Connect with us

Esteri

RENZI-MERKEL, SCONTRO SULLE REGOLE. LA CANCELLIERA: "LA FLESSIBILITÀ HA UN LIMITE"

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura < 1 minuto La replica di Renzi: Abbiamo perduto l'occasione di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania"

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Redazione

Stoccata della Cancelliera tedesca Angela Merkel all'Italia sul fronte della flessibilità. "Credo – ha detto la Merkel – che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi per favorire la crescita. Guardando soprattutto all'Italia, posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario".

"Non possiamo ora cambiare le regole ogni due anni" sulle banche, a livello Ue "abbiamo appena lavorato per avere regole sulla ricapitalizzazione". L'attuale quadro dell'Unione bancaria, ha sottolineato Merkel, "offre la possibilità di affrontare le richieste di ogni stato membro", ha sottolineato.

Nessuno vuole cambiare le regole" europee sulle banche, è stata la replica di Matteo Renzi. "Abbiamo perduto l'occasione – ha detto – di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania intorno al 2010-2011", quindi è "inutile piangere sul latte versato perché non possiamo farlo adesso che le regole sono diverse". Renzi ha assicurato che "in questa situazione, se ci fossero problemi, saremmo in condizioni di proteggere i denari di correntisti e cittadini". "L'Italia – ha sottolineato il premier – non chiede di non rispettare le regole. L'ultima che non le ha rispettate in Europa è stata la Germania nel 2003, e l'Italia di Berlusconi glielo consentì".

"Noi abbiamo messo il sistema (bancario, ndr) in sicurezza, abbiamo fatto pulizia, abbiamo fatto l'operazione banche popolari che serve ad evitare gli scandali, mi auguro che le azioni di responsabilità si facciano": lo ha detto il premier Matteo Renzi.

"L'Italia – ha detto Renzi – ha l'ambizione di guidare il percorso di cambiamento dell'Ue venendo qui a portare idee e proposte, non per chiedere deroghe, anche perché nelle regole ci sono spazi per fare tutto ciò che serve al nostro Paese".

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Esteri

Usa, Harris vs Trump: Il dibattito che potrebbe decidere le sorti della Casa Bianca

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

A soli due giorni dalla sfida televisiva, i candidati intensificano la preparazione mentre i sondaggi li vedono testa a testa

La corsa alla Casa Bianca entra nel vivo con l’imminente dibattito televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump, un evento che potrebbe rivelarsi decisivo per le elezioni del 5 novembre. Con gli ultimi sondaggi che mostrano i due candidati praticamente alla pari, la tensione sale e gli strateghi politici si dividono equamente nelle loro previsioni.

A poco più di 48 ore dall’atteso confronto su ABC News, sia la democratica Harris che il repubblicano Trump hanno intensificato la loro preparazione. La vice presidente, chiusa nel suo hotel a Pittsburgh, Pennsylvania, si è circondata di consiglieri fidati e preparatori d’elite, tra cui Philippe Reines, ex consigliere di Hillary Clinton, che interpreta il ruolo di Trump nelle simulazioni.

Per Harris, la posta in gioco è particolarmente alta. Un recente sondaggio del New York Times/Siena College ha rivelato che il 28% degli elettori indecisi ritiene di “non conoscerla abbastanza” sottolineando l’importanza di questa opportunità per presentarsi al pubblico. La sua campagna ha espresso preoccupazioni riguardo al formato del dibattito, temendo che i microfoni spenti possano svantaggiarla.

Trump, d’altra parte, sta affrontando la preparazione con un approccio apparentemente più rilassato, ma secondo fonti vicine, con un’intensità senza precedenti. Il tycoon continua a girare gli Stati in bilico, attaccando Harris definendola “peggio di Biden” durante un comizio in Wisconsin.

I sondaggi nazionali mostrano una situazione di sostanziale parità con Trump al 48% e Harris al 47% secondo il NYT/Siena. Questa situazione di equilibrio si riflette anche negli Stati chiave come Wisconsin, Pennsylvania e Michigan.

Per Harris, il dibattito rappresenta un’opportunità cruciale per conquistare gli elettori ispanici di sesso maschile, un gruppo demografico essenziale per la vittoria. Inoltre, dovrà dimostrare di essere una vera alternativa a Biden, considerando che oltre il 60% degli elettori desidera un cambiamento, ma solo il 25% vede Harris come tale, contro il 53% per Trump.

Mentre il paese si prepara a questo momento cruciale, entrambi i candidati sono consapevoli che la loro performance potrebbe influenzare significativamente le loro possibilità di vittoria. Con la nazione divisa e gli elettori indecisi che potrebbero fare la differenza, questo dibattito si preannuncia come uno degli eventi politici più importanti dell’anno, potenzialmente in grado di determinare il futuro leader degli Stati Uniti.

Continua a leggere

Esteri

Francia, nuovo Governo: Macron bloccato tra i partiti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

La Francia è intrappolata in un’impasse senza precedenti, con il presidente Emmanuel Macron bloccato in un labirinto politico che sembra non avere via d’uscita. La scelta del nuovo premier, incaricato di formare un governo che possa gestire efficacemente il Paese, si sta rivelando una sfida insormontabile. Le consultazioni con i partiti politici, iniziate la scorsa settimana, non hanno portato ad alcun risultato concreto, lasciando il Paese in uno stallo politico che giorno dopo giorno diventa sempre più difficile da risolvere.

