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Raiden IV x MIKADO Remix lo sparatutto “old style” si fa next-gen

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Raiden IV x MIKADO Remix è un titolo pensato per tutti coloro i quali hanno nostalgia di un’epoca passata, nostalgia delle sale giochi, dei cabinati arcade e degli sparatutto a scorrimento verticale fatti di astronavi, colori sgargianti e proiettili nemici che invadono lo schermo. Uscito nel 2021 su Nintendo Switch, Raiden IV x MIKADO remix è recentemente approdato anche su PC, e sulle console della famiglia PlayStation e Xbox. Un titolo ormai datato 2007 torna alla ribalta cercando di celebrare non solo il franchise stesso, ma una formula di gioco costantemente presente sul mercato, che, nel tempo, è andata sempre più a toccare un pubblico di nicchia, quello stesso pubblico che a cavallo fra gli anni 80 e 90 si ritrovava nelle sale giochi a spendere monetine su monetine per portare a termine un videogame. Non a caso la serie Raiden nasce all’inizio degli anni ‘90, quando la software house giapponese Seibu Kaihatsu decise di cavalcare l’onda sempre crescente del genere bullet hell nelle sale giochi. Il titolo lanciato negli arcade fu il primo Raiden, uno shooter a scorrimento verticale il cui successo permise la realizzazione di un sequel, Raiden II, sempre in seno a Seibu Kaihatsu. Ciò non bastò però a tenere a galla la compagnia che chiuse i battenti nel 1998 per bancarotta. Dalle ceneri della software house nacque MOSS, che acquisì i diritti del titolo che ebbe maggior successo, ovvero Raiden, per continuare lo sviluppo della serie con Raiden III e Raiden IV, che abbandonano lo stile grafico pixel per abbracciare quello dei modelli poligonali. Oggi, ovviamente prendiamo in esame una delle svariate iterazioni di Raiden IV, la più recente e completa ovvero Raiden IV x MIKADO remix. La sua prima versione apparve nelle sale giochi nel 2007 e un anno dopo, durante il mistico periodo in cui Xbox cercava di accattivarsi il pubblico giapponese acquisendo esclusive shoot ‘em up, anche su Xbox 360. Gli utenti PlayStation dovettero attendere ben 7 anni per veder arrivare Raiden IV su PS3, nella sua versione OverKill. Raiden IV x MIKADO remix è un pacchetto completo che include non solo la versione arcade, ma anche la modalità OverKill, la modalità Additional con due nuovi livelli, la modalità Boss Rush (sbloccabile solo ed esclusivamente una volta portato a termine il gioco) e quella Score Attack. Insomma, tutto ciò che i fan di Raiden possono desiderare.

Ma andiamo a esaminare il titolo. La trama di Raiden IV x MIKADO remix è pressoché inesistente, ma per completezza ve la raccontiamo comunque: una razza di alieni chiamata Crystals ha attaccato per la quarta volta la Terra e un pilota con un aereo sperimentale e super innovativo è stato incaricato di fermarli. Il cuore pulsante di questo gioco è il suo gameplay a scorrimento verticale fatto di aerei, boss improbabili, bombe e soprattutto punteggi. Raiden IV MIKADO remix ha 7 livelli in totale, ognuno più difficile del precedente e al termine di ciascuno si otterrà un punteggio. Questo risultato può essere aggiunto alla propria classifica personale, per gareggiare contro se stessi, o pubblicato su di una graduatoria globale. Se vedere il proprio nickname comparire in un cabinato della sala giochi di quartiere era già una sensazione incredibile, riuscire ad arrivare sul tetto del mondo è un altro paio di maniche. La strada per la vetta, però, è meno ripida che in passato: Raiden IV x MIKADO remix, infatti, ha una miriade di opzioni per la personalizzazione della difficoltà, compresa una modalità “Pratica” in cui i nemici non sparano, pensata per memorizzare gli schemi e i movimenti degli avversari. Una delle meccaniche introdotte quando il gioco ha visto la sua prima evoluzione (nel 2014 su Playstation 3) è stata l’aggiunta della modalità Overkill, che permette di continuare a infliggere danni alle astronavi nemiche una volta sconfitte. Il tutto, ovviamente, per ricevere ulteriore punti. Anche eliminare gli avversari pochi istanti dopo la loro comparsa a schermo farà ottenere un punteggio più alto. Si tratta di meccaniche semplici, ma che per essere massimizzate richiedono tanta memoria e allenamento. Per gestire meglio morti, boss e vite extra, poi, si può scegliere se affrontare i livelli in versione light, dove tutto è leggermente più lento. A differenze del passato, gli sviluppatori hanno pensato quindi a diversi strumenti grazie ai quali imparare a giocare e migliorare progressivamente, per cui se la caccia alle prime posizione nella classifica mondiale è ciò che cercate, allora Raiden IV x MIKADO Remix non vi deluderà.

