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Renzi attacca Raggi: dopo il no alle Olimpiadi: "Stop per paura? Sbaglia mestiere"
Tempo di lettura 2 minuti Su questo l'Italia si gioca 20 anni di futuro e di speranza. Io farò il globe trotter in giro per l'Italia
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6 anni fail

Redazione
Renzi non perde l'occasione per attaccare Raggi sul caso dell'occasione persa di candidare Roma ad accogliere le Olimpiadi 2024 nonostante avesse detto, subito dopo il "no" ufficiale del Campodiglio, che la questione fosse chiusa: "Se la Raggi dice no alle Olimpiadi – parole di Renzi – prendiamo atto e parliamo di altro". Ma nei fatti l'appuntamento a Prato per il "sì" al Referendum è stata la prima occasione per ritornarci sopra perbene: "Se hai davanti otto anni – dice il premier – se hai un minimo di autorevolezza e credibilità tu i ladri li cacci. Se preferisci non metterci la faccia hai sbagliato mestiere". E poi ha rincarato la dose: "All'Expo è accaduto che tanti hanno detto 'bella l'Italia che ce la fà, alle Olimpiadi invece cosa succede: i soldi delle Olimpiadi li puoi mettere nelle periferie di Roma se le fai, se no quei soldi vanno nelle periferie di Parigi e Los Angeles. Mi piange il cuore per i posti di lavoro persi a Roma, per le periferie di Roma". Il presidente del Consiglio torna sulla polemica con l'Ue, "Se qualcuno pensa che dopo tre terremoti io faccio una legge di stabilità che non consente di fare ai sindaci gli adeguamenti sismici delle scuole, non ha capito cos'è l'Italia. Se pensa che non rispetti le regole non sanno cos'è l'Italia. Le regole le devono rispettare tutti, anche chi come la Germania ha un surplus commerciale di 90 milioni di euro che non sono stati investiti. E' finita l'era degli espropri in Germania. Le regole le devono rispettare tutti". "E' finita l'epoca degli egoismi, tutti. Se pensano di intimorire me hanno sbagliato persona e se pensano di intimorire l'Italia non sanno cosa sia l'Italia". Sul Referendum Renzi parte con una stoccata a Massimo D'Alema: "Ho grande rispetto per D'Alema perchè ogni volta che siamo in difficoltà, lui c'è sempre. Quando può dare una mano, non la fa mai mancare mettendosi dalla parte sbagliata. Ha detto" recentemente sulla riforma costituzionale "una serie di cose impressionanti…". E spiega: "Questa è un'occasione che non ricapita. Su questo l'Italia si gioca 20 anni di futuro e di speranza. Io farò il globe trotter in giro per l'Italia. Prenderò qualche fischio? C'è chi fischia e chi rischia. Io sono tra coloro che rischiano…". Se vince il 'No' al referendum costituzionale "torniamo a chi vuole il potere di veto piuttosto che di voto, a chi vuole un'altra Bicamerale magari con Brunetta e Grillo perché l'alternativa al 'Sì' è quella dei Salvini e di Grillo, non la rivoluzione proletaria".
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Antonov: “Le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato”
Dopo settimane di trattative e polemiche arriva la svolta sui tank per l’Ucraina: gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare gli Abrams M1, punta di diamante dell’equipaggiamento militare a stelle e strisce, e la Germania, dal canto suo, a fornire i Leopard finora negati.
Sono i carri armati a lungo invocati da Kiev per cambiare le sorti di un conflitto giunto ormai all’undicesimo mese e oggetto di uno scontro senza precedenti che ha rischiato di minare la coesione dell’Alleanza.
Le indiscrezioni sono arrivate dalla stampa: le notizie si sono letteralmente inseguite e alle rivelazioni del Wall Street Journal sulla fumata bianca americana hanno fatto seguito quelle dello Spiegel sulla virata tedesca. Olaf Scholz e Joe Biden avrebbero trovato l’accordo e il cancelliere, sotto pressione da giorni per aver rifiutato di far andare la Germania avanti da sola, nonostante il pressing degli americani, ottiene un importante risultato diplomatico.
E la replica di Mosca arriva con la voce dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov: le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato se verranno forniti all’Ucraina, ha promesso, secondo quanto riporta la Tass. Secondo Antonov, Washington vuole infliggere alla Russia una “sconfitta strategica”. E “l’analisi dell’intera sequenza delle azioni di Washington mostra che gli americani stanno costantemente alzando l’asticella dell’assistenza militare al loro governo fantoccio”. Secondo il rappresentante di Mosca, “se verrà presa la decisione di trasferire a Kiev gli M1 Abrams, i carri armati americani saranno senza dubbio distrutti come tutti gli altri equipaggiamenti militari della Nato”.
