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Redazione Lazio

Rifiuti e Lazio Ambiente: ecco tutte le cifre non dette di un “carrozzone” alla deriva

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Tempo di lettura 3 minuti Si parla di numeri da capogiro che purtroppo sono stati quasi ignorati dalla “comunicazione” convenzionale

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di Chiara Rai 


REGIONE LAZIO
– Ecco tutte le cifre che non si conoscono e che L’Osservatore d’Italia pubblica per meglio capire come si è arrivati alla “distruzione” della Lazio Ambiente S.p.A., società per azioni della Regione Lazio che gestisce i rifiuti di gran parte dei Comuni del Lazio oltre ad alcuni impianti tra i quali il termovalorizzatore di Colleferro e la discarica di Colle Fagiolara.

 

Si parla di numeri da capogiro che purtroppo sono stati quasi ignorati dalla “comunicazione” convenzionale che si è limitata a dare la notizia della prossima cessione di quote della Lazio Ambiente da parte della Regione che sì sta procedendo come da decreto Madia – e lo vedremo più tardi – ma si sta letteralmente disfacendo di una patata bollente. Intanto vediamo come i debiti di questa partecipata sono cresciuti a distanza di un anno di quasi il 37 per cento, se si pensa che nel 2014 i debiti di Lazio Ambiente ammontavano a quasi 29 milioni e nel 2015 sono arrivati a ben 39 milioni.


Ma non è tutto perché i crediti che Lazio Ambiente vanta nei confronti dei “clienti” – ovvero dei Comuni – ammontano a oltre 32 milioni di euro e questo significa che i Comuni sono morosi e la società è in grosso affanno. Inoltre, ci sono 32 milioni di “immobilizzazioni materiali” nell’ambito delle quali sono compresi il termovalorizzatore di Colleferro e la discarica di Colle Fagiolara, il cui valore ammonta a circa 20 milioni. Questi dati si riferiscono all’esame della nota integrativa al bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2015. Ci sono poi debiti verso i fornitori per oltre 27 milioni, fondi per rischi ed oneri pari a oltre 29 milioni di cui 27 milioni e rotti relativi all’impegno della Lazio Ambiente alla gestione post mortem della discarica di Colle Fagiolara. Insomma il bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2015 presenta una perdita di quasi 14 milioni che sommata alla perdita degli anni precedenti di oltre 3 milioni di euro circa riduce il patrimonio netto della società di circa 5 milioni e 200 mila euro.

 

Tra le cause che hanno generato questa perdita c’è la vecchiaia degli impianti, il calo dei conferimenti in discarica imputabile al fatto che i rifiuti vengono trattati prima di essere conferiti, il mancato aggiornamento della tariffa di conferimento in discarica, gli oneri dovuti al Comune di Colleferro proprietario della discarica, il mancato spostamento dei tralicci di Terna che ha ridotto la volumetria dei rifiuti da poter accogliere in discarica.

 

Cosa si evince da tutto questo? Che Lazio Ambiente è un carrozzone alla deriva ridotto in mutande come precedentemente è stato per il Consorzio Gaia. Lo scorso 4 ottobre la giunta regionale ha deliberato la "cessione totale delle quote detenute dalla Regione Lazio in Lazio Ambiente S.p.A.". Si completa così un percorso iniziato diversi mesi fa, con decreto del Presidente Zingaretti per le dismissioni delle partecipazioni nelle società pubbliche da parte della Regione Lazio e recentemente ribadito anche nel già citato decreto Madia che vieta partecipazioni regionali in società che si occupano di rifiuti. Le quote saranno cedute con procedure di evidenza pubblica, come più volte ribadito nella delibera, con la mission di prevedere la salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali. Di fatto per la Regione è come mollare gli ormeggi rispetto a una grossa zavorra che adesso andrà comunque gestita. E già è cominciato il fuggi fuggi dei Comuni che a loro volta escono dalla partecipata ridotta al lumicino.

 

L'esempio di Nemi In fondo la Regione deve essere “l'istituzione che regolamenta, programma e vigila sul corretto ciclo di smaltimento e dunque non può essere parte del sistema stesso” come ha spiegato l'assessore ai Rifiuti della Regione Lazio, Mauro Buschini. Un esempio lampante di conflitto tra Regione controllore e Regione unico proprietario di Lazio Ambiente è che a Nemi la Regione dovrà decidere se approvare l’isola ecologica vicino ad un pozzo dell’acqua proposta dal Comune la cui gestione dei rifiuti è nelle mani di Lazio Ambiente. Come può dunque la Regione decidere e mantenere la dovuta posizione di terzietà?

 

Stesa dunque una coperta su cocci insanabili che vengono da lontano quando già il Consorzio Gaia era indebitato fino al collo a causa dei Comuni morosi. Nel 2009 l’allora Commissario di Gaia tentò di mettere a bando il Consorzio ma poi si optò per la soluzione “pubblica” – soprattutto per salvaguardare l’occupazione di circa mille lavoratori e Gaia fu rilevato da Lazio Ambiente, società ad esclusivo capitale pubblico, nel marzo del 2013. la costituzione di Lazio Ambiente era stata una soluzione temporanea della giunta Polverini per evitare una situazione di emergenza per la gestione dei rifiuti e per l’occupazione. Fatto sta che il ciclo adesso si ripete al contrario e la questione rifiuti sembra non essere affrontata nella giusta maniera anche perché gli impianti sono vecchi e la gestione appare sempre più difficile. Intanto Acea sta pian piano facendosi avanti e non è detto che possa arrivare a cogliere al balzo un grosso business orfano. Di fatti da tempo Acea sta già occupandosi rifiuti e smaltimento con un suo inceneritore già funzionante a pieno ritmo a san Vittore, in provincia di Frosinone.