Originariamente pensate come DLC, le due navicelle aggiuntive disponibili in Raiden IV x MIKADO Remix sembrano simili a quella di partenza, ma in realtà si controllano in maniera molto diversa. La Fighting Thunder ME-02, la nave di base di Raiden IV, è molto bilanciata, perfetta per cominciare e capire le logiche del gioco. La potenza dell’arma primaria e la velocità di movimento sono nella media e il suo attacco speciale può eliminare istantaneamente tutti i proiettili e i nemici dallo schermo e infliggere anche molti danni. La Raiden MK-II, invece, è la nave dei Raiden più datati ed è consigliata ai giocatori più esperti. Il danno dell’arma è alto, ma la velocità di movimento è più lenta. La sua “final” ci mette qualche istante a detonare, ma è perfetta per finire i boss grazie ai suoi danni altissimi. Forse una delle “astronavi” più strane nella storia degli shoot ‘em up, la Fata è un personaggio piuttosto difficile da usare. La sua velocità di movimento elevatissima richiede un po’ di allenamento e buoni riflessi per essere padroneggiata, ma nei momenti più caotici è l’ideale per sopravvivere. La sua mossa finale chiama in aiuto delle fate amiche per attaccare tutti i nemici sullo schermo, ma non stupisce per efficacia o devastazione. Sicuramente va provata perché vedere una fatina che lancia missili e oblitera intere flotte di astronavi è sicuramente uno spettacolo indimenticabile. Dove l’esperienza non deluderà nessuno è nel comparto musicale. Questa riedizione, infatti, deve il suffisso MIKADO Remix alla sua colonna sonora, rinnovata in collaborazione con alcuni degli artisti più famosi della scena musicale arcade. Parliamo di artisti del calibro di Go Sato Band, Heavy Metal Raiden, Daisuke Matsumoto (Cave) e Hirokazu Koshio/COSIO che hanno composto nuove tracce che sono state affiancate a quelle originali (già iconiche) per creare un’esperienza davvero memorabile. In questo, Raiden IV x MIKADO remix riesce dove molti altri shoot ‘em up a scorrimento falliscono: il gioco coinvolge tutti i sensi in modo bilanciato creando una sorta di sinestesia fatta di esplosioni e musica techno da cui è difficilissimo emergere. Che si giochi in modalità molto facile per sentirsi gli idoli di un tempo o si stia provando a portare a casa un risultato degno della classifica mondiale, la capacità di questo gioco di riportare la mente e il cuore in una sala giochi è davvero incredibile. Al netto del prezzo un pochino eccessivo (40 euro) e di un gioco privo di vere e proprie novità, si tratta di un’operazione che punta tutto sulla nostalgia, come è giusto che sia. Il nostro consiglio? Acquistate questo titolo solo se siete dei veri appassionati del genere, o degli appassionati di retrogaming.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Scienza e Tecnologia

Innovazione e tradizione, come le due possono coesistere

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Produttività e competitività sono due elementi essenziali per le industrie moderne. Sono le parole d’ordine che ogni impresario ed azienda, italiana e non, deve considerare per sopravvivere nel mondo dell’economia globale. Per questo, settori produttivi che sono considerati tradizionali hanno dovuto cambiare, trasformarsi per far fronte a consumatori che fanno shopping online e ad imprese che riducono sempre di più i costi.

Per raggiungere questi obiettivi ed essere competitive, le industrie hanno introdotto la digitalizzazione nella loro vita quotidiana. Dal lavoro pesante in magazzino fino al lavoro ripetitivo in ufficio, software, app e dispositivi tecnologici hanno permesso a tradizione ed innovazione di non solo coesistere, ma di prosperare.

