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Redazione Lazio

RIFIUTI NEL LAZIO, PIANO DELLA REGIONE: SI INFIAMMA LA PROTESTA

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Tempo di lettura 5 minuti Al centro della polemica la rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani.

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di Ivan Galea

La Regione Lazio si è impegnata a rimodulare lo “scenario di controllo” al vigente piano regionale di gestione dei rifiuti. Una decisione arrivata dopo gli impegni 'inderogabili' presi con la Commissione Europea per la risoluzione delle diverse criticità nell’ambito della pianificazione in materia rifiuti che avevano visto la Regione coinvolta in procedimenti presso la Corte di Giustizia Europea e presso il Tribunale Amministrativo del Lazio.

La Regione Lazio ha quindi convocato,
lo scorso gennaio, delle riunioni con i vari Enti Provincia del Lazio (Frosinone, Latina, Viterbo, Rieti), la Città metropolitana di Roma Capitale (ex Provincia di Roma) e Roma Capitale per l’acquisizione di dati e documenti relativi la produzione dei rifiuti urbani di ogni ambito provinciale, nonché sulle previsioni inerenti la gestione dei rifiuti e ai diversi orizzonti temporali nel breve, medio e lungo periodo con particolare riguardo agli obiettivi di raccolta differenziata. E agli intendimenti, delle varie Amministrazioni, riferiti alla eventuale necessità di ulteriori infrastrutture impiantistiche per la gestione del ciclo dei rifiuti.

Un nuovo scenario di controllo, da parte della Regione Lazio, che redatto un documento denominato 'Determinazione del fabbisogno', propedeutico in particolare alla rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani.

Da evidenziare il fatto che per la stesura del documento regionale denominato 'Determinazione del fabbisogno' la Regione Lazio ha preso in considerazione le valutazioni e i dati aggiornati forniti da tutti gli Enti con eccezione degli Enti Provincia di Frosinone e Viterbo che non hanno fornito i dati aggiornati facendo quindi ricorrere la Regione all'utilizzo dei dati resi disponibili dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

La Regione Lazio ha quindi deliberato di approvare e di sottoporre il documento denominato “ Determinazione del fabbisogno” a procedura di Verifica di Assoggettibilità a VAS

Su vari punti del documento regionale non è mancata la critica da parte di diverse associazioni e comitati dei territori interessati che hanno evidenziato quelle che secondo loro rappresentano delle forti criticità.

Di seguito la nota a firma di: Retuvasa (Associazione Rete per la Tutela della Valle del Sacco), Associazione Raggio Verde, Ugi (Associazione Unione Giovani Indipendenti), Comitato Residenti Colleferro, Arci Montefortino, A.ma (Associazione Mamme Colleferro), Meetup Colleferro 5 stelle, Associazione Diritto alla Salute DAS Onlus, Associazione Culturale Anagni Viva, Artenaonline, Associazione Terra Attiva, Comitato Fermiamo Cupinoro, Comitato Malagrotta, Cittadini Liberi della Valle Galeria    

"Il documento nasce, per inciso, su sollecitazione dell'Autorità Giudiziaria (annullamento piano rifiuti da parte del TAR) e della Commissione europea e questo comprova quanto sia importante l'attenzione dei cittadini sulle questioni ambientali.
 
Il documento offre vari spunti di riflessione e nuovi terreni di confronto tra la Regione e le associazioni e i comitati.
Siamo ancora molto lontani dall'inversione di tendenza che i cittadini e le associazioni vorrebbero ed ogni argomento meriterebbe un approfondimento che non potrà che essere effettuato successivamente.
 
Allarmante è che ad oggi le politiche di prevenzione della formazione dei rifiuti non siano altro che un insieme di buoni propositi e belle parole senza alcuna iniziativa concreta, mentre solo portando avanti politiche concrete di prevenzione e di diversa gestione dei rifiuti, si potrebbe porre fine al ciclo “vizioso” dei rifiuti.  Il Ministero dell'Ambiente ha posto un ambizioso programma di prevenzione nella formazione dei rifiuti da attuare entro il 2020 (5% riduzione dei rifiuti urbani per unità di PIL).
Il documento dà atto di ciò, ma contestualmente si deve leggere che “le province, Roma Città Metropolitana e Roma Capitale nelle loro proposte non hanno previsto la riduzione della produzione dei rifiuti”, pur mancando solo tre anni alla scadenza del programma.
 
