Referendum costituzionale: polemiche a tutto campo sul dietro front di Renzi

di Paolino Canzoneri

Aspre critiche si sono elevate dalle opposizioni all'ennesimo e repentino cambio di opinione del nostro Presidente del Consiglio riguardo l'annosa questione del Referendum divenuto un vero e proprio tormentone estivo. “Se perdo il Referendum lascio la politica” aveva tuonato con veemenza facendo risollevare i cuori e le speranze delle opposizioni, movimento pentastellato in primis, ma poi forse, riflettendoci bene, accortosi di averla buttata giù dura e rischiando sinceramente di dover mantenere quanto detto, ha ridimensionato stravolgendo il tutto e assicurando gli italiani che nel 2018 comunque andremo a votare. Questa ritrattazione appare come un timoroso ridimensionamento di fronte ad una percezione crescente di probabile perdita dovuta forse ai sondaggi che sembrano in forte crescita verso il NO.

 

Il capogruppo dei M5S Laura Castelli ha commentato duramente: “Sul referendum Renzi è diventato ridicolo e imbarazzante. Prima ha personalizzato per mesi l'esito della consultazione popolare sulla riforma costituzionale, addirittura legando la sua permanenza al governo a un'eventuale vittoria del no. Ora, sondaggi negativi alla mano, fa marcia indietro e dice che rimarrà aggrappato alla poltrona, anche se dovesse perdere il Sì un Presidente del Consiglio che smentisce se stesso e che mente spudoratamente agli italiani, è più adatto a essere il protagonista di un romanzo di Collodi, come Pinocchio, che a guidare il nostro Paese”.

 

Brunetta, da sempre poco ossequioso con Renzi non ha usato toni più garbati: “Renzi ha mentito al Parlamento e agli italiani. Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Questo è il suo vero credo, esattamente come Andreotti. Ma Andreotti era meglio".


Cosi come il leghista Roberto Calderoli: “Nessuno ha obbligato il premier a personalizzare l'appuntamento referendario, legandone l'esito al destino del Governo. Vedremo se dopo aver rimediato una pesante sconfitta al referendum, avrà ancora la forza per andare avanti oppure qualcuno di coloro che oggi lo sostengono inizierà ad abbandonare la nave. Intanto cominci col farci sapere quando intende far svolgere la consultazione, senza perdere altro tempo”. Praticamente un tripudio di critiche che gettano un forte sconforto sul ruolo di un Presidente del Consiglio lontano dal consenso oggi come non mai e che dovrà fare i conti con una sempre più palese ed evidente incoerenza che il paese non può permettersi.


Ad aggravare il tutto le aspre critiche della minoranza PD sulle tasse sembrano indebolire sempre di più un quadro complessivo e una struttura governativa che vacilla e sembra ogni giorno essere più pericolante. Fra i pochi che sostengono Renzi c'è Angelino Alfano che durante il Meeting di CL ha offerto una sua chiave di lettura: “Renzi ha fatto benissimo a dire che non si dimette, io avevo sempre contestato la sua precedente presa di posizione perché il governo si giudica alle elezioni politiche, in base alle riforme che ha fatto e non solo alla pur importantissima riforma della Costituzione. Dimettersi solo su quello significa confondere solo una parte col tutto. Ma allora il giudizio sul Jobs act, sulla crescita economica, sulla sicurezza che abbiamo garantito sulle riforme della scuole, della pubblica amministrazione, sulla riduzione dell'Irap, sugli 80 euro e sulle risorse sulla sicurezza date alle forze dell'ordine quando il popolo italiano potrebbe darlo se ci fossero le dimissioni del governo solo sulla riforma costituzionale?". Il destino degli italiani in un paese “democratico” sembra condotto e pilotato verso una precisa forma di rassegnazione collettiva che oramai da molti, troppi  anni ha lasciato che la classe politica di qualsiasi fazione o ideologia divenisse cosi potente da riuscire a trovare il modo, “inventandosi giust'appunto un referendum”, di cambiare la Carta Costituzionale parandosi dietro motivazioni più o meno credibili e risibili ma decisamente incomprensibili per una maggioranza assoluta degli italiani alle prese con problemi quotidiani concreti e urgenti.