Un’industria considerata tradizionale è quella tessile che ha iniziato la sua storia con telai difficili da maneggiare e lane filate a mano. Ora, le imprese tessili non usano solo le macchine per velocizzare e facilitare il lavoro. Infatti, la digitalizzazione ha portato molti vantaggi a questa industria come la riduzione delle scorte in magazzino e la personalizzazione dei prodotti, che sono sempre più fatti su misura. I QR code permettono di tracciare i capi d’abbigliamento, mentre le applicazioni per smartphone permettono ai consumatori di provare i vestiti e di accedere ad offerte online.

Quindi, il tessile è un esempio di come la digitalizzazione benefici sia le imprese che il cliente finale. Lo sa bene l’industria vinicola, un settore italiano tradizionale. L’uso di nuove tecnologie come i sensori consente alle aziende di monitorare dati importanti come quelli del suolo o di aumentare la qualità della produzione. Tra i tanti sensori disponibili per questa industria ci sono i trasmettitori di pressione per i liquidi e le sonde di temperatura con comodi display.

In questo modo, il processo produttivo diventa più snello ed efficace e le imprese vinicole italiane possono concentrarsi sull’e-commerce, un’altra forma di digitalizzazione. Ci sono anche industrie che fanno scoperto il mondo digitale durante la pandemia. Una di queste è quella del gioco d’azzardo e, più precisamente, dei casinò online. Con gli stabilimenti terrestri chiusi, molti giocatori hanno cercato il divertimento su siti Web ed app per smartphone. Così, si sono potuti godere un gioco di roulette online, slot machine o tornei di poker dal vivo da casa.

Se quella dei casinò online è un’industria interna, fatta per gli italiani, un esempio del miglior made in Italy è sicuramente il settore dell’arredamento e dei mobili. Maxalto, Cassina e Natuzzi sono solo alcuni dei nomi conosciuti in tutto il mondo e, secondo una recente indagine, il design italiano è più vivo che mai. Con un fatturato di 28,1 miliardi nel 2022 (+11% rispetto al 2021), l’Italia è quarta in Europa e con un aumento stimato del 42% entro il 2025, l’industria del mobile nazionale è viva e vegeta e parte del suo successo si deve alla digitalizzazione.

Non è solo la produzione ad essere digitale, ma anche i mobili stessi sono tech. Come i telecomandi per avviare il riscaldamento da remoto, i divani con impianto audio integrato e le sedie che fanno anche massaggi. Sicuramente, uno dei vantaggi della digitalizzazione è la personalizzazione, che ha permesso all’industria dell’arredamento italiana di guadagnare clienti da tutto il mondo.

Insomma, tradizione ed innovazione possono vivere ed andare mano nella mano. Le imprese moderne non devono rinunciare a nulla mentre i consumatori possono aspettarsi un’esperienza sempre più su misura. In Italia e non solo.

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Costume e Società

A Roma va in onda “Digital ergo sum”: festival della società e della cultura digitale

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Il primo evento a Roma che mette insieme il mondo del digitale e quello del sociale
 
 
Sabato 20 maggio, Technotown, centro della scienza creativa di Roma situato all’interno di Villa Torlonia, ospiterà la  prima edizione di DIGITAL ERGO SUM – Festival della Società e della Cultura Digitale. L’evento, organizzato da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con ASSIPOD.org – Associazione Italiana Podcasting e Siamoumani.org – SiamoUmani Business Lab, si rivolge ad appassionati di digitale, studenti, professionisti, docenti e formatori, giornalisti, imprenditori e operatori del sociale che vogliono essere protagonisti del cambiamento e promuovere un approccio consapevole all’utilizzo del      digitale. Le tecnologie digitali fanno sempre più parte della vita quotidiana, con risvolti positivi e negativi, ma con impatto sulla cultura e sulla società.
 
Durante l’evento si rifletterà su come rimettere al centro dell’innovazione tecnologica l’uomo e la società, per promuovere iniziative di inclusione e sostenibilità.
 
Dalle 10.00 alle 13.00 avranno luogo tre tavole rotonde sui temi: Humans of Digital (in lingua inglese), Technology for Peace (in lingua italiana), Dalla comunicazione alla Comunità Digitale.
 