Dopo aver incontrato il Nuovo Fronte Popolare, Macron ha ricevuto i rappresentanti della destra, nella speranza di trovare un consenso per il nuovo esecutivo. Tuttavia, il clima politico è rimasto teso e privo di progressi significativi. La presidente dell’Assemblea Nazionale, Yael Braun-Pivet, è stata la prima ad arrivare all’Eliseo, ma ha lasciato l’incontro senza rilasciare dichiarazioni, segno del profondo disaccordo che persiste.

Diverso l’approccio dei leader del Rassemblement National, Marine Le Pen e Jordan Bardella, che non hanno esitato a manifestare la loro opposizione a un eventuale governo del Nuovo Fronte Popolare, anche in assenza di ministri dell’ala sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Le Pen ha chiaramente espresso l’intenzione di chiedere una sessione straordinaria del Parlamento a settembre per valutare la possibilità di censurare il governo non appena verrà formato. “Non cambia assolutamente nulla”, ha dichiarato, evidenziando come la sfiducia nei confronti di qualsiasi esecutivo proposto sia totale.

A peggiorare ulteriormente la situazione, si è aggiunto il leader dell’ex Republicain, Eric Ciotti, che ha dichiarato la sua ferma opposizione a un primo ministro scelto dal Nuovo Fronte Popolare, preannunciando un voto di censura immediato da parte del suo gruppo. La possibilità di una seconda ondata di consultazioni non è più solo un’ipotesi remota, ma un’opzione sempre più concreta, mentre il tempo stringe.

L’attuale stallo non è solo una questione politica, ma rappresenta anche una crisi istituzionale. Gabriel Attal, il premier dimissionario, è ormai da 41 giorni alla guida del governo per gli affari correnti, una situazione senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo prolungato periodo di incertezza sta sollevando preoccupazioni non solo tra i politici, ma anche tra i cittadini francesi, sempre più disillusi e preoccupati per la mancanza di una leadership stabile.

Nel frattempo, la tensione tra i partiti continua a crescere. Il Nuovo Fronte Popolare, ansioso di imporre la candidatura di Lucie Castets, non sembra disposto a scendere a compromessi. Il socialista Olivier Faure ha già messo in guardia contro una “messa in scena” orchestrata da Macron, mentre l’Insoumis Manuel Bompard ha parlato di “manovre” presidenziali per impedire alla sinistra di governare. Bompard ha avvertito che qualsiasi nomina diversa da quella di Castets potrebbe portare a un’escalation di tensioni, con proteste di piazza e, in ultima istanza, alla destituzione dello stesso Macron.

In questo contesto di crescente frustrazione e incertezza, il presidente Macron ha ancora pochi giorni per trovare una soluzione, prima di partire per la Serbia per una visita ufficiale. Con la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici all’orizzonte, sembra sempre più probabile che la nomina del nuovo premier debba ancora attendere, prolungando ulteriormente l’impasse politica che sta paralizzando la Francia.

Continua a leggere

Esteri

Israele e Hamas: accordo rischia di fallire

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

L’accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco è sull’orlo del fallimento e non esiste uno schema alternativo che possa essere presentato al suo posto.

Lo hanno riferito a Politico due alti funzionari Usa e due israeliani. “Non sappiamo se Sinwar vuole l’accordo”, ha detto una fonte, “se non lo vuole, c’è la possibilità che l’Iran attacchi e la situazione degeneri”. Mentre gli Usa spingono per un vertice al Cairo venerdì, un funzionario israeliano ha affermato: “Non è affatto sicuro che ci sarà un vertice, se ci fosse, non ci sarebbe nulla di cui parlare finché Israele resterà sulla sua posizione”. 

In un attacco con un drone israeliano a Sidone è stato ucciso Khalil el-Moqdah, fratello di Mounir el-Moqdah, un comandante delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah palestinese, secondo quanto scrive il quotidiano L’Orient le Jour online citando un annuncio fatto nel campo palestinese di Ain el-Héloué, nei pressi di Sidone. Suo fratello Mounir è uno dei leader palestinesi di Fatah in Libano. È stato ripetutamente accusato da Israele di contrabbando di armi alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa nella Cisgiordania occupata.

“Hezbollah ha lanciato questa mattina 50 razzi nel centro della città di Katzrin. Hezbollah spara indiscriminatamente contro i civili israeliani. Come ogni Paese che protegge i propri cittadini, agiremo di conseguenza”, ha dichiarato su X il portavoce dell’esercito Daniel Hagari.

Intanto i media libanesi riferiscono di un attacco di un drone israeliano a un veicolo nel campo profughi palestinese di Mieh Mieh, vicino alla città costiera di Sidone. L’Idf non ha ancora rilasciato dichiarazioni.

L’ esercito israeliano continua a operare nell’area di Rafah, nel sud della striscia di Gaza, e nelle ultime 24 ore ha eliminato decine di terroristi, distruggendo infrastrutture e individuando numerosi armamenti. Lo ha riferito il portavoce dell’Idf aggiungendo che l’aeronautica israeliana ha colpito circa 30 obiettivi terroristici nella Striscia, incluse postazioni di lancio e di osservazione.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti