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Riders Republic: sport estremi, natura e follia nel nuovo videogame di Ubisoft

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Riders Republic è follia allo stato puro, è dinamite, è un brivido lungo la schiena, insomma è il piccolo grande sogno di chi ha sempre sognato di praticare sport estremi senza il rischio di farsi male seriamente. Il videogame targato Ubisoft, disponibile già dal 28 ottobre per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S, Amazon Luna, Stadia e PC è il successore spirituale di Steep, titolo prodotto sempre da Ubisoft Annecy pubblicato nel 2016. È ambientato in una mappa enorme contente tutti i tipi di ambiente perfetti per praticare sport estremi come canyon aridi, boschi e montagne innevate, allestiti ad hoc con piattaforme di lancio, dirupi e percorsi. Non sarà certo una novità passare da una strada sterrata ad una asfaltata, o anche dalla bicicletta alla tuta alare in corse frenetiche per il primo posto nel mentre che si eseguono trick stilosi come ciliegina sulla torta. Ma partiamo dal principio: lacosì detta “Repubblica” è un luogo dove chiunque può diventare una superstar in sella ad una bici, con un paio di sci o snowboard, o volando con una tuta alare o uno zaino a propulsione. In un mondo fatto di paesaggi spettacolari che supportano ovviamente le discipline – da monti innevati, passando per montagne inerpicate, strade lisce per l’alta velocità, così come canyon dove esibirsi nelle acrobazie volanti più improbabili, raccontato con alcune cutscene completamente folli – il giocatore è chiamato a diventare una celebrità assoluta. Questo si traduce, proprio come in altre produzioni, nel doversi cimentare in gare e sfide sempre più adrenaliniche e difficili. Alternandosi tra le varie carriere dei relativi sport, si affrontano attività varie in giro per il mondo con l’obiettivo di guadagnare stelle, ovvero i punti necessari ad avanzare di carriera. Portare a termine una sfida garantisce una stella, ma si possono collezionare stelle extra (fondamentali per il raggiungimento del 100%, di completamento del titolo) superando le sfide extra di ogni percorso, che siano vincere ad una difficoltà elevata, totalizzare un minimo di punteggio, fare un tempo record e tante altre richieste particolari. Tra queste, anche alcune davvero improbabili come vincere una gara di biciclette usando una bici per la consegna dei gelati. Il loop di gioco è senz’altro ripetitivo, ma, in tutta sincerità, funziona davvero bene e fa venir voglia di giocare all’infinito. I diversi sport, poi, garantiscono una varietà di gioco non indifferente. Il poter scegliere se si è in vena di sciare, volare o fare acrobazia con la bicicletta, fa sì che ogni sessione di Riders Republic sia un certo senso personale.

Ogni attività di Riders Republic, poi, ha al suo interno alcune discipline differenti, che rendono l’esperienza varia anche con lo stesso mezzo. Le biciclette hanno le gare su strada, le gare su sterrato, e le sfide di acrobazie, idem per gli sci e lo snowboard. Tuta alare e zaino a propulsione sono invece meno vari e, paradossalmente, vista la natura estrema dello sport, ci sono risultati quelli meno divertenti dal punto di vista prettamente soggettivo. In volo ci sono solamente gare e, esclusivamente per la tuta alare, le sfide acrobatiche. Per quanto riguarda le attività, le sfide sono sempre molto interessanti e ben costruite, anche e soprattutto in funzione degli scenari di cui sopra. Nonostante la loro natura è davvero difficile sentire una sensazione di ripetitività e di “già fatto”, e ad aumentare il ritmo di gioco ci sono anche le gare multiple. Come si potrebbe intuire dal nome, queste sfide avvicendano più sport in una sola gara. Durante la discesa in bici da una montagna arriva il checkpoint per la tuta alare, e finita la caduta libera si ritorna in bici, per poi scalare una nuova montagna dalla quale scendere con gli scii e tagliare il traguardo. Ad aggiungere un tocco di divertimento in più, inoltre, ci sono anche le sfide degli Shackdaddy, un gruppo di scapestrati ispirati agli Harlem Globetrotters e un po’ ai folli stuntman di Jackass, che propongono sfide particolari al limite dell’assurdo. In Riders Republic però esiste anche la possibilità di partecipare a delle gare di massa, dove un gruppo di una trentina di giocatori si sfidano a gare su più round e con diverse discipline in tempo reale. Si tratta dell’unico modo per giocare online con degli avversari umani 1:1, perché nelle gare normali i concorrenti sono delle registrazioni di altri giocatori aggiunti a dei bot (con difficoltà aumentabile ovviamente). Si può invece giocare qualsiasi gara solo con gli elementi del proprio party, così da sfidarsi magari direttamente senza dover avere fra i piedi la CPU. E quando non si gareggia? Che si fa? Ovviamente si può girare per la gigantesca mappa della Repubblica. Che sia per prendere confidenza con un nuovo mezzo, girovagare per scoprire nuovi luoghi, fare pratica con le acrobazie, scattare foto con la modalità fotografica, o scovare gli immancabili collezionabili in giro per il mondo. Insomma, in Riders Republic non ci si annoia mai.

In termini di gameplay, Riders Republic, nel suo essere un’esperienza arcade che aggira qualunque legge esistente della fisica, fuga i pochi dubbi che potevano essere sorti davanti a una tale diversità nelle discipline. Ciascuna di queste mette in gioco non solo meccaniche differenti ma, a loro volta, una percezione del rischio o della velocità proprie. Chiaramente guidare una mountain bike non è uguale allo sfrecciare giù per una pista innevata ed è qui che riposa il cuore del gioco, nella qualità del game design unita a un level design in grado di trarre il meglio dalle singole discipline. Non è solo una questione di comprendere i diversi trick e metterli in pratica, ma anche di leggere le varie piste, sapendo quali rischi correre e quali invece è meglio tenere per un secondo momento. Ci sono così tante combinazioni di acrobazie che prima di padroneggiarle tutte ci vorrà del tempo, fosse anche solo perché l’adrenalina generata da ciascuna competizione ci spinge a utilizzare d’istinto le più sicure, sacrificando la spettacolarità per non incorrere in rovinose cadute. A questo proposito, non si possono negare alcuni problemi quando si tratta di integrare comandi di gioco e trick. Ci spieghiamo meglio: all’inizio del gioco viene chiesto di scegliere tra il modello di comandi Trickster e Racer: il primo pensato per i veterani mentre il secondo per meglio accompagnare i neofiti. La differenza principale risiede però nel fatto che la modalità Racer permette di gestire la telecamera con la levetta analogica destra, lasciando l’esecuzione dei trick ai pulsanti; la modalità Trickster, invece, richiama Steep e la possibilità di eseguire i trick con l’analogico destro, andando così a sacrificare il controllo sulla telecamera. All’atto pratico, durante le gare, quest’ultimo approccio di traduce nella concreta possibilità di mandare all’aria l’intera competizione per aver involontariamente dato vita a un’acrobazia. Una simile perfezione la si ha, indipendentemente dalla modalità, con il grilletto sinistro: essendo utilizzato per certe acrobazie in volo ma, al contempo, essenziale per frenare quando si è in bici, capita che un leggero sobbalzo dato magari da un dislivello del terreno venga preso come sospensione aerea e, mentre si pensava di frenare così da regolare la bici, ci si ritrova a compiere senza volere un trick che inevitabilmente porta a una caduta disastrosa, con conseguente perdita di tempo per rimettersi in carreggiata, che sia tramite riavvolgimento del tempo o comando rapido per rialzarsi. Riders Republic si distingue dai “soliti” giochi per l’assoluta libertà con cui si può progredire: nonostante una mappa di notevoli dimensioni, che inevitabilmente si trascina dietro il timore di non avere una vera e propria sostanza con cui riempirla, in questo gioco le attività scorrono così fluide che non ci si trova mai con le mani in mano o annoiati. In ogni momento c’è sempre qualcosa da fare, una nuova competizione da sbloccare o i contratti con gli sponsor da soddisfare e, perché no, nel frattempo si può raccogliere qualche bizzarria (attrezzature, come suggerisce il nome, molto particolari) in giro. Riders Republic si basa sulle statistiche dell’equipaggiamento relativo alla carriera che si sta affrontando: a ogni nuovo livello se ne ottiene uno migliore, che automaticamente si traduce in prestazioni migliori e possibilità di affrontare sfide più impegnative. Basta molto poco a fare la differenza, ma non bisogna assolutamente adagiarsi sugli allori, perché sono comunque le abilità di chi gioca a tracciare il solco tra vittoria e sconfitta. Mezzi più efficaci aumentano solo le probabilità di successo, ma senza un’adeguata preparazione anche con il miglior paio di sci si rischia di finire contro un albero o di schiantarsi di schiena mentre si sta cercando di compiere un salto mortale all’indietro.