Dalle 15.00 alle 18.30 interverranno numerosi esperti di digitale per condividere esperienze e casi di successo sull’utilizzo virtuoso delle nuove tecnologie e social media parlando di temi come raccolta fondi, narrativa digitale, digitale a scuola,  lavoro digitale, video e podcast, marketing e comunicazione.
 
Dalle 18.30 alle 20.00 l’evento si concluderà con un aperitivo di networking.
 
Con il biglietto di ingresso giornaliero di 1 euro, acquistabile sul posto presso la biglietteria, si potrà partecipare a tutte le iniziative del Festival.



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Scienza e Tecnologia

Redfall, un titolo incompreso dalle enormi potenzialità

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Redfall è un titolo che in moltissimi si aspettavano su Pc ed Xbox. Sia perché sarebbe stato gratuito al lancio per tutti i possessori del Gamepass di Microsoft, sia perché aveva creato un’aspettativa enorme fra i fan. Purtroppo però qualcosa non ha funzionato e il gioco non è arrivato al lancio come in molti si aspettavano, così i media e il pubblico nella quasi totalità dei casi a caldo ha letteralmente distrutto il gioco. Noi prima di pronunciarci abbiamo voluto aspettare di finirlo e lo abbiamo spolpato a fondo con grande cura e adesso ci sentiamo pronti a esprimere il nostro verdetto. Redfall non è un brutto gioco, anzi è un prodotto che ha delle basi solidissime, purtroppo però soffre di alcuni problemi che, soprattutto per i giocatori più esigenti, rappresentano dei macigni. A nostro avviso i più gravi sono senza dubbio l’intelligenza artificiale dei nemici umani che è davvero imbarazzante, il framerate a 30 fps che subisce dei repentini cali (ovviabili eliminando il motion blur, il movimento della testa del personaggio mentre cammina e altre impostazioni grafiche), e alcune texture che impiegano molto tempo a caricarsi. Insomma, il titolo di Arkane Studios si è presentato al lancio in forma non perfettamente smagliante, ma a nostro avviso non è un titolo da buttare(cosa che in molti invece hanno asserito). Fatta questa premessa, andiamo a recensire il gioco nel modo più onesto possibile. Redfall era una ridente cittadina costiera del Massachussets, situata nella parte orientale di un’isola rinomata per i frutti di mare e le coste ventose. A partire dal riuscito incipit della vicenda raccontata nel gioco, invece, si può vedere cos’è diventata Redfall oggi, dopo essere caduta totalmente in mano ad un branco di vampiri assetati di sangue la cui origine sembra sia legata ai sinistri esperimenti della Aevum, una casa farmaceutica alla ricerca della cura per tutte le malattie che affliggono l’uomo. Come se non bastasse, gli umani, invece di fare fronte comune di fronte alla minaccia sovrannaturale, si sono perlopiù schierati con i vampiri, creando un farneticante culto in cui, come enormi contenitori di cibo, fanno la fila in attesa di essere divorati (a sentire loro, “elevati”) da uno dei molteplici “succhiasangue” che si aggirano per la cittadina. Nonostante un intreccio in tono minore rispetto ad altre produzioni del medesimo team di sviluppo, l’ambientazione di Redfall è, come da tradizione, estremamente ben ricreata e curata in ogni minimo dettaglio, con una grande quantità di interni da esplorare, una direzione artistica da b-movie degli anni ’80 molto coerente con i temi trattati e un’atmosfera generale che ci ha rapito sin da subito e che, a conti fatti, risulta uno dei principali punti di forza della produzione. Il giocatore sarà chiamato ad indossare i panni di uno di quattro sopravvissuti, tutti sufficientemente differenziati in termini estetici e di abilità, per far fronte a questa invasione e riportare le cose alla normalità, a partire dal sole oscurato e dalla barriera di onde che, sin dai primi secondi di gioco, impedisce a ogni umano vivo la fuga dall’isola. I 4 protagonisti dell’avventura sono: Devinder un inventore inglese, nonché autore letterario, che si ritrova bloccato sull’isola dov’era intervenuto ad un evento di presentazione del suo ultimo libro. Poi c’è Jacob che offre uno spaccato della vicenda dal punto di vista dei cattivi (o presunti tali), visto che è un ex cecchino militare assoldato da una milizia privata per trarre in salvo gli ultimi civili della Aevum rimasti a Redfall. Assalito con tutta la sua squadra da un vampiro maggiore, viene privato di un occhio ma guadagna al suo posto la capacità di evocare un corvo spiritico che gli consente un’ampia visuale a volo d’uccello di tutti i campi di battaglia. Poi c’è Layla, una brava studentessa universitaria squattrinata che ha scelto, per soldi, di sottoporsi ad esperimenti con la Aevum, ricavandone poteri telecinetici e la possibilità di evocare il suo ex ragazzo, nel frattempo trasformatosi in un vampiro, per ripulire la scena da ospiti indesiderati. Conclude il quartetto Remi De La Rosa, sboccata volontaria portoricana amante della tecnologia che va sempre in giro con il suo robot Bribon, che le offre un diversivo formidabile per i nemici, che lei stessa può bersagliare impunemente mentre il droide ne attira l’attenzione nei modi più chiassosi possibili. Insomma, il quartetto di protagonisti che ha il difficile compito di ripulire Redfall dai vampiri è senza dubbio molto variegato e offre tantissime possibilità di approccio.

