radio maria

 
 
 
RADIO MARIA E IL CASTIGO DIVINO
IL PUNTO DI VISTA EVANGELICO
DI ROBERTO RAGONE
 
 
 
È di questi giorni la diatriba provocata da padre Cavalcoli, un teologo cattolico, per una sua risposta alla domanda di un ascoltatore di Radio Maria, una radio che negli ultimi tre anni ha ricevuto finanziamenti pubblici per circa due milioni di euro, pur scagliandosi contro le iniziative del governo, vedi legge Cirinnà sulle unioni civili. Padre Cavalcoli è stato censurato dal Vaticano, e la sua trasmissione sospesa. Ma il buon frate domenicano non demorde, convinto d’aver ragione. Infatti, alle domande di una giornalista, ha risposto che non si rendeva conto del perché fosse stato così ripreso, e che forse il papa aveva ricevuto delle pressioni in tal senso, e dietro c’era sicuramente qualche manovra massonica. Ora, tralasciando il fatto che di certo i massoni – o presunti tali – hanno di meglio da fare che combattere le trasmissioni di padre Cavalcoli, vogliamo far luce sull’episodio da un osservatorio della chiesa evangelica, la Cenerentola della fede in Italia, poco considerata e conosciuta – o mal conosciuta – che segue il dettato della Bibbia invece di quello cattolico. Sorvoliamo sul perché la nostra fede sia così messa nell’angolo, in particolare la fede pentecostale, e tacciata a volte di eresia, o peggio, come fu di Lutero. È evidente che in Italia, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, la chiesa preponderante è quella cattolica. Ma, ricordando che non è la religione che salva, ma soltanto Cristo Gesù, in questo momento storico in cui c’è parecchia confusione, e molti si convertono anche a sproposito, vogliamo rispondere da un punto di vista evangelico alla domanda dell’ascoltatore di Radio Maria, che non sappiamo se ci leggerà: noi ci auguriamo di sì. La domanda era rivolta a padre Cavalcoli a proposito dei recenti terremoti, se essi avrebbero potuto essere una risposta divina ai peccati dell’umanità in genere, e alle unioni civili degli omosessuali in particolare. Dal punto di vista evangelico, e quindi biblico, la domanda dell’ascoltatore è la prima causa dell’errore nella risposta. Dire che ‘l’uomo con il battesimo entra nella grazia di Dio’, non è parola di verità, cioè biblica; quindi con il battesimo l’uomo non entra ‘nella grazia’.  Se vogliamo parlare del battesimo, partiamo dal significato della parola: ‘battesimo’ viene dal greco ‘baptizo’, (βαπτίζω) che vuol dire ‘immergo’. Quindi il primo errore – parlo sempre alla luce delle Sacre Scritture – è quello di non praticarlo per immersione, ma per aspersione. L’immersione, nel battesimo, ha un significato preciso. Infatti il battezzando con l’immersione simboleggia la morte alla vecchia vita, e con l’emersione la rinascita alla nuova. Questa è una testimonianza che si rende di fronte a tutta la comunità di appartenenza, un segno esteriore del patto che il credente, divenuto tale, ha fatto interiormente con Dio attraverso la sua accettazione spirituale della persona di Cristo. Con la conversione, che ha cancellato l’effetto del peccato originale, l’uomo si riavvicina a Dio, realizzando lo scopo della venuta, morte e resurrezione di Cristo; il quale è venuto sulla terra proprio per riconciliare l’uomo con il Padre. Quindi il battesimo, essendo un patto, va fatto quando del patto se ne  conoscono e se ne  possono accettare le condizioni. Non ha senso, ad esempio, battezzare un bambino a pochi giorni dalla sua nascita. Non sarà infatti in grado di accettare un patto, e di conoscerne le condizioni, come non potrebbe essere in grado di firmare una cambiale. Né hanno senso il padrino, o la madrina, che parlano in sua vece. Il battesimo – e Gesù ce lo insegna – va fatto da adulti, quando consapevolmente abbiamo fatto un patto con Dio. Nè il battesimo, come l'ascoltatore di Radio Maria dichiara, ci fa 'entrare nella grazia di Dio'. Ma qual è la nuova vita, la rinascita simboleggiata dall’emersione dalle acque battesimali? Lo troviamo scritto nel Vangelo di Giovanni, al cap. 3, a proposito della visita notturna che Nicodemo, uno dei dottori del Tempio, fa a Gesù. “Bisogna nascere di nuovo” dice Gesù al suo visitatore, “d’acqua e di Spirito”. Ora, in questo caso l’acqua è simbolo della Parola di Dio, e lo Spirito è lo Spirito Santo. La nuova nascita, quindi, riguarda il ravvedimento e la conversione. La spiegazione continua in Giovanni 1, ai versetti 10-13:  "Egli [Gesù] era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non L’ha conosciuto. È venuto in casa Sua e i Suoi non l’hanno ricevuto [gli Ebrei]; ma a tutti quelli che L’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel Suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.” Quindi ‘nati da Dio’ vuol dire ‘nati di nuovo’. Ma cos’è che ci fa entrare nella grazia?  