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RADIO MARIA E IL CASTIGO DIVINO
IL PUNTO DI VISTA EVANGELICO
DI ROBERTO RAGONE
 
 
 
È di questi giorni la diatriba provocata da padre Cavalcoli, un teologo cattolico, per una sua risposta alla domanda di un ascoltatore di Radio Maria, una radio che negli ultimi tre anni ha ricevuto finanziamenti pubblici per circa due milioni di euro, pur scagliandosi contro le iniziative del governo, vedi legge Cirinnà sulle unioni civili. Padre Cavalcoli è stato censurato dal Vaticano, e la sua trasmissione sospesa. Ma il buon frate domenicano non demorde, convinto d’aver ragione. Infatti, alle domande di una giornalista, ha risposto che non si rendeva conto del perché fosse stato così ripreso, e che forse il papa aveva ricevuto delle pressioni in tal senso, e dietro c’era sicuramente qualche manovra massonica. Ora, tralasciando il fatto che di certo i massoni – o presunti tali – hanno di meglio da fare che combattere le trasmissioni di padre Cavalcoli, vogliamo far luce sull’episodio da un osservatorio della chiesa evangelica, la Cenerentola della fede in Italia, poco considerata e conosciuta – o mal conosciuta – che segue il dettato della Bibbia invece di quello cattolico. Sorvoliamo sul perché la nostra fede sia così messa nell’angolo, in particolare la fede pentecostale, e tacciata a volte di eresia, o peggio, come fu di Lutero. È evidente che in Italia, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, la chiesa preponderante è quella cattolica. Ma, ricordando che non è la religione che salva, ma soltanto Cristo Gesù, in questo momento storico in cui c’è parecchia confusione, e molti si convertono anche a sproposito, vogliamo rispondere da un punto di vista evangelico alla domanda dell’ascoltatore di Radio Maria, che non sappiamo se ci leggerà: noi ci auguriamo di sì. La domanda era rivolta a padre Cavalcoli a proposito dei recenti terremoti, se essi avrebbero potuto essere una risposta divina ai peccati dell’umanità in genere, e alle unioni civili degli omosessuali in particolare. Dal punto di vista evangelico, e quindi biblico, la domanda dell’ascoltatore è la prima causa dell’errore nella risposta. Dire che ‘l’uomo con il battesimo entra nella grazia di Dio’, non è parola di verità, cioè biblica; quindi con il battesimo l’uomo non entra ‘nella grazia’.  Se vogliamo parlare del battesimo, partiamo dal significato della parola: ‘battesimo’ viene dal greco ‘baptizo’, (βαπτίζω) che vuol dire ‘immergo’. Quindi il primo errore – parlo sempre alla luce delle Sacre Scritture – è quello di non praticarlo per immersione, ma per aspersione. L’immersione, nel battesimo, ha un significato preciso. Infatti il battezzando con l’immersione simboleggia la morte alla vecchia vita, e con l’emersione la rinascita alla nuova. Questa è una testimonianza che si rende di fronte a tutta la comunità di appartenenza, un segno esteriore del patto che il credente, divenuto tale, ha fatto interiormente con Dio attraverso la sua accettazione spirituale della persona di Cristo. Con la conversione, che ha cancellato l’effetto del peccato originale, l’uomo si riavvicina a Dio, realizzando lo scopo della venuta, morte e resurrezione di Cristo; il quale è venuto sulla terra proprio per riconciliare l’uomo con il Padre. Quindi il battesimo, essendo un patto, va fatto quando del patto se ne  conoscono e se ne  possono accettare le condizioni. Non ha senso, ad esempio, battezzare un bambino a pochi giorni dalla sua nascita. Non sarà infatti in grado di accettare un patto, e di conoscerne le condizioni, come non potrebbe essere in grado di firmare una cambiale. Né hanno senso il padrino, o la madrina, che parlano in sua vece. Il battesimo – e Gesù ce lo insegna – va fatto da adulti, quando consapevolmente abbiamo fatto un patto con Dio. Nè il battesimo, come l'ascoltatore di Radio Maria dichiara, ci fa 'entrare nella grazia di Dio'. Ma qual è la nuova vita, la rinascita simboleggiata dall’emersione dalle acque battesimali? Lo troviamo scritto nel Vangelo di Giovanni, al cap. 3, a proposito della visita notturna che Nicodemo, uno dei dottori del Tempio, fa a Gesù. “Bisogna nascere di nuovo” dice Gesù al suo visitatore, “d’acqua e di Spirito”. Ora, in questo caso l’acqua è simbolo della Parola di Dio, e lo Spirito è lo Spirito Santo. La nuova nascita, quindi, riguarda il ravvedimento e la conversione. La spiegazione continua in Giovanni 1, ai versetti 10-13:  "Egli [Gesù] era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non L’ha conosciuto. È venuto in casa Sua e i Suoi non l’hanno ricevuto [gli Ebrei]; ma a tutti quelli che L’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel Suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.” Quindi ‘nati da Dio’ vuol dire ‘nati di nuovo’. Ma cos’è che ci fa entrare nella grazia?  