Nonostante Riders Republic sia un titolo caotico, pieno di eventi e di giocatori che popolano la grande mappa di gioco, il titolo di Ubisoft offre anche la possibilità di tuffarsi nella modalità “Zen”. Ma in cosa consiste? Come suggerisce il nome, scegliendo zen i progressi sono disattivati, nessun giocatore sarà presente sulla mappa di gioco. Esistono solo il giocatore e la natura, si è liberi di sperimentare in modi totalmente irrealistici, e follemente adrenalinici, ogni anfratto dei canyon e ogni centimetro delle vette presenti nel gioco. L’ottimo motore di gioco utilizzato dal team di Ubisoft Annecy permette di visitare, come dei perfetti turisti, la totalità dell’immensa mappa di gioco in un’esperienza che impressiona ma nello stesso tempo appaga in termini di libertà è quantità di dettagli ricreati in scala. Analizzando l’impianto tecnico di Riders Republic, nonostante sia encomiabile il risultato ottenuto dal team di sviluppo nel ricreare sei parchi in maniera così dettagliata e popolarli in tempo reale da una moltitudine di giocatori reali, graficamente le incertezze sono evidenti e necessiterebbero di un’ulteriore messa a punto. Laddove i modelli poligonali degli atleti sono ben realizzati, e con delle animazioni soddisfacenti, non si può dire lo stesso dei comprimari o il pubblico presente nelle varie competizioni. Sono frequenti, inoltre, degli episodi di evidenti compenetrazioni con gli oggetti presenti nelle aree di gioco, così come si può incappare sovente in piccoli, ma costanti, glitch grafici. Stesso discorso vale per le ambientazioni, tutte magistralmente ricreate in scala 1:1 con una cura dei dettagli maniacale ma che allo stesso tempo presentano episodi di pop-up degli elementi presenti al loro interno, oltre a un caricamento “pigro” delle texture che le compongono. Niente da eccepire, invece, per quanto riguarda il frame rate che si attesta quasi sempre sui 60fps, con piccole incertezze, poco percepibili, in alcune situazioni eccessivamente affollate. A dir poco sensazionale invece la colonna sonora che spazia da galvanizzanti mix tape fumosi e ridondanti alla sempreverde All I Want degli Offspring, offrendo sempre il brano giusto al momento giusto. La localizzazione in Italiano, infine, si applica solo ai testi presenti nei menu e ai sottotitoli che accompagnano l’ottimo doppiaggio in Inglese. Tirando le somme, con Riders Republic Ubisoft ha sicuramente fatto centro. Il titolo infatti, nonostante alcuni piccoli nei, è assolutamente divertente, offre una miriade di attività e riesce a galvanizzare chiunque sia dinanzi lo schermo. Il vero punto di forza di Riders Republic, però, risiede nelle atmosfere che riesce a ricreare, grazie a una ricostruzione fedelissima di alcuni fra i parchi più famosi d’America, una colonna sonora che abbraccia differenti generazioni di fan degli sport estremi e un clima generale all’insegna della celebrazione del cameratismo. Insomma, che vi piacciano o no gli sport estremi, Riders Republic è un “Must Have” per chiunque ami divertirsi con i videogame.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

Sonoro: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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