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Resident Evil 7, la nuova dimensione del genere "survival horror"

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Tempo di lettura 5 minuti Visuale in soggettiva e realtà virtuale segnano il ritorno alle origini di un vero mito

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di Francesco Pellegrino Lise


Recensire un episodio di Resident Evil, la saga che ha inventato il genere serviva horror, è sempre molto difficile. In questa nostra analisi metteremo a fuoco tutto ciò che il settimo capitolo della serie ha portato su Xbox One, PlayStation 4 e Pc. Con Resident Evil 7 Capcom ha invece fatto centro, restaurando i valori primigeni della serie, adattando i concetti di base degli esordi alla visuale in prima persona e ritornando – stavolta sul serio – alle proprie radici. Partendo dalla trama, il titolo narra una storia terrificante quanto appassionante in grado di stare in piedi da sola e che ricorda molto da vicino alcuni classici dell’horror: "Non aprite quella porta" in primis. Questo nuovo capitolo abbandona i vecchi protagonisti che di “umano” avevano poco e somigliavano di più a vere macchine da guerra in stile “Rambo” per seguire le vicenda del più “terreno” Ethan Winters, un uomo comune alla ricerca di sua moglie Mia, ritenuta scomparsa da tre anni e ricomparsa misteriosamente in un video. Nonostante l'incipit ricordi molto da vicino quello già visto in Silent Hill 2, Resident Evil 7 ne prende immediatamente le distanze, costruendo una trama ben articolata, capace di svincolarsi dai cliché paventati durante le prime sommarie analisi e presentando in ultima battuta una sceneggiatura matura, efficace e in pieno stile Resident Evil.

 

 

Una volta inserito il disco, i giocatori verranno catapultati a Dulvey, località fittizia della Louisiana, dove dopo un viaggio in auto si ritroveranno davanti a una villa imponente, immersa in un silenzio spettrale che non lascia presagire niente di buono. La volontà di dare a questo nuovo capitolo della serie un'identità forte e decisa passa anche per la scelta di cambiare la prospettiva del giocatore da terza persona a prima, offrendogli un maggiore senso d'immedesimazione. Ebbene, tale scelta che ha stravolto una dinamica di gioco consolidata da anni e che ha fatto storcere il naso ai puristi della saga funziona davvero bene. Grazie ai ritmi di gioco, al sistema di combattimento tutt'altro che frenetico e un design dei livelli attento e metodico, la sensazione è esattamente quella di giocare a uno dei capitoli classici da un punto di vista differente. I giocatori dovranno sopravvivere alla furia della famiglia Baker, camminare lungo corridoi silenziosi dove la poca luce trapela da sporche finestre sbarrate, esplorare stanze fatiscenti e sporche, nascondersi tra la mobilia che sembra osservare chi gioca come una bestia pronta ad azzannare alla gola. Insomma, gli ingredienti per un grande classico del terrore ci sono tutti e come. Capcom ha ripensato la serie nel modo giusto, evitando di emulare altri esponenti del genere ma nello stesso tempo reinventando un kolossal che stava rischiando di scadere nella banalità. Prima ancora di essere un vero survival horror però è bene sottolineare come questo settimo capitolo possegga tutto ciò che ogni estimatore della serie ha sempre apprezzato: paura, ansia, claustrofobia e tensione si toccano con mano e stanno sempre con il fiato sul collo di chi esplora casa Baker per trovare una via di fuga. Detto ciò, è bene sottolineare che il titolo di Capcom può essere giocato anche in realtà virtuale esclusivamente su PlayStation 4. Affrontare l’avventura con la VR è una delle esperienze più terrificanti e "stressanti" mai provate fino a oggi. A fronte di qualche inevitabile compromesso grafico, risoluzione più bassa e qualche problema con le ombre e le proporzioni degli oggetti, ci si troverà immersi in un'esperienza senza precedenti, dalla quale per fuggire l’unico modo è strapparsi via il casco VR dalla testa. Se giocando normalmente già ci si sente in costante pericolo, con la realtà virtuale ogni passo richiederà coraggio e sangue freddo. Ogni rumore o scricchiolio sarà una doccia fredda e ogni passo richiederà una buona dose d’intraprendenza per essere compiuto. Le scene più buie sono a dir poco claustrofobiche e i salti sulla sedia provati giocando normalmente si moltiplicano in maniera esponenziale con indosso il caschetto della Sony. Con Resident Evil 7 la definizione di survival horror, andata persa negli ultimi capitoli della serie regolare, torna a vestire il nome del brand. Piuttosto che lanciare addosso decine di nemici come in RE5 o RE6, il team di sviluppo ha sapientemente dosato le apparizioni degli avversari facendo comunque capire a chi si trova dinanzi lo schermo di essere nettamente inferiori a loro. Anche le risorse tornano ad essere scarse e devono essere accuratamente utilizzate. Insomma tutto ciò che faceva paura agli albori della serie è presente in forma smagliante. Dal punto di vista della giocabilità, Capcom è stata davvero attenta nel ripristinare gli equilibri che hanno decretato negli anni il successo del franchise e a reintrodurre gli elementi distintivi della serie, modernizzando un sistema di gioco invecchiato male, che oggi apparirebbe impacciato e poco immediato.