Stabilito che la grazia non deriva dal battesimo, dobbiamo stabilire: 1) da dove deriva; 2) se il peccato, nostro o del mondo, ha come conseguenza la morte fisica. Quella che l’ascoltatore e padre Cavalcoli chiamano ‘grazia’, e che noi evangelici chiamiamo ‘salvezza’, viene, come detto, dall’accettare Cristo Gesù nel proprio cuore come salvatore personale, diventando figli di Dio e coeredi con Cristo del Regno dei Cieli. Perché Gesù è il nostro salvatore personale?  Perché il nostro rapporto con Dio è diretto, e ha, come unici intermediari, lo Spirito Santo che Gesù lasciò sulla terra quando salì al Padre, e Gesù stesso, morto per noi, per riconciliarci con Dio dopo il peccato originale. Quindi ne consegue che chiunque accetta Cristo, è salvato, cioè, per dirla con padre Cavalcoli, è ‘nella grazia’. La seconda risposta l’abbiamo nella lettera ai Romani dell’apostolo paolo, al cap. 6. Infatti, al versetto 22 e seguenti, così dice: “Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione, e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.” Dal che si evince che : 1) la morte di cui parla Paolo è quella dell’anima, e non la morte degli abitanti dei Comuni terremotati, riguardando essa esclusivamente il peccato; 2) la vita eterna, cioè la salvezza, è un dono di Dio, conseguito con il ravvedimento e l’accoglimento di Gesù; quindi un dono è gratuito, non si paga, né abbisogna di riti e liturgie, né si consegue con opere, ma solo per grazia di Dio. Quanto ai cataclismi naturali, Gesù non ha mai detto che l’uomo sarebbe stato punito in questo modo, né ha mai parlato di punizione. La punizione divina, se vogliamo essere precisi, appartiene al Dio dell’Antico Testamento; ma la legge mosaica, vigente a quei tempi, è stata completata e superata da quel monumento dottrinale che è il Sermone sul Monte – Matteo 4,5,6 – nel quale Gesù proclama la grazia, il perdono, la salvezza, l’amore per i nemici e così via. Quindi, ‘A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio’: lasciamo alla natura gli sconvolgimenti tellurici e i cicloni, con i danni che ne conseguono. Né ha alcuna influenza la politica internazionale o nazionale nei confronti del volere di Dio: il Signore ci ha lasciati liberi di sbagliare, se non Lo seguiamo; di far bene se ascoltiamo la Sua Parola. Ad Adamo ed Eva non proibì di prendere il frutto proibito, ma li avvertì delle conseguenze.  Nel Vangelo di Giovanni, al cap. 3:1-3, ai discepoli che gli chiedevano chi avesse peccato perché un certo cieco fosse così dalla nascita, Gesù rispose: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così perché le opere di Dio siano manifestate in lui.” Quindi nessuna punizione giustificava la cecità del cieco nato, ma solo il voler manifestare in lui la grazia di Dio con la guarigione. Quanto agli omosessuali, l’apostolo Paolo ne parla come di pagani, nel cap. 1 della sua lettera ai Romani, dal versetto 18 al 32, per cui Dio li ha abbandonati alle proprie nefandezze. Ma la salvezza è per tutti coloro che la cercano con il ravvedimento e la conversione, quindi anche per loro. “Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabondata” dichiara l’apostolo Paolo al capitolo5, versetto 20 della lettera a i Romani. Abbiamo avuto casi, nelle nostre chiese, di persone che dopo la conversione hanno abbandonato le loro primitive pulsioni. A chi lo rimproverava di mangiare e bere con pubblicani e peccatori, Gesù rispose dì esser venuto per i ‘malati’, e non per i ‘sani’. Insomma, i cataclismi naturali non sono una punizione divina, né lo è la morte di innocenti: Dio sarebbe un dio pagano profondamente ingiusto se facesse questo, e assomiglierebbe tanto ad un Moloch che vuole sacrifici umani. Una piccola riflessione a proposito di questo episodio: se un teologo anziano della chiesa ufficiale giunge pubblicamente a queste conclusioni, citando la Bibbia a sproposito, bisogna che la chiesa riveda le sue posizioni, perché questa mostra d’essere la punta dell’iceberg. Ho sempre sostenuto che l’acqua è tanto più limpida e pura quanto più è vicina la sorgente. La teologia è filosofia della religione, e quindi un aggrovigliarsi di pensieri che nulla hanno a che fare con la Parola del Signore. A coloro che dicono che la Bibbia va interpretata e spiegata, rispondo che Dio fa le cose perfette, poi è l’uomo che le guasta: se avesse scritto un testo comprensibile solo a pochi, vorrebbe dire che anche Lui è accessibile solo a pochi. La Bibbia, in quanto Parola di Dio, è semplice, comprensibile a tutti coloro che accostandosi ad essa chiederanno la luce dello Spirito Santo per comprenderla. Quanto alle sue rivelazioni, Gesù ringraziò il Padre, come riporta il Vangelo di Luca, cap. 10, versetto 21, per averle rese accessibili a chi era più piccolo, sulla terra, o che tale si faceva davanti a Dio: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.” Intendendo, come sempre, coloro che della propria sapienza facevano un idolo. 