Redfall è uno shooter in prima persona con elementi gdr, infatti man mano che si prosegue nell’avventura i personaggi potranno potenziare i propri poteri e abilità attraverso uno skill-tree molto ricco, ma soprattutto potranno raccogliere equipaggiamento ed armi di diversa rarità che offrirà loro bonus più o meno validi. Uno dei pregi di Redfall risiede nel fatto che, essendo affrontabile sia in solitaria che fino a un massimo di 4 giocatori insieme, offre una certa pluralità di soluzioni per superare le missioni secondarie, con qualche limitazione in più legata invece a quelle principali. Tra uccisioni ambientali legate ai generatori o alle numerose taniche di liquido infiammabile sparse per le ambientazioni, possibilità di aggirare i nemici, cecchinaggio da lontano e persino la possibilità di condurre una delle tre fazioni nemiche presenti sulle mappe per fare il proprio lavoro sporco e assottigliare i ranghi nemici, è possibile affrontare molte missioni come meglio si crede. Se questa libertà è rinfrescante per uno sparatutto in prima persona, lo è meno se confrontata con i precedenti lavori di Arkane perché, in assenza persino di un tasto dedicato alle eliminazioni silenziose alle spalle, in Redfall è inevitabile finire a premere il grilletto: tanto lungo la campagna principale quanto durante le caotiche e spassose sessioni multigiocatore, mettere mano al proprio arsenale e fare fuoco è sempre l’unica soluzione possibile, mortificando approcci stealth e possibili percorsi alternativi alla carneficina. Il sistema di shooting è nel complesso buono, ma non eccezionale se paragonato ai mostri sacri del genere, ma fortunatamente il tocco Arkane arriva in soccorso del gameplay in più istanze, dalla possibilità di organizzare delle trappole alla buona varietà del loot. Redfall però dà il meglio di se soprattutto se viene giocato con due o più amici, grazie anche ad un level design raramente banale, il divertimento decolla perché, pur abbandonando le atmosfere tese e tendenti all’horror della modalità in giocatore singolo, Redfall offre il meglio di sé nell’interazione tra personaggi, nel gioco di squadra, nella diversificazione delle bocche da fuoco e delle rispettive abilità uniche. La scelta del protagonista, poi, influenza fortemente lo stile di gioco e favorisce la rigiocabilità della campagna, che in sè non si rivela troppo lunga, e la sperimentazione in sede di multiplayer, con i poteri degli eroi che si intersecano e che possono rendere il team virtualmente imbattibile, quantomeno se i suoi membri sanno cosa stanno facendo. La progressione ruolistica, dal canto suo, si rivela secondaria, e solamente le abilità di livello più alto, raggiungibili dopo diverse ore di cooperativa riescono a spostare realmente gli equilibri negli scontri più duri con i vampiri di alto livello o nei nidi più ardui da conquistare. A proposito di nidi: questi sono eventi generati proceduralmente dal gioco, la cui influenza continua ad espandersi di giorno in giorno durante la campagna, grazie al ciclo giorno/notte completo di cui Redfall è dotato, e rappresentano uno dei pochi momenti di vera sfida offerti dal prodotto.