 

 

La struttura dei livelli è classica, suddivisa in macroaree al chiuso collegate tra di loro in modo intelligente e intuitivo. Sarebbe più corretto dire che il gioco è ambientato non tanto nella dimora dei Baker, ma nell'intera tenuta, con una parte finale che cambia d'improvviso le carte in tavola per spiegare al meglio l'origine dell'incubo che si sta vivendo. Benché non manchi il senso di déjà vu in alcuni frangenti, il nuovo Resident Evil è a tutti gli effetti un rinnovamento intelligente, capace di rinverdire i fasti della serie. Detto questo però è bene non aspettarsi un gioco alla Alien Isolation dove bisogna solo nascondersi, evitare i rumori e fuggire, perché Resident Evil 7 non è niente di tutto ciò, anzi ci si difende, si combatte come nella prima trilogia, bisogna affrontare boss, mostruosità assortite e soprattutto si deve sopravvivere gestendo al meglio le proprie risorse. Il sistema d'inventario, che richiama molto da vicino quello dei primi capitoli, consente di equipaggiare fino a quattro armi contemporaneamente, assegnabili ai quattro tasti direzionali) e di combinare gli oggetti per ottenerne altri e di analizzarli quando se ne presenta la necessità. Inoltre è possibile controllare lo stato della salute tramite un comodo dispositivo da polso, ci si può curare in tempo reale usando il tasto apposito, ed è anche possibile pararsi con le braccia per attutire i colpi e ricevere meno danni. Le aree di gioco posseggono, proprio come in passato, alcune zone franche in cui si trova il classico baule per depositare gli oggetti e un punto per salvare i progressi. È tuttavia presente un sistema di salvataggio rapido che permetterà di continuare l’avventura dai checkpoint nel caso in cui si morisse, facilitando un'impresa diccile ma tutto sommato accessibile per quasi tutti, anche per quanto riguarda la risoluzione degli enigmi. Un discorso differente invece va fatto quando si sbloccherà la modalità “manicomio”, davvero “tosta” e in grado di regalare agli appassionati la vera esperienza da Resident Evil che si aspettano, ovvero: salvataggi limitati, nemici più tenaci, resistenza ai colpi molto più bassa, appaiono sin da subito degli avversari che in modalità normale spuntano nelle fasi avanzate e, soprattutto, la presenza di alcune diversificazioni nella storia che costringeranno i giocatori ad affrontare l'avventura in modo leggermente diverso. A fronte delle circa 10-15 ore molto intense che ci vogliono per completare il gioco la prima volta, c'è dunque una buona rigiocabilità, soprattutto per i veterani e per chi del gioco vuole scoprire ogni lato.

