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Editoriali

Riforma Protestante: il culto Pentecostale secondo 'Protestantesimo'

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Tempo di lettura 5 minuti Tutti giù a battere le mani, a zompare, accompagnati da una musica ritmata, muovendo le anche come al carnevale di Rio. Mancava solo il trenino di mezzanotte di Capodanno

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di Roberto Ragone

 


Celebrare i 500 anni di Riforma Protestante è doveroso da parte di chi questa Riforma ha adottato come precetto di fede, approdando alla Chiesa Evangelica. Se poi la scelta d’elezione comprende anche il pentecostalismo, ecco che domenica 4 giugno, scoprire che la Rai, sul secondo canale, in contemporanea con la Messa cattolica sul primo, trasmette un culto pentecostale, non può che far piacere, e far decidere di seguire tutta la manifestazione, più unica che rara. Infatti, tranne qualche triste ‘culto evangelico’ trasmesso in prossimità delle feste di Natale dalla Svizzera o da una qualunque chiesa Valdese – che non è proprio rappresentativa dei pentecostali – non abbiamo mai avuto il privilegio di assistere ad un culto pentecostale in tv.


 


A differenza di ciò che accade per i riti della chiesa cattolica, trasmessi ogni domenica e feste comandate, e da collegamenti in diretta con tutto il mondo in occasione dei viaggi del Papa e dei suoi discorsi. La manifestazione, come nei titoli di coda, è stata organizzata dalla testata televisiva ‘Protestantesimo’, che trasmette i suoi brevi programmi registrati una o due volte alla settimana, il più delle volte attorno alle due di notte. Anche in questa testata non abbiamo visto una particolare predilezione per i pentecostali. Ma domenica mattina pareva proprio che l’incantesimo si dovesse rompere, e si potesse assistere ad un vero culto evangelico pentecostale, con l’intervento di fratelli e sorelle da tutto il mondo. In breve, per chi non ne fosse informato, la chiesa pentecostale è una delle denominazioni delle varie appartenenze evangeliche scaturite dalla riforma luterana, che nel suo ambito privilegia l’opera dello Spirito Santo sceso sui ‘centoventi nella stanza di sopra’ nel giorno di Pentecoste, come descritto in Atti degli Apostoli al cap. 2.


 


Tra parentesi, non è che stessero lì per ‘stare fra loro’, come dichiarato da una relatrice, ma si nascondevano per paura dei nemici di Gesù. Durante i culti infatti, si rinnova la discesa dello Spirito Santo con l’effusione di ‘lingue’, o ‘glossolalìa’. Posto che la vita cristiana si esprime in un percorso di crescita in Cristo, l’effusione dello Spirito Santo attiene proprio ad Atti cap. 2, che è il momento in cui nasce la vera Chiesa di Cristo, come correttamente ha rilevato una delle relatrici. Senza la pienezza dello Spirito Santo, infatti, non è possibile mettere in pratica efficacemente ciò che Gesù comandò agli apostoli prima di salire al Padre, cioè andare ed evangelizzare con coraggio e determinazione, come fece Pietro una volta rimesso in libertà.


 


Purtroppo la delusione era dietro l’angolo. Infatti, la glossolalìa, carisma di manifestazione di lingue non comprensibili, ma interpretate da chi ha ricevuto un altro carisma, quello dell’interpretazione da alto, è diventata una specie di lezione di lingue straniere, per cui chi ne fosse colpito potrebbe meglio comunicare con gli stranieri, – leggi ‘migranti’ – costruendo quei ponti così cari a Bergoglio, e distruggendo quei ponti così invece cari a Trump. “Non muri ma ponti” è stata la conclusione politicizzante e papista della relatrice. La glossolalìa durante i culti è menzionata dall’apostolo Paolo (S. Paolo), che dichiara che in chiesa lui parla in lingue più di tutti gli altri, ma affinchè la chiesa ne riceva edificazione, è necessaria la presenza di chi interpreta – 1^Corinzi 14:13-18.  Quindi effusione di Spirito Santo, non scuola di lingue.