Assurda è l'attestazione ufficiale che le frazioni organiche dei rifiuti sono a tutt'oggi destinate alle discariche e ciò a distanza di ben 16 anni dalla direttiva comunitaria 1999/31, che imponeva l'adozione di un programma concreto per la riduzione del conferimento di tali rifiuti in discarica. Gli impianti di compostaggio attualmente operativi nel Lazio possono trattare solo 70.500 t/anno, mentre la Regione Lazio continua ad approvare o a dare pareri favorevoli di compatibilità ambientale su progetti di costruzione di impianti di trattamento meccanico biologico (vedi Cupinoro e Colle Fagiolara), contestualmente attestando di avere una capienza più che sufficiente.
 
E che dire dei termovalorizzatori indicati come operativi, spesso obsoleti e molto inquinanti come quelli di Colleferro? O ancora della Terza linea di San Vittore?
Sarà contenta la comunità dei cittadini di Malagrotta nel venire a sapere che il gassificatore è inserito nell'impiantistica in dotazione, nonostante i tanti proclami alla popolazione?
In questo contesto viene previsto un pareggio di bilancio tra produzione di CDR e capacità di combustione negli anni 2019 o 2020, con una percentuale che si attesta negli anni a seguire a circa il 60% di utilizzo per lo scenario 1 (con la raccolta differenziata che sale gradatamente dal 45% al 75%) e il 100% per lo scenario 2 (con la raccolta differenziata che sale gradatamente dal 55% al 75%), fino al 2026. Presumibilmente più veritiero lo scenario 2 con i dovuti dubbi legati alla variabilità della raccolta differenziata.
Colleferro e San Vittore coprirebbero più del 70% della combustione di rifiuti.
Previsione per dieci anni che rappresenta un nulla di fatto nella direzione di un cambiamento di passo, anzi denota una evidente mancanza di programmazione avvenuta nel passato con evidenti ripercussioni sul futuro.
 
Poco incoraggiante è inoltre la percentuale di raccolta differenziata raggiunta a Roma Capitale rispetto al fiume di soldi pubblici versati e il dover leggere che molte Province, ben lontane dal raggiungimento della percentuale del 65% di raccolta differenziata, non ipotizzino nemmeno una crescita della percentuale nei prossimi anni (è il caso della Provincia di Latina).
Assurdo che in una situazione del genere chi ha dovuto lavorare sulla determina non sia riuscito a ricevere dalla Provincia di Frosinone i dati aggiornati della raccolta differenziata, utilizzando i dati Ispra del 2014. Incapacità o noncuranza?
 
Ancora, la Regione Lazio non vuole ancora uscire dallo smaltimento dei rifiuti in discarica ed infatti conclude, senza mai nominare le discariche, sulla necessità di reperire “volumetrie utili alle esigenze di smaltimento della frazione residua del trattamento dei rifiuti urbani”.
Una di queste è sicuramente la discarica di Colleferro, che attualmente ha una dote di 33.000 tonnellate di residuale per il conferimento, ma se venisse applicato lo spostamento dei tralicci TERNA, raggiungerebbe una disponibilità di oltre 600.000 tonnellate, divenendo il sito più grande a servizio della Regione Lazio poco al di sopra della discarica di Roccasecca in provincia di Frosinone.
 
In conclusione, il quadro che ne esce è quello di una gestione pubblica dei rifiuti spesso contraddittoria e poco lungimirante, incapace a guardare al futuro ed ancorata agli ultimi posti della gerarchia dei rifiuti.
 
Eppure la Regione Lazio pare essere quella che tassa di più i propri cittadini.
Sarebbe dunque auspicabile che almeno una piccola parte dei soldi pubblici riscossi dalla Regione venisse investita per guardare un po' più avanti e promuovere ad esempio nuove strategie di prevenzione e gestione dei rifiuti, magari coinvolgendo anche le associazioni e i cittadini, come prevedono le convenzioni internazionali sottoscritte e rimaste spesso lettera morta come i programmi ministeriali per la prevenzione dei rifiuti.
Un approccio più lungimirante nell'amministrazione della cosa pubblica potrebbe anche portare linfa vitale: nuovi investimenti, nuovi posti di lavoro.
 
Sogniamo?"