 

 

Graficamente parlando Resident Evil 7 è un gioco davvero riuscitissimo, ma presta il fianco ad alcune critiche quando si vanno a guardare i dettagli. Alcune texture non sono state curate estremamente e in alcuni casi fanno anche fatica ad essere caricate. Le parti di gioco all’interno delle strutture sono curatissime a discapito di quelle all’esterno dove si nota una minore attenzione ai dettagli. I pregi del gioco tuttavia superano di gran lunga i suoi pochi e veniali difetti. La qualità dell'esperienza è altissima e anche la longevità è decisamente buona. Per i fan della completezza poi sono stati inseriti anche alcuni collezionabili da trovare e alcuni segreti da scoprire. Dal punto di vista audio invece Resident Evil 7 è davvero incredibile: effettistica da brivido e doppiaggio in italiano condiscono un’esperienza che nel complesso riesce a posizionarsi sui livelli più alti fino ad ora raggiunti. Tirando le somme, possiamo dire che quest’ultimo capitolo della serie survival horror più amata al mondo riesce nel suo obiettivo di rinnovamento portando una nuova ventata di terrore, tensione nonostante lo stravolgimento dovuto al cambio di visuale. Se si è amanti del genere, non giocare a Resident Evil 7 sarebbe proprio un vero peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:


Grafica. 9
Sonoro: 9,5
Gameplay: 9
Longevità: 8,5


VOTO FINALE: 9

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Star Wars Outlaws, il videogame di Ubisoft dedicato ai fan della saga

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Star Wars Outlaws, il nuovo videogame di Ubisoft per Pc, Xbox e PlayStation ambientato in uno degli universi più amati di sempre, si colloca tra L’impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi. Un periodo poco esplorato nel medium videoludico e in cui gli sviluppatori di Massive Entertainment hanno voluto raccontare la loro storia. Una vicenda che mette da parte potenti Jedi e leggendari eroi per mettere i giocatori nei panni di una protagonista del tutto inedita che, con sguardo sognante verso le stelle, fantastica di un’opportunità che possa cambiare in modo radicale la sua vita piuttosto banale e ben poco avvincente. Kay Vess, questo è il suo nome, è un’abile ladra, che si destreggia nel borseggiare ignari passanti per le strade di Canto Bight fin da quando era bambina. Divenuta adulta, vive con il suo fido quanto intelligentissimo animaletto Nix nella mansarda di un locale gestito dal suo amico Bram, mentre sogna di poter finalmente mettere a segno un colpo che le permetta di acquistare una nave e lasciare per sempre le fatiscenti strade di Canto Bight. L’occasione finalmente si presenta quando viene invitata ad unirsi ad una rapina ai danni di un potente e ambizioso signore del crimine di nome Sliro, a capo del Sindacato dei Zerek Besh. Questo primo colpo fungerà da tutorial, che proseguirà con una rocambolesca fuga a bordo della nave privata di Sliro, la Trailblazer, per poi concludersi con un atterraggio di fortuna sulla ventosa luna di Toshara, pianeta mai apparso nella saga e creato per l’occasione con la collaborazione di Lucasfilm Games. Risvegliatasi dall’atterraggio e con il marchio della morte (una taglia che attrae i più letali killer della galassia) che pende sulla sua testa, Kay per la prima volta si trova finalmente libera di plasmare il proprio destino. In compagnia del fido Nix, la ragazza raggiunge la capitale Mirogana, una città caotica e brulicante di vita. Qui il mondo dei Sindacati pullula di traffici e operazioni, un posto perfetto per Kay Vess di dimostrare le sue qualità e iniziare a costruirsi una reputazione agli occhi di Signori del Crimine, Pirati, Mercenari e Imperiali. Tutti hanno bisogno delle abilità di Kay per i propri loschi affari. Abilità che la faranno notare da Jayken, un ambizioso criminale pronto a reclutarla per effettuare una delle più ambiziose rapine mai fatte nella Galassia, accompagnato dal misterioso Droide pistolero ND-5. Per Kay si presenta finalmente l’opportunità della vita, ma non si sfugge al passato. Vecchi e nuovi nemici tramano nell’ombra, in un intreccio che porterà la protagonista fino agli angoli più remoti della Galassia in un’avventura avvincente quanto pericolosa. A livello di giocabilità, Star Wars Outlaws si presenta come un action game open world che vede Kay muoversi tra le grazie dei Sindacati del Crimine, che nelle 30 ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda, dovrà reclutare la migliore banda della galassia per poter realizzare il colpo del secolo, esplorando cinque pianeti, ognuno con i propri biomi, fauna e flora. Le ore di gioco diventano però molte di più se si vuole completare i numerosi incarichi secondari che il gioco offre, arricchendo notevolmente l’esperienza complessiva di gioco. Il titolo ricrea per ogni pianeta delle vaste aree interamente esplorabili, le cui dimensioni variano notevolmente da mondo a mondo, con la protagonista che può viaggiare ovunque voglia. Nella maggior parte dei pianeti sono presenti una città principale, che funge da Hub per varie attività, più diversi insediamenti sparsi per la regione, tutti ricchi di opportunità per una ladra come Kay per iniziare a farsi le ossa nel crimine organizzato. Per muoversi tra le vaste aree dei pianeti più grandi si può fare affidamento allo Speeder presente all’interno della Trailblazer. Questo è l’unico mezzo di trasporto di terra pilotabile, nonostante si vedano sfrecciare per le strade numerosi altri veicoli. A piedi invece il giocatore può fare affidamento sulla notevole agilità di Kay per scalare montagne o edifici, facendo magari sapiente uso del suo versatile rampino e compiendo azioni acrobatiche.