La vera svolta sull’invio dei carri armati, a stretto giro, si vedrà però sul terreno, dove gli ucraini potranno contare sulle “armi più forti” invocate stamani anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla sua prima bilaterale ufficiale con il neo ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. In ballo ci sono pe ora “un numero consistente” di Abrams americani e 14 Leopard 2A6 provenienti dalla Bundeswehr. Ma la Germania, alle prese con un inventario, sta valutando le possibilità dell’industria, e Rheinmetall ha già fatto sapere di poter inviare 139 Leopard. Abc News ha poi reso noto che con l’ok di Berlino altri 12 Paesi europei (Polonia in testa) sarebbero pronti a inviare almeno altri 100 superpanzer tedeschi (ne servirebbero 5-600 all’esercito di Kiev per lanciare una vera controffensiva e recuperare i territori persi, secondo le stime di Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa). La progressiva apertura della Germania dopo la divisione registrata a Ramstein – dove il segretario della Difesa americano Lloyd Austin ha dovuto chiudere il vertice del gruppo di contatto sull’Ucraina con un nulla di fatto, il 20 gennaio scorso – si era già avvertita nelle parole di Pistorius: i partner potranno iniziare ad addestrare gli ucraini all’uso dei Leopard, aveva detto di prima mattina a Berlino. Inoltre Varsavia ha già inviato alla Repubblica federale la richiesta di autorizzare l’invio dei Leopard a sua disposizione, e dalla cancelleria è trapelata la volontà di dare l’ok già domani. È l’intesa con Washington, però, che ha accelerato la comunicazione della decisione berlinese. Scholz aveva infatti chiarito a Joe Biden nei giorni scorsi al telefono – lo ha raccontato la Bild – che la Germania sui superpanzer sarebbe andata avanti soltanto “insieme”. Il cancelliere ne ha fatto un principio inderogabile, affiancato alla condizione – pure ripetuta quotidianamente – che “la Nato non diventi parte del conflitto”. Dopo aver già concesso i blindati Marder agli ucraini, a fronte della decisione di Washington di inviare i carri leggeri del tipo Bradley, il leader socialdemocratico ha rifiutato di andare avanti da solo sui Leopard, negando quell’autorizzazione chiesta a gran voce (perfino dai suoi alleati di governo e dall’opposizione) alla consegna dei superpanzer tedeschi. Il Kanzler aveva messo un paletto: per il suo sì, Washintgon avrebbe dovuto garantire gli Abrams, ma l’amministrazione Biden aveva respinto la richiesta. Troppo costosi, troppo complicati da usare e troppo difficile la logistica, aveva argomentato. Poi il ripensamento, malgrado le perplessità del Pentagono. Per il Wall Street Journal il via libera ufficiale di Washington potrebbe avvenire già in settimana, proprio “nell’ambito dell’accordo con i tedeschi”.
I due volontari britannici Chris Parry e Andrew Bagshaw, dichiarati scomparsi in Ucraina due settimane fa, sono stati uccisi mentre tentavano un’evacuazione umanitaria da Soledar, nell’est del Paese. Lo ha dichiarato la famiglia di Parry in una nota rilasciata dal Foreign Office citata da Sky News. Parry, 28 anni, è stato visto l’ultima volta lasciare Kramatorsk per Soledar con Bagshaw prima che i contatti venissero persi questo mese. Ora è arrivata la notizia della morte, dopo che l’11 gennaio i mercenari Wagner avevano riferito di aver trovato il corpo di uno dei due volontari, con addosso i passaporti di entrambi.
Il mondo non è mai stato così vicino all’Armageddon – Orologio dell’apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte
L’Orologio dell’Apocalisse segna solo 90 secondi alla mezzanotte, ovvero alla catastrofe.
Con la guerra in Ucraina e l’accentuarsi dei timori di una tragedia nucleare, le lancette del ‘Doomsday Clock’ sono state spostate quest’anno in avanti rispetto ai 100 secondi del 2022, segnalando l’avvicinarsi del giorno del giudizio per l’umanità.
“Viviamo in un periodo di pericolo senza precedenti, e l’Orologio dell’Apocalisse riflette questa realtà”, ha spiegato Rachel Bronson, il numero uno del Bulletin of the Atomic Scientists, l’organizzazione che annualmente tiene il polso dei pericoli di un olocausto nucleare e non solo. L’avvicinarsi dell’Armageddon è imputabile “in gran parte, ma non solo, all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al rischio crescente di un’escalation nucleare”, hanno scritto gli scienziati, che quest’anno per la prima volta hanno diffuso il comunicato con la loro decisione anche in russo e in ucraino nel tentativo di far arrivare il monito alle capitali più interessate.
“Il governo americano, i suoi alleati della Nato e l’Ucraina hanno molteplici canali di dialogo. Chiediamo ai leader di esplorarli” così da poter spostare le lancette indietro e allontanare la fine, ha aggiunto Bronson. L’Orologio dell’Apocalisse “suona l’allarme per tutta l’umanità. Siamo sull’orlo del precipizio ma i nostri leader non agiscono ad una velocità sufficiente per assicurare un pianeta in pace e vivibile”, ha denunciato l’ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani Mary Robinson. Le ha fatto eco l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Siamo vicini alla mezzanotte e questo mostra come il mondo è divenuto più pericoloso sulla scia della pandemia, del clima e della scandalosa guerra della Russia in Ucraina”.