Anche il delegato alla Salute, Ambiente e Politiche Sociali della consulta giovanile della città metropolitana di Roma Capitale, Alessandro Verrelli è intervenuto in merito al documento regionale: "Sono contrario a qualsiasi ipotesi di ampliamento della discarica di colle Fagiolara a Colleferro. La Regione Lazio il 26.4.2016 ha approvato la delibera per la determinazione del fabbisogno degli impianti, secondo i dati sulla produzione dei rifiuti raccolti dalle province. Per Colleferro, la Regione prevede di aggiungere ai 33 mila metri cubi altri 600 mila metri cubi di volumetria disponibile a seguito dello spostamento dell’elettrodotto di Terna, che si trova sito all’interno. Il quantitativo aumenterà di 18 volte! Naturalmente il costo degli spostamenti sarà a carico dei contribuenti! L'ennesimo regalo del PD e di Zingaretti al nostro territorio."

Roma

Roma, Tor Bella Monaca: violenze domestiche e minacce di morte, arrestato un uomo per maltrattamenti aggravati

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“Vivevamo con la paura che succedesse qualcosa di peggio”, raccontano i vicini, scossi dall’episodio

Nella giornata di ieri, a Tor Bella Monaca, si è consumato l’ennesimo episodio di violenza domestica. Un uomo di 47 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di maltrattamenti e lesioni personali aggravate nei confronti della sua compagna convivente, una donna di 37 anni, originaria di Roma.

L’intervento dei Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca è avvenuto a seguito di una segnalazione ricevuta in caserma. La vittima, che presentava una ferita alla testa causata da un violento colpo sferrato dal compagno, è stata immediatamente soccorsa dal personale del 118 e trasportata al Policlinico Casilino. Sebbene le sue condizioni non fossero considerate gravi, la donna è stata trattenuta in osservazione, lasciando emergere una storia di abusi che durava da anni.

Secondo quanto riferito dalla donna ai Carabinieri, le violenze erano ormai una costante nella sua vita da circa 10 anni, sin dall’inizio della convivenza con l’uomo. Il compagno, un tossicodipendente con evidenti problemi di gelosia morbosa, l’aveva sottoposta a continue aggressioni fisiche e verbali, senza che lei trovasse mai il coraggio di denunciarlo. Solo ora, dopo l’ennesimo episodio di brutalità, ha deciso di rompere il silenzio.

Tra i dettagli più agghiaccianti emersi dalle sue dichiarazioni, vi sono le minacce di morte ricevute e i danni causati all’interno della loro abitazione, segni di un clima di terrore vissuto quotidianamente. La donna ha anche ammesso di aver subito altre lesioni in passato, mai refertate, lasciando intuire una lunga scia di violenze mai denunciate.

Il vicinato: “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava”

I residenti della via Fabrizio Chiari, luogo dell’arresto, hanno espresso il loro sgomento per la vicenda. Alcuni di loro, scossi dall’accaduto, hanno riferito ai giornalisti di aver sentito più volte urla e litigi provenire dall’abitazione della coppia. “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava, ma nessuno si aspettava che fosse così grave”, ha dichiarato una vicina di casa, con voce tremante. “Vivevamo con la paura che potesse succedere qualcosa di peggio, ma non immaginavamo che lei subisse violenze così terribili.”

Un altro residente ha commentato: “Lui era una persona difficile, lo sapevamo tutti. Aveva problemi di droga e spesso lo vedevamo alterato. Ma lei era sempre così riservata, sembrava che volesse nascondere tutto”.

L’arresto

Dopo aver acquisito la denuncia della donna e raccolto le prove necessarie, i Carabinieri hanno arrestato l’uomo e lo hanno condotto presso il carcere di Regina Coeli. Il Tribunale di Roma ha già convalidato l’arresto, disponendo la sua detenzione in carcere in attesa di ulteriori sviluppi. Le accuse nei suoi confronti sono gravi e includono maltrattamenti e lesioni personali aggravate, reati che potrebbero costargli una lunga pena detentiva.

L’episodio ha sollevato ancora una volta il tema delle violenze domestiche, una piaga che troppo spesso resta nell’ombra, e che coinvolge numerose vittime incapaci di denunciare i propri carnefici. Le forze dell’ordine continuano a sensibilizzare sulla necessità di rompere il silenzio e denunciare tempestivamente situazioni di abuso, per evitare che episodi di violenza degenerino in tragedie irreparabili.

Un grido di allarme sociale

Questo dramma si inserisce in un contesto sociale già problematico come quello di Tor Bella Monaca, un quartiere noto per l’alto tasso di criminalità e disagio sociale. “Speriamo che questa vicenda serva a far riflettere”, ha dichiarato un altro residente. “Qui la violenza è all’ordine del giorno, ma non possiamo rimanere indifferenti. Dobbiamo fare di più come comunità per aiutare chi soffre in silenzio.”