Joypad alla mano Star Wars Outlaws si presenta come un classico action game in terza persona ma le idee messe sul tavolo da Massive hanno avuto la Forza di arricchire e variare l’esperienza in modi davvero molto interessanti. Primo fra tutti è la presenza dei già citati Sindacati criminali. Essi hanno una propria base collocata nel pianeta e ogni Sindacato dispone di agenti pronti ad assegnare missioni, oltre che venditori specializzati dove acquistare i materiali e l’equipaggiamento più raro e interessante. Per far salire la reputazione presso un Sindacato e avere così accesso a vantaggi e merce sempre migliore, bisogna completare incarichi di varia natura, come l’infiltrazione nelle basi nemiche, recuperare merci nascoste, sabotaggi e altri tipi di operazioni. Oltre a svolgere incarichi, un altro modo per guadagnarsi la fiducia di uno dei Sindacati è vendere i segreti di una organizzazione ad un’altra, oppure alla fine di alcuni incarichi tradire il committente per favorire un’organizzazione rivale. Tutto è nelle mani di chi gioca, e una canaglia esperta sa sempre come riuscire a farsi alleate tutte e quattro le organizzazioni criminali. Se non si sta attenti invece, si rischia di farsele nemiche, con tutte le complicanze del caso, come non essere più ammessi nella loro base o venire braccati dai loro sicari. In Star Wars Outlaws oltre a dover gestire la Reputazione agli occhi dei signori del crimine, sarà opportuno prestare attenzione a non infrangere la legge. In quel caso bisognerà vedersela con l’Impero, decisamente più attrezzato e letale dei Sindacati. Nel caso si venga colti a commettere un reato ai danni dell’Impero, verrà emesso un ordine di cattura nei confronti di Kay, di fatto il classico stato di “ricercato” visto in molti titoli open world. In questo caso, per rimuovere tale status, occorre infiltrarsi in uno dei vari posti di blocco Imperiali, manomettere il terminale e rimuovere il proprio mandato di ricerca. Anche se alcuni Ufficiali Imperiali sono disposti a chiudere un occhio, dopo il dovuto pagamento ovviamente. Si sa, anche nell’universo di Satr Wars la corruzione è presente e ad alcuni imperiali il denaro extra piace molto. Tra una missione e l’altra, esplorando i mondi di gioco, ci si può imbattere in diverse attività secondarie. Nei pianeti principali ci sono diversi segreti da scoprire come antichi tesori da recuperare, misteriose trasmissioni da seguire, Avamposti da saccheggiare, Specialisti da reclutare e minigiochi molto divertenti. Ci sono attività per tutti i gusti e proposte in notevole varietà da tenere incollati allo schermo per ore. Per quanto riguarda i momenti più concitati di Star Wars Outlaws, il gioco propone due approcci diversi: l’assalto diretto con blaster in mano, oppure un approccio più furtivo, con la collaborazione straordinaria del sempre fedele Nix. Il simpatico animaletto infatti svolge un ruolo fondamentale nel gameplay, con la possibilità di fargli svolgere diverse azioni come distrarre nemici, rubare chiavi dalle tasche di Ufficiali Imperiali, Sabotare attrezzature nemiche, innescare dispositivi esplosivi e attivare interruttori altrimenti irraggiungibili. La ricca varietà di possibilità, unita a un ricercato level design degli scenari, offre al giocatore un vasto ventaglio di strategie da utilizzare. Non c’è mai un’unica strada per arrivare all’obiettivo. Sta al giocatore scegliere la migliore. Studiare una base nemica da una distanza di sicurezza, facendo saggio uso del binocolo, è un’ottima tattica per individuare strade, condotti segreti, pareti scalabili e percorsi di pattuglia nemica. Inoltre, l’esplorazione dei mondi di gioco ripaga sempre. Certo, ci si può dedicare solo alla splendida quest principale, ma il vero cuore pulsante di Star Wars Outlaws è vivere pienamente la ricca esperienza che l’opera propone. Anche perché solamente svolgendo determinati incarichi o esplorando particolari luoghi, si possono ottenere potenziamenti necessari per migliorare le proprie abilità, l’equipaggiamento e i mezzi a disposizione. Kay infatti, grazie all’aiuto di determinati personaggi chiamati Specialisti, può migliorare le sua abilità nell’infiltrazione e nel combattimento. Per esempio può insegnare a Nix come sabotare gli allarmi, oppure c’è l’abilità “Parlantina”, che nel caso si venga scoperti da una guardia in territorio nemico, dà a disposizione diversi secondi extra, dove Kay proverà a distrarlo a riempiendolo di parole, per evitare che dia l’allarme. Magari avvicinandosi lentamente e stordendolo con un pugno, o magari comandando a Nix di attaccarlo alle spalle. Più si evolverà Kay, più la propria rosa di abilità e di possibilità aumentano, arricchendo l’esperienza.