 


Altra delusione, la citazione della Lettera ai Galati, cap. 5, in cui si evidenzia il fatto che lo Spirito e la carne hanno desideri contrari; citazione in cui la ‘carne’ è diventata ‘egoismo’, in ossequio agli ultimi discorsi di Bergoglio, che condanna l’egoismo dei potenti che si arricchiscono a spese dei più poveri. Niente di male, solo che questa interpretazione è decisamente falsa rispetto allo spirito della citazione. Infatti, i frutti dello Spirito sono citati, (amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mansuetudine, autocontrollo,  Galati 5, versetti 22-23), come sono citate le opere della carne – non dell’egoismo: ‘ fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,  invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose’ Galati, cap. 5, versetti 19-21. L’egoismo tanto caro al papa non è per nulla citato, e sostituire il termine ‘carne’ con ‘egoismo’ falsa tutto il significato della citazione. Infatti, quali sarebbero le ‘opere dell’egoismo’, e quale sarebbe il motivo per sostituire ‘carne’ con ‘egoismo’? Lo scopo è palese: dimostrare che le differenze fra la chiesa cattolica e quella pentecostale non esistono, o esistono in maniera molto limitata: non diciamo forse le stesse cose? Continuando in questa carrellata, che ha potuto cogliere solo alcuni particolari più evidenti della trasmissione, troviamo un sacchetto di carta che gira fra gli spettatori, da cui ognuno trae una specie di biscotto, e tutti la consumano mentre una voce dal pulpito parla di ‘comunione’: ora, un credente evangelico sa benissimo che noi non celebriamo la ‘comunione’ con l’ostia o simili, ma celebriamo la Santa Cena, in memoria dell’ultima cena di Gesù, durante la quale consumiamo un piccolo pezzo di pane e beviamo un sorso di vino, tutti insieme, all’unisono, durante la lettura del passo di 1^ Corinzi cap. 11, dal versetto 23 al 29. E soltanto chi è battezzato in acqua, avendo già fatto il patto con il Signore, può prendere la Santa Cena, altrimenti – dice Paolo – magia e beve un giudizio contro sé stesso.


 


Abbiamo visto gente mordere il biscotto come una merendina, convinti che quella fosse la vera Santa Cena del Signore, dopo tutto molto simile alla Comunione cattolica, e offrirlo anche ai bambini che naturalmente sono troppo piccoli per aver già fatto un patto responsabile. Altro falso: sostituire l’ostia con un biscotto: dov’è la differenza? Forse solo nella composizione intrinseca? Ma… e il vino? Quello mancava proprio. E mancava anche il rispetto per quello che in definitiva avrebbe dovuto rappresentare e ricordare il Corpo di Gesù.  Ultima chicca di questo culto fallimentare, le preghiere in varie lingue, caratteristica da sempre dei papi durante le feste di Natale, purtroppo, intervallate da una preghiera collettiva che pregava il Signore di ascoltare le loro suppliche, trasformando il tutto in un salmo responsoriale. Bene, se questo è il contributo dato da ‘Protestantesimo’ al culto pentecostale preferiamo quello più modesto che si tiene nelle nostre piccole chiese, dove lo Spirito Santo si manifesta realmente, e dove l’ombra lunga di papa Bergoglio non s’allunga minacciosa, tesa ad annullare le differenze fra gli evangelici e i cattolici, distruggendo così anche la stessa chiesa evangelica.