La speranza è che la vicenda possa portare maggiore attenzione sulla necessità di proteggere le vittime di violenza domestica e offrire loro il supporto necessario per ricostruire le proprie vite.

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Castelli Romani

Nemi, “I Corsi” senz’acqua: una battaglia che non trova ascolto

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Residenti esasperati da continui guasti idrici, l’associazione locale lancia un grido di aiuto contro il silenzio di Acea

Da anni, la zona alta di Nemi, conosciuta come “I Corsi“, si trova a dover affrontare una situazione inaccettabile: l’acqua potabile, bene primario e fondamentale, continua a mancare per lunghi periodi durante l’estate a causa di guasti alle condutture idriche. Il problema, ormai cronico, ha colpito ancora una volta i residenti nel corso dei mesi estivi, lasciando numerose famiglie senza fornitura idrica per giorni interi.

Nonostante le ripetute segnalazioni, la situazione sembra essere sempre la stessa. A pagare il prezzo più alto di questa disfunzione sono le famiglie del quartiere Corsi e del Parco dei Lecci, costrette a vivere senza acqua, per più di due giorni consecutivi in diverse occasioni solo nell’ultimo mese.

La comunità locale è esausta, e l’unica risposta ricevuta dal gestore idrico Acea sembra essere una generica scusa per il disagio, accompagnata da una sterile offerta di rimborso. Un rimedio che, però, non può compensare la gravità del problema.

L’Associazione “Corsi & Parco dei Lecci”, nata oltre due anni fa proprio per far fronte a questa emergenza, ha portato avanti una lunga battaglia contro il gestore, ma senza alcun risultato concreto. A guidare questa battaglia è la presidente Rosa Lenci, che ha recentemente inviato un’ulteriore lettera di reclamo all’indirizzo PEC di Acea, evidenziando i disagi continui subiti dagli abitanti. “Con la presente sono a comunicare la mancanza di acqua a giorni alterni per più di quattordici volte nel mese di agosto e ancora a settembre per altre cinque/sei volte, compreso oggi”, scrive nella sua denuncia, sottolineando come la mancanza d’acqua si protragga spesso per oltre 48 ore.

La presidente Lenci, ha rimarcato la gravità della situazione, ricordando che l’interruzione della fornitura di acqua rappresenta una violazione del codice penale. “Ci state portando all’esasperazione,” aggiunge con forza, evidenziando come il disinteresse di Acea Ato 2 stia esasperando i residenti, che si trovano ormai stremati da anni di disagi senza una soluzione concreta all’orizzonte.

L’associazione chiede ora un incontro urgente con un responsabile di Acea per discutere una soluzione definitiva, mentre il loro grido di aiuto continua a rimanere inascoltato. La mancanza d’acqua non è soltanto un disagio quotidiano, ma un problema di salute pubblica e di qualità della vita, che le autorità locali dovrebbero prendere in carico con maggiore serietà e urgenza.

Se da un lato Acea Ato 2 continua a rassicurare i residenti con scuse formali e promesse di rimborso, dall’altro lato il problema persiste, senza che vengano prese misure concrete per evitare nuovi guasti.

È ora che le istituzioni locali intervengano in modo deciso per garantire il rispetto di un diritto essenziale e mettere fine a questa vergognosa situazione.

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Castelli Romani

Frascati: “Crolla” la pavimentazione in piazza San Rocco

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Spaventano le immagini che ci sono arrivate oggi in redazione di piazza San Rocco a Frascati.
“Frascati crolla” è il grido che ci giunge.

la foto mostra nel dettaglio la “voragine” creatasi su piazza San Rocco

I lavori che imperversano in città mostrano la fragilità del territorio dove si sviluppa Frascati.
Anni di mancate manutenzioni e di lavori, a quanto ci dicono numerosi altri cittadini, eseguiti con poca accuratezza hanno minato la stabilità del terreno e le piogge torrenziali di questi giorni sono il “colpo di grazia”.

immagini giunte in redazione

Quello che traspare è la necessità di porre in essere un accurata ricognizione della città stessa, specie nella zona più storica ed antica.
La necessità di riqualificare, in special modo, tutto il centro storico diventa sempre di più necessaria ed urgente proprio per evitare ulteriori danni a quello che resta il fragile territorio della città tuscolana.

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