Stabilito che la grazia non deriva dal battesimo, dobbiamo stabilire: 1) da dove deriva; 2) se il peccato, nostro o del mondo, ha come conseguenza la morte fisica. Quella che l’ascoltatore e padre Cavalcoli chiamano ‘grazia’, e che noi evangelici chiamiamo ‘salvezza’, viene, come detto, dall’accettare Cristo Gesù nel proprio cuore come salvatore personale, diventando figli di Dio e coeredi con Cristo del Regno dei Cieli. Perché Gesù è il nostro salvatore personale?  Perché il nostro rapporto con Dio è diretto, e ha, come unici intermediari, lo Spirito Santo che Gesù lasciò sulla terra quando salì al Padre, e Gesù stesso, morto per noi, per riconciliarci con Dio dopo il peccato originale. Quindi ne consegue che chiunque accetta Cristo, è salvato, cioè, per dirla con padre Cavalcoli, è ‘nella grazia’. La seconda risposta l’abbiamo nella lettera ai Romani dell’apostolo paolo, al cap. 6. Infatti, al versetto 22 e seguenti, così dice: “Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione, e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.” Dal che si evince che : 1) la morte di cui parla Paolo è quella dell’anima, e non la morte degli abitanti dei Comuni terremotati, riguardando essa esclusivamente il peccato; 2) la vita eterna, cioè la salvezza, è un dono di Dio, conseguito con il ravvedimento e l’accoglimento di Gesù; quindi un dono è gratuito, non si paga, né abbisogna di riti e liturgie, né si consegue con opere, ma solo per grazia di Dio. Quanto ai cataclismi naturali, Gesù non ha mai detto che l’uomo sarebbe stato punito in questo modo, né ha mai parlato di punizione. La punizione divina, se vogliamo essere precisi, appartiene al Dio dell’Antico Testamento; ma la legge mosaica, vigente a quei tempi, è stata completata e superata da quel monumento dottrinale che è il Sermone sul Monte – Matteo 4,5,6 – nel quale Gesù proclama la grazia, il perdono, la salvezza, l’amore per i nemici e così via. Quindi, ‘A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio’: lasciamo alla natura gli sconvolgimenti tellurici e i cicloni, con i danni che ne conseguono. Né ha alcuna influenza la politica internazionale o nazionale nei confronti del volere di Dio: il Signore ci ha lasciati liberi di sbagliare, se non Lo seguiamo; di far bene se ascoltiamo la Sua Parola. Ad Adamo ed Eva non proibì di prendere il frutto proibito, ma li avvertì delle conseguenze.  Nel Vangelo di Giovanni, al cap. 3:1-3, ai discepoli che gli chiedevano chi avesse peccato perché un certo cieco fosse così dalla nascita, Gesù rispose: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così perché le opere di Dio siano manifestate in lui.” Quindi nessuna punizione giustificava la cecità del cieco nato, ma solo il voler manifestare in lui la grazia di Dio con la guarigione. Quanto agli omosessuali, l’apostolo Paolo ne parla come di pagani, nel cap. 1 della sua lettera ai Romani, dal versetto 18 al 32, per cui Dio li ha abbandonati alle proprie nefandezze. Ma la salvezza è per tutti coloro che la cercano con il ravvedimento e la conversione, quindi anche per loro. “Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabondata” dichiara l’apostolo Paolo al capitolo5, versetto 20 della lettera a i Romani. Abbiamo avuto casi, nelle nostre chiese, di persone che dopo la conversione hanno abbandonato le loro primitive pulsioni. A chi lo rimproverava di mangiare e bere con pubblicani e peccatori, Gesù rispose dì esser venuto per i ‘malati’, e non per i ‘sani’. Insomma, i cataclismi naturali non sono una punizione divina, né lo è la morte di innocenti: Dio sarebbe un dio pagano profondamente ingiusto se facesse questo, e assomiglierebbe tanto ad un Moloch che vuole sacrifici umani. Una piccola riflessione a proposito di questo episodio: se un teologo anziano della chiesa ufficiale giunge pubblicamente a queste conclusioni, citando la Bibbia a sproposito, bisogna che la chiesa riveda le sue posizioni, perché questa mostra d’essere la punta dell’iceberg. Ho sempre sostenuto che l’acqua è tanto più limpida e pura quanto più è vicina la sorgente. La teologia è filosofia della religione, e quindi un aggrovigliarsi di pensieri che nulla hanno a che fare con la Parola del Signore. A coloro che dicono che la Bibbia va interpretata e spiegata, rispondo che Dio fa le cose perfette, poi è l’uomo che le guasta: se avesse scritto un testo comprensibile solo a pochi, vorrebbe dire che anche Lui è accessibile solo a pochi. La Bibbia, in quanto Parola di Dio, è semplice, comprensibile a tutti coloro che accostandosi ad essa chiederanno la luce dello Spirito Santo per comprenderla. Quanto alle sue rivelazioni, Gesù ringraziò il Padre, come riporta il Vangelo di Luca, cap. 10, versetto 21, per averle rese accessibili a chi era più piccolo, sulla terra, o che tale si faceva davanti a Dio: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.” Intendendo, come sempre, coloro che della propria sapienza facevano un idolo.