Puglia, strage ferroviaria: parla la sorella del V. Questore di polizia morto nell'incidente

di Angelo Barraco
 
Bari – Lamiere contorte come fossero fogli di carta, natura incontaminata che intreccia i suoi rami tra i corpi falciati e deturpati, le urla dei feriti,  il verde delle foglie che si tinge di rosso di dolore e di morte. Sono queste le immagini che si sono presentate dinnanzi ai soccorritori e ai volontari che il 12 luglio scorso si sono recati sul luogo del terribile incidente ferroviario avvenuto sulla tratta Corato-Andria, quando due treni che viaggiavano a circa 100-110 km orari si sono scontrati violentemente su un binario unico. L’incidente ha cagionato la morte di 23 persone e il ferimento di 50. Gli inquirenti stanno indagando in merito alle dinamiche che riguardano l’incidente, stanno verificando tutti gli elementi che stabiliranno eventuali responsabilità. Oggi però, il prezzo più alto lo stanno pagando i familiari delle vittime, che vivono in un limbo fatto di ricordi, nell’incredulità di un avvenimento che ha strappato via la vita ad un loro caro e nella forza e determinazione per far luce su quanto è accaduto. Noi de L’Osservatore D’Italia stiamo seguendo questa terribile vicenda sin dall’inizio, abbiamo ascoltato la Dottoressa Rossana Putignano, che ha voluto raccontare a noi il suo lavoro di sostegno psicologico ai familiari delle vittime. Abbiamo poi intervistato la Signora Daniela Castellano, una donna che ha perso il padre in questo terribile incidente.
 
Ci ha concesso gentilmente un’intervista la Signora Marita Schinzari, che in questo terribile incidente ferroviario ha perso il fratello Fulvio Schinzari, Vice Questore aggiunto 1 Dirigente a Bari. 
 
Stiamo seguendo da vicino la vicenda che riguarda il terribile incidente ferroviario avvenuto nella tratta Corato-Andria il 12 luglio. Com’è cambiata la sua vita quel giorno?
Il dolore è immenso, distruttivo. Io sono confusa addolorata e sinceramente molto arrabbiata. Questa orribile tragedia si poteva evitare, bastava che chi di dovere prima di effettuare grandi lavori nella tratta Barletta Bari tenesse conto di una sola parola: sicurezza! È venuto a mancare il fulcro di tutto questo bel contorno di ammodernamento, la sicurezza.
 
Suo fratello su quale treno viaggiava?
Mio fratello Fulvio Schinzari era Vice Questore aggiunto 1 Dirigente a Bari. Lui, come me, era un pendolare. Io lavoro in posta e da 5 anni, sono a Bari. Ecco, non si usava la macchina per evitare il pericolo e invece avevamo la morte sul collo. il treno, un mezzo sicuro, anzi sicurissimo. Lui amava leggere, ascoltare musica perché era un momento di calma alle giornate frenetiche, spesso viaggiavano insieme, di  solito prima carrozza per scendere per primi e arrivare in orario al lavoro, per lo meno per me. 
 
– Lei ricorda se qualcuno se vi erano state delle avvisaglie, da parte dei cittadini, in merito alle condizioni della ferrovia prima dell’incidente?
Non c’erano avvisaglie di nessun tipo, treni stupendi controllori gentilissimi. L’unico problema è che a determinati orari, ad esempio al mattino presto, i treni erano super affollati con tantissima gente. Non oso immaginare se questo incidente fosse successo nel periodo scolastico.  Facile ora riversare tutta la colpa ai controllori, lo schifo sta in alto, non serviva neanche l’ aiuto della comunità europea visto che la famosa curva della tragedia, non c’era un sistema di GPS e uno di blocco automatico dei treni. Ma si può nel 2016 avere un controllo solo per telefono?  Scherziamo? Le piste dei trenini dei bimbi ce l'hanno. Io quel giorno ho perso quel treno per pochi minuti, dovevo essere li con lui e non ci sarebbe stato neanche il tempo di un abbraccio, Dio Mio! Perché? Perche?
 
Avete ricevuto o state ricevendo un supporto psicologico? Se si, come lo reputa?
Abbiamo ricevuto un forte supporto psicologico, gente esperta e umana ha vissuto con noi il dolore donandoci tutto l'amore possibile. Onore e merito ai medici e a tutto il personale del policlinico di Bari posso solo dire grazie di cuore per tutto a tutti, ai volontari .e alla gente che ha fatto lunghe code per donare sangue. Nella nostra bella e amata Italia qualcosa ancora funziona, il cuore di noi Italiani!
 
– Che messaggio vuole lanciare alle famiglie che stanno vivendo, come lei, lo stesso dolore e alle istituzioni?
Alle 23 famiglie distrutte che hanno subito una grande perdita di un caro dico forza! i nostri Amati non torneranno più, ma possiamo sperare nella giustizia. A chi conduce le indagini di aver pietà di noi, di continuare come stanno facendo con molta serietà e meticolosità. Chi ha sbagliato deve pagare dal più piccolo al più grande e dare dovute delucidazioni su come sono stati utilizzati i soldi ricevuti a chi di dovere. Ho fiducia nella Giustizia, al funerale di Stato abbiamo visto le lacrime dei politici e non false perché questa orribile tragedia ha fatto piangere anche le pietre, gli ulivi e la terra  di quelle campagne che ora profumano di morte di 23 anime, di 23 persone distinte, per bene e piene di vita! Vita rubata!