazioni di Francesco di Carlo. Nell’aprile del 2006 inizia il processo per l’omicidio di Mauro De Mauro che vede come unico imputato Totò Riina e il 22 aprile 2011 viene chiesto l’ergastolo, l’assoluzione però arriva il 10 giugno 2011 per “incompletezza della prova" (ex art. 530 c.p.p.), dalla Corte d'Assise di Palermo. Le motivazioni vengono depositate il 7 agosto del 2012, circa 2.200 pagine in cui viene spiegato che il giornalista si era spinto troppo sulle ultime ore di Enrico Mattei. Il 23 aprile 2013 davanti alla corte d’Assise d’Appello di Palermo si apre il processo dove è stata chiesta la riapertura dell'istruttoria dibattimentale e l'esame del pentito Francesco Di Carlo in merito alle sue dichiarazioni rese in un libro intervista scritto col giornalista Enrico Bellavia sulle confidenze fattegli dal boss Salvatore Riina durante un summit nel corso del quale si sarebbe deciso il sequestro e l'omicidio del giornalista. Il 27 gennaio 2014 viene confermata l’assoluzione in primo grado per Totò Riina con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio. 

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Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

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Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

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Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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