Nel gioco è presente inoltre una componente di crafting. Con i giusti materiali, Kay può migliorare le statistiche e le funzioni del suo blaster, la varietà di granate che può trasportare nella borsa, la potenza e velocità del suo speeder, i sistemi e le armi della Trailblazer e molto altro ancora. Oltre a ciò, rinvenendo alcuni tesori nascosti, si possono ottenere vernici uniche e accessori, con cui personalizzare esteticamente la pistola laser, la nave e lo speeder. Per quanto riguarda il combat system di Star Wars Outlaws, Kay può trasportare con sé solamente il suo fido blaster, potenziabile e dotato di munizioni infinite, cercando però di stare attenti a non surriscaldarlo. Le altri armi che si rinverranno durante i combattimenti, che comprendono fucili, mitragliatori, lanciagranate, fucili di precisione e così via sono solo armi temporanee, nel senso che Kay può raccoglierle e utilizzarle, ma non riporle in qualche fondina o borsa. Oltre a donare un certo realismo, questa meccanica spinge il giocatore a valutare bene il proprio approccio man mano che si presentano situazioni diverse. Oltre al suo immancabile blaster, Kay ha con sé due gadget essenziali: il Connettore e l’Apricodici. Il primo permette di scassinare serrature di bauli e porte, tramite un simpatico minigioco ritmico. L’altro invece permette di violare terminali e computer, attravrso un minigioco di hacking, accedendo così alla possibilità di manomettere torrette, scudi energetici e altre funzioni. Un parte essenziale dell’esperienza nell’opera di Massive sono i viaggi stellari, a bordo della Trailblazer. Questa nave funge da vero e proprio hub, dove si può potenziare l’equipaggiamento, cambiare abbigliamento, gestire gli incarichi e ovviamente decollare verso nuovi mondi. Una volta seduti al posto di comando, si può avviare il decollo in qualunque momento e attraverso una suggestiva sequenza senza stacchi, la nave prenderà il volo e arriverà nello spazio perfettamente pilotabile, mascherando i caricamenti con l’attraversamento di una coltre di nubi e dando l’illusione di un universo vasto e complesso. Le orbite dei vari pianeti sono delle vere e proprie macro-aree liberamente esplorabili, con attività da svolgere, tesori da recuperare, relitti abbandonati da saccheggiare e stazioni spaziali dove poter atterrare, in cerca di nuove opportunità. Le fasi a bordo dell’astronave sono particolarmente ben inserite e si amalgamo perfettamente con il resto dell’esperienza di gioco, dando vita ad ardite fughe tra ammassi di asteroidi o violenti battaglie in perfetta armonia con l’essenza di Star Wars. Dal punto di vista tecnico, Star Wars Outlaws convince ma non stupisce. Il colpo d’occhio risente di texture non sempre definite e di un pop-in piuttosto frequente, con in più volti dei personaggi dalle animazioni facciali non proprio espressive. In generale, manca quel tocco di classe che ci si aspetterebbe da una produzione così importante e, se giocato in modalità Prestazioni a 60 fps (non sempre fissi), la risoluzione dinamica sembra tendere fin troppo spesso ai 720p che non ai 1080p, con risultati che si possono facilmente immaginare. Il nostro consiglio, se si riesce a rinunciare ai 60fps, è di optare per la modalità Qualità a 30 fps, se non altro per godere di una risoluzione più elevata e di un colpo d’occhio complessivamente più solido e meno “slavato”. Il recente aggiornamento ha migliorato qualcosa a livello di glitch e stabilità del frame-rate, ma è indubbio che questo è il problema più grande della produzione. Più solido invece il comparto audio, con una colonna sonora orchestrale di prim’ordine che riprende e rielabora con maestria i temi classici di John Williams, effetti sonori curati e un doppiaggio in inglese di prim’ordine, anche se spiace non trovare quello in italiano per un titolo di così forte richiamo. Tirando le somme, Star Wars Outlaws è l’esperienza che ogni fan di Star Wars dovrebbe vivere. L’opera di Massive è una lettera d’amore verso la saga, eccellendo nel proporre un’avventura ricca e variegata, tessuta perfettamente all’interno di una storia più ampia. Il titolo non risulta perfetto, con bug e glitch che compromettono l’IA dei nemici, rendendo gli scontri a volte sbilanciati. Ma mai come adesso questa Galassia ha preso vita in una veste così ricca. A noi, da vecchi fan della saga, il titolo è piaciuto e se anche voi amate l’universo di Guerre Stellari cosa aspettate? Acquistatelo senza alcun dubbio. Non ve ne pentirete.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica:8
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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YouTube lancia “Ask Music” e con l’IA crea playlist a misura di utente