 


Pare infatti che all’inizio del suo pontificato, necessario dopo Ratzinger ‘dimesso’ Francesco abbia dichiarato che la sua intenzione era proprio quella di ‘distruggere’ la chiesa evangelica. Saremo noi i nuovi Catari? Intanto da noi si moltiplicano le conversioni a Cristo e i battesimi nello Spirito Santo, mentre pare – e la presenza di Bergoglio dovrebbe esserne testimone – che in casa Vaticano manchino le vocazioni, e molte siano le questioni spinose, a partire dai preti gay, ai preti pedofili, e allo IOR e chissà quante altre difficoltà che sono ben nascoste, com’è costume vaticano. Da queste manovre non si faranno certo ingannare i veri credenti, segnatamente quelli che hanno conosciuto l’adempimento della ‘promessa del Padre’, come Gesù chiama la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, e che ne conservano nel cuore la pienezza. Bergoglio potrà anche andare a pregare in moschea, riconciliarsi doverosamente con gli Ebrei e con gli ortodossi, ricevere il Dalai Lama, chiamare ‘fratelli’ i musulmani, fare politica internazionale, ricevere capi di Stato, fungere da sindacalista, sponsorizzare gli sbarchi, ma la chiesa pentecostale non può essere confusa da queste manovre di potere, in cui purtroppo è coinvolta anche la testata che ha sponsorizzato la trasmissione.


 


Ultima interpretazione: da Filippessi, cap. 4, versetto 4: “Rallegratevi sempre nel Signore” dice l’apostolo Paolo ai Filippesi “Ripeto: rallegratevi.” Il tutto recitato da un giovane maschio, non identificato. E tutti giù a battere le mani, a zompare, accompagnati da una musica ritmata, muovendo le anche come al carnevale di Rio. Mancava solo il trenino di mezzanotte di Capodanno.

 

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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Editoriali

Riforma tributaria e abrogazione legge Pittella: l’Avvocato Lucarella presenta petizione alla Camera dei Deputati

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La legge Pittella da ormai due anni ha cambiato le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani: da un giorno all’altro anni di sacrifici economici e investimenti legali andati in fumo per effetto della legge 215/2021 (partorita dal Parlamento a seguito dell’emendamento che prese il nome dal suo proponente).
La questione, molto dibattuta in ambito giuridico, ha scatenato molti effetti sul piano umano e di vita reale per singoli cittadini ed imprese soprattutto medio-piccole: in pratica la legge, prevedendo la non impugnabilità dei famosi estratti di ruolo (rilasciati dalla ex Equitalia), comporta il non potersi più difendere da atti dell’amministrazione esattoriale ritenuti illegittimi se non quando una intimazione di pagamento, un pignoramento, una istanza di fallimento dovessero essere notificati.
L’Avv. Angelo Lucarella, già vice presidente coord. Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, docente a.c. in Diritto processuale tributario – Università degli studi di Napoli Federico II e tra gli esperti giuristi italiani invitati dal World Justice Project 2023 (sostenuto dalla Commissione Europea), ha depositato il 30 dicembre 2023 una petizione per la riforma legislativa secondo quanto previsto dall’art. 50 della Costituzione italiana.
“Si tratta di un atto doveroso: bisogna rimettere i cittadini, che avevano promosso contenziosi per cartelle esattoriali ritenute illegittime, in condizione di difendersi.
Il fatto che una legge dello Stato, di punto in bianco, faccia blocco al diritto di difesa con un effetto retroattivo implicito è contro la Costituzione italiana perché crea disparità di trattamento e violazione del diritto di difesa. Principi e diritti, quest’ultimi, anche tutelati a livello europeo e internazionale.
Con la petizione, per quanto anzitutto fatto ed atto simbolico, si istruisce un procedimento legislativo che vedrà interessarsi della questione una Commissione parlamentare apposita.
La speranza è che si giunga alla abrogazione della legge Pittella o quantomeno ad una norma c.d. di interpretazione autentica affinché si dichiari, una volta per tutte, che non è possibile alcun effetto retroattivo implicito. Sulla scorta di questa ipotetica soluzione legiferare per la riapertura dei termini contenziosi per i contribuenti che vogliono continuare le cause all’epoca avviate o quantomeno consentire loro di conciliare con l’erario allo stato del giudizio prima della legge Pittella.
Inoltre è la stessa Corte Costituzionale con la recente decisone 190/2023 ad invitare il legislatore ad intervenire quanto prima sulla questione.
Quindi ne va dello stato di diritto e della credibilità del sistema delle leggi democratiche”.
È quanto commenta l’avv. Lucarella.

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