Ma veniamo ora alle dolenti note, uno dei maggiori problemi della produzione risiede nel bilanciamento della difficoltà, tanto in single player, quanto, soprattutto, durante le sessioni in cooperativa: Redfall è, semplicemente, troppo facile, soprattutto se giocato con gli amici. Se già dopo pochi minuti della campagna principale in single player è stato necessario innalzare al massimo livello di difficoltà, quando ci siamo dedicati al multiplayer il fattore sfida è calato notevolmente, perché il gioco non scala adeguatamente la forza dei nemici per rapportarla a quella del party, limitandosi ad aumentare il numero di personaggi di supporto ai mostri principali e ad allungarne la barra della vita, rendendoli delle vere e proprie spugne per i colpi del gruppo di survivors. Il risultato è che, passata l’inevitabile esaltazione iniziale, che viene dal buon feeling delle armi e dalla cura riposta nell’ambientazione il party diventa troppo forte troppo presto. In single player, poi, la sovrabbondanza di kit medici, munizioni e gadget consumabili finisce con il banalizzare la stragrande maggioranza degli scontri con i nemici comuni. Anche perché, e qui giungiamo al problema di Redfall di cui parlavamo in apertura, l’intelligenza artificiale dei nemici umani si è rivelata assolutamente deficitaria: attaccati dalla distanza, si limitano a correre in linea retta verso il giocatore incuranti della propria incolumità, o, in alternativa, scaricano inutilmente il caricatore di un’arma a corto raggio mentre chi gioca li bersagliano dalla distanza finendoli in un paio di colpi. Negli interni, la loro capacità di avvistamento è ancora più limitata, se possibile, e basta nascondersi dietro ad una porta o in un sottoscala per ucciderli tutti uno ad uno man mano che si avvicinano, senza alcun tentativo da parte loro di stanare i giocatori con una granata, di circondarli o di intrappolarli, nonostante la schiacciante superiorità numerica. Va un po’ meglio con i vampiri, capaci di teletrasportarsi e decisamente più resistenti ai colpi, ma anche loro si limitano a caricare a testa bassa. Altro neo di Redfall riguarda l’aspetto tecnico, che fortunatamente sarà comunque soggetto, come già anticipato dal team di sviluppo, a numerose patch, tra le quali quella del day-one e, più in là, quella che aggiungerà i famigerati 60 fps, assenti nell’unico preset disponibile al lancio, che prevede una definizione in 4K con un blocco a 30 fps. La totalità della nostra prova è avvenuta su Xbox Series X, e abbiamo risolto il problema dei cali sotto i 30 fps maneggiando un po’ le opzioni grafiche e di gioco, cosa che consigliamo a chiunque voglia giocarlo. Esteticamente parlando il taglio generale che fa il verso alle produzioni horror a basso budget di fine anni ’80, l’estetica dei vampiri, la caratterizzazione delle diverse zone di Redfall: dall’immancabile area portuale dove si può quasi sentire il tanfo di pesce marcito al sole alle zone vip, dense di villette e di verde: Redfall è un prodotto che riesce a fare centro senza alcuna difficoltà nell’immaginario del giocatore, con uno stile immediatamente riconoscibile ed impossibile da non amare. Ottimo il lavoro anche dal punto di vista sonoro: le musiche rappresentano uno dei punti più alti della produzione, sempre sul pezzo e sempre incalzanti al punto giusto quando le cose a schermo si fanno incandescenti. A tal proposito, il doppiaggio italiano fa segnare un altro punto a favore della produzione Arkane: per scelta delle voci, prove recitative e missaggio dei volumi, la traccia nostrana non ha nulla da invidiare a quella originale. Tirando le somme quindi a nostro avviso Redfall non è assolutamente il mostro di bruttezza colmo di difetti che in molti hanno voluto dipingere. Certo è un titolo che ha alcuni problemi, ma vi assicuriamo che se settato a dovere e giocato con attenzione e non con superficialità, è un gioco che sa sorprendere, con una buona trama e che vi farà passare di sicuro diverse ore di divertimento.

GIUDIZIO GLOBALE

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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