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Google sta portando l’esperienza musicale a un livello del tutto superiore e innovativa con il lancio di “Ask Music”, una funzionalità basata sull’intelligenza artificiale che trasforma richieste di testo in playlist personalizzate. Stando agli utenti che hanno già provato la novità, come il sito 9to5google, dietro alla possibilità di ricevere liste di canzoni specifiche c’è Gemini, l’intelligenza artificiale di Google già presente come app per gli smartphone e integrata nei dispositivi mobili Pixel. Il funzionamento è simile a ciò che accade quando si chiede ad chatbot di generare un testo o una foto: si entra nell’app di YouTube Music, si apre la finestra di conversazione con Ask Music, e si inserisce un testo che identifica il genere di musica preferito. “La funzionalità appare come una scheda viola nel feed principale” scrive 9to5google. “Toccando l’icona si avvia un’interfaccia di chat a schermo intero con la possibilità di inserire poche parole o intere frasi”. In pochi istanti, viene creata una playlist su misura, completa di un titolo che descrive l’atmosfera o il genere desiderato. Sebbene Google non lo specifichi, la presenza dell’icona a scintilla, tipica del suo modello di intelligenza artificiale più avanzato, Gemini, suggerisce che sia proprio quest’ultimo a guidare la nuova funzionalità. Grazie all’IA, “Ask Music” è in grado di comprendere sfumature linguistiche complesse e di interpretare concetti astratti come “nostalgia” o “energia”. Per ora, la piattaforma è disponibile per gli abbonati a YouTube Premium su dispositivi Android. Tuttavia, 9to5google prevede un’espansione nel corso dell’anno. Insomma, da adesso in poi trovare la musica più adatta al proprio umore, al proprio evento o semplicemente che si desidera ascoltare in quel preciso momento è davvero molto semplice. Basta chiedere e l’IA si preoccuperà per noi di procurare quanto chiesto. Ovviamente più saremo accurati e maggiormente preciso sarà il risultato finale.

