Quirinale. Eletto Mattarella, e ora?

di Silvio Rossi

 

La fragilità del sistema politico, specialmente nei rapporti all’interno dei partiti, è emersa in maniera lampante durante l’elezione del Presidente della Repubblica. La tre giorni di camere riunite in seduta comune ha restituito i gruppi parlamentari con spaccature più profonde di quanto gli stessi protagonisti si attendessero all’inizio.
Il caso più evidente è Forza Italia. La dichiarazione di voto per Mattarella pronunciata da Raffaele Fitto è una vera e propria dichiaratone di guerra nei confronti del leader del partito, Berlusconi, che aveva dato indicazione di votare scheda bianca. La divisione tra i due non è certo stata provocata dalle scelte nella votazione, i rapporti sono tesi dal primo incontro al Nazareno, ma il risultato ottenuto può fornire la possibilità a Fitto di porre condizioni che fino a pochi giorni fa sarebbero state impensabili.
Non se la passa meglio il Nuovo Centro Destra. L’indecisione di Alfano, richiamato “al dovere” da Renzi in virtù del suo ruolo istituzionale ha fatto emergere i malumori di quanti, nel partito, non hanno accettato di vedersi dettare l’agenda dal Premier, tra cui l’ex ministro Sacconi e la portavoce Barbara Saltamartini, che ha votato scheda bianca.
Discorso diverso per il Movimento Cinque Stelle. In questo caso la spaccatura era precedente, e apparentemente il gruppo ha votato compatto per Imposimato. Resta però la sensazione di aver sbagliato strategia, preferendo una scelta dettata dal mero conteggio dei voti sul blog, rispetto alla possibilità di mettere in crisi il PD con un’eventuale candidatura di Prodi, che avrebbe suscitato più di un’indecisione tra i grandi elettori del Nazareno.
I partiti suddetti possono essere considerati gli sconfitti dall’elezione del Presidente. Anche il PD, che sulla carta si è ricompattato, convincendo a votare il proprio candidato anche diversi deputati di altre formazioni, e recuperando, almeno sul tema istituzionale, un dialogo con SEL, non può ignorare i tanti malcontenti che sono stati esternati da esponenti della minoranza, coi vari Fassina e Civati onnipresenti nelle trasmissioni TV o nelle interviste dei telegiornali, che non hanno mai lesinato critiche al gruppo dirigente, e che non possono ammettere oggi di aver sbagliato.
Le uniche formazioni che non hanno subito danni diretti sono state la Lega e SEL, pur senza però avere dei vantaggi reali. I primi con Salvini in testa stanno proseguendo la loro opera si proselitismo, puntando sull’uscita dall’euro, su un’alternativa a tutto il sistema che non poteva certo trattare sull’appoggio a qualsiasi candidato fosse stato proposto da Renzi. La formazione di Vendola, invece, ha sostenuto compattamente il candidato governativo, forse per non rischiare di rimanere spiazzati come i grillini. Se i loro voti fossero stati determinanti per l’elezione del Presidente, avrebbero potuto gridare al trionfo, ma i numeri hanno detto altro.