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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Riforma tributaria e abrogazione legge Pittella: l’Avvocato Lucarella presenta petizione alla Camera dei Deputati

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La legge Pittella da ormai due anni ha cambiato le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani: da un giorno all’altro anni di sacrifici economici e investimenti legali andati in fumo per effetto della legge 215/2021 (partorita dal Parlamento a seguito dell’emendamento che prese il nome dal suo proponente).
La questione, molto dibattuta in ambito giuridico, ha scatenato molti effetti sul piano umano e di vita reale per singoli cittadini ed imprese soprattutto medio-piccole: in pratica la legge, prevedendo la non impugnabilità dei famosi estratti di ruolo (rilasciati dalla ex Equitalia), comporta il non potersi più difendere da atti dell’amministrazione esattoriale ritenuti illegittimi se non quando una intimazione di pagamento, un pignoramento, una istanza di fallimento dovessero essere notificati.
L’Avv. Angelo Lucarella, già vice presidente coord. Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, docente a.c. in Diritto processuale tributario – Università degli studi di Napoli Federico II e tra gli esperti giuristi italiani invitati dal World Justice Project 2023 (sostenuto dalla Commissione Europea), ha depositato il 30 dicembre 2023 una petizione per la riforma legislativa secondo quanto previsto dall’art. 50 della Costituzione italiana.
“Si tratta di un atto doveroso: bisogna rimettere i cittadini, che avevano promosso contenziosi per cartelle esattoriali ritenute illegittime, in condizione di difendersi.
Il fatto che una legge dello Stato, di punto in bianco, faccia blocco al diritto di difesa con un effetto retroattivo implicito è contro la Costituzione italiana perché crea disparità di trattamento e violazione del diritto di difesa. Principi e diritti, quest’ultimi, anche tutelati a livello europeo e internazionale.
Con la petizione, per quanto anzitutto fatto ed atto simbolico, si istruisce un procedimento legislativo che vedrà interessarsi della questione una Commissione parlamentare apposita.
La speranza è che si giunga alla abrogazione della legge Pittella o quantomeno ad una norma c.d. di interpretazione autentica affinché si dichiari, una volta per tutte, che non è possibile alcun effetto retroattivo implicito. Sulla scorta di questa ipotetica soluzione legiferare per la riapertura dei termini contenziosi per i contribuenti che vogliono continuare le cause all’epoca avviate o quantomeno consentire loro di conciliare con l’erario allo stato del giudizio prima della legge Pittella.
Inoltre è la stessa Corte Costituzionale con la recente decisone 190/2023 ad invitare il legislatore ad intervenire quanto prima sulla questione.
Quindi ne va dello stato di diritto e della credibilità del sistema delle leggi democratiche”.
È quanto commenta l’avv. Lucarella.

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