F.P.L.

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Castlevania Dominus Collection, una vera perla per gli amanti della saga di Konami

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Castlevania Dominus Collection è senza ombra di dubbio un vero e proprio pezzo da collezione per gli appassionati della serie dedicata alla lotta contro il malvagio Dracula. Questa raccolta, in particolar modo, offre un viaggio nel cuore di uno dei franchise più iconici di Konami ed è disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Steam. Il titolo include tre classici della serie Castlevania originariamente pubblicati per Nintendo DS, e sono: Castlevania: Dawn of Sorrow (2005), Castlevania: Portrait of Ruin (2006) e Castlevania: Order of Ecclesia (2008). A completare il pacchetto, troviamo due titoli bonus: Haunted Castle, la versione arcade di Castlevania, e Haunted Castle Revisited, una versione reimmaginata e ridisegnata del classico arcade con musiche riarrangiate, grafica migliorata e una giocabilità anch’essa più smart e meno legnosa. Il cuore pulsante di Castlevania Dominus Collection ovviamente risiede nei tre titoli principali per Nintendo DS, che rappresentano il periodo di massimo splendore della serie nella sua incarnazione portatile. Ognuno di questi giochi infatti è unico nel suo approccio al gameplay, ma tutti condividono quella particolare atmosfera gotica e quel livello di sfida che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare fino in fondo. Dawn of Sorrow riprende la formula di Aria of Sorrow per Game Boy Advance, aggiungendo un sistema di magia basato sui simboli e un’ambientazione ricca di dettagli. Portrait of Ruin si distingue per la sua meccanica di gameplay a coppie, dove il giocatore può alternarsi tra due personaggi con abilità uniche, mentre Order of Ecclesia introduce un sistema di combattimento innovativo e una protagonista femminile, Shanoa, che utilizza glifi magici per sconfiggere i mostruosi antagonisti. Castlevania Dominus Collection non si limita a riproporre i giochi così come erano, ma offre una serie di opzioni che rendono l’esperienza di gioco più accessibile e moderna. La funzione di riavvolgimento, ad esempio, permette di tornare indietro nel tempo in caso di errore, una manna dal cielo per affrontare i momenti più difficili senza dover ricominciare da capo. Il quick save e il load-game sono disponibili in ogni momento, rendendo possibile salvare i progressi anche nei momenti più intensi. Inoltre, il layout dei controlli e il display per il dual screen, caratteristico dei giochi per DS, sono completamente personalizzabili, permettendo al giocatore di adattare l’esperienza alle proprie preferenze. Insomma, un bel insieme di cose per rendere l’esperienza più accessibile a tutti.

Come già accennato Castlevania Dominus Collection,oltre ai tre giochi principali, Haunted Castle e Haunted Castle Revisited, due titoli che offrono un diverso tipo di sfida rispetto ai classici per DS. Haunted Castle è la versione arcade di Castlevania, un gioco che, pur nella sua semplicità, rappresenta una parte importante della storia della serie in quanto la versione arcade classica rappresenta una vera e propria sfida per tutti coloro che cercano un intrattenimento difficile e appagante. La versione Revisited, invece, è una reinterpretazione moderna, con grafica aggiornata e un gameplay migliorato che garantisce una nuova prospettiva su un classico del passato. L’esperienza è sicuramente più accessibile della versione arcade, ma poter arrivare allo scontro con Dracula e poter salvare la sposa non è mai stato così avvincente. Insomma, con queste versioni di Haunted Castle, anche i giocatori di vecchia data potranno tornare indietro nel tempo e rivivere l’esperienza vissuta nel 1987. Castlevania Dominus Collection, essendo un titolo dedicato agli amanti della saga, offre anche una ricca modalità galleria, dove i giocatori possono esplorare artwork inediti, bozzetti di sviluppo, istruzioni e packaging originali. L’enciclopedia inclusa è un compendio completo ed esaustivo che contiene dati su nemici, equipaggiamenti, oggetti e altro ancora, rendendola una risorsa preziosa per chi vuole immergersi completamente nell’universo di Castlevania. Infine, il lettore musicale integrato permette di ascoltare tutte le tracce audio originali dei singoli giochi e di creare playlist personalizzate con i propri brani preferiti, un tocco di classe che aggiunge ulteriore valore alla collezione. Castlevania Dominus Collection è indubbiamente un prodotto di nicchia, destinato al novanta per cento ai fan della serie e a coloro che hanno già avuto modo di apprezzare questi giochi all’epoca della loro uscita originale. Tuttavia, l’ottimo lavoro di porting, le opzioni di personalizzazione e i contenuti aggiuntivi rendono questa collezione interessante anche per chi si avvicina alla serie per la prima volta. Va detto che, nonostante la qualità dei giochi, il peso degli anni si fa sentire. Le meccaniche di gioco, per quanto ancora solide e divertenti, possono apparire datate a un pubblico abituato a standard più moderni. Tuttavia, è proprio questa fedeltà all’originale che renderà felici i puristi, che potranno rivivere le stesse emozioni di un tempo senza compromessi. Tirando le somme, Castlevania Dominus Collection dimostra ancora una volta quanto la serie sia riuscita a lasciare il segno sui vari sistemi operativi in cui si è manifestata. Resta di certo l’amaro in bocca per la mancanza di un nuovo capitolo da ormai dieci anni, senza contare che non si ha ancora notizia di una riproposizione del memorabile Symphony of the Night al pubblico, ma i tre capitoli per Nintendo DS qui proposti sono ancora oggi favolosi da giocare. Che si voglia rivivere l’esperienza intransigente degli originali o che si preferisca utilizzare i miglioramenti di qualità della vita rappresentati dalla possibilità di riavvolgere il tempo e di salvare in ogni momento, in ogni caso Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia sono capaci di garantire decine di ore di intrattenimento di altissima qualità, permettendo anche a chi non li aveva giocati negli anni 2000 di scoprire tre videogiochi che rappresentano eccellenze assolute. Provatelo, scoprite se non lo avete mai fatto l’incredibile profondità della serie e provate a battere i giochi senza gli “aiutini” per un’ esperienza indimenticabile.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino lise

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