RIFORME PER… “CONTENTI E COJONATI”

di Emanuel Galea

Nell’indifferenza di tanti e la complicità di molti si sta perpetrando lo spoglio del cittadino da ogni suo diritto in merito ai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione. “Il Popolo elegge i suoi rappresentanti – con le elezioni politiche – e ad essi dà il mandato di formare le leggi che assicurino il suo benessere e il suo sviluppo materiale e morale secondo quanto recita il capitolo Diritti e doveri dei cittadini nell’Ordinamento della Repubblica.” E’ noto il pasticciaccio della riforma del Senato.

Tanto tempo perso per abortire un nuovo Senato, aggravato da nuovi costi, con la sola variante di non essere più rappresentativo della volontà popolare.  Ciò è avvenuto con la complicità del governo e dei suoi alleati. Non è mancato l’apporto di parte dell’opposizione. In commissione ci sta la pseudo legge elettorale, stranamente chiamata Italicum. Proprio questi giorni, in un vertice Renzi/Berlusconi questa è stata oggetto di discussione. Migliorarla non per gradire l’elettore ma gli eletti. Se quest’obbrobrio non cambia, fermi restando le liste bloccate e preferenze beffa, la rappresentanza come voluta dalla Costituzione diventa un pio ricordo. Qualcuno può pensare che tutto questo sta succedendo per caso. Personalmente penso il contrario. Alla legge 7 agosto 2012, n.135 di conversione del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, c.d. decreto legge “spending review”, che, all’articolo 18, ha istituito le città metropolitane, non mancano le ragioni del loro fallimento, come, per contro, le ragioni sociali, economiche e urbanistiche che le giustificano. I ritardi sono endemici e gli errori ed omissioni non hanno fatto deludere mai alcuno. Il cittadino si è finalmente accorto che alcuni eletti stavano per decidere definitivamente il destino politico, sociale ed economico di suo paese. Sorse la necessità di una scelta ponderata, decisa dalla comunità intera, a quale area metropolitana, provincia, conviene ragionevolmente appartenere. Le ideologie e le passioni, le appartenenze ad aree politiche, in questo caso sono tutti da mettere a parte, hanno fatto sempre danno nel passato, ma lo faranno di più se adoperati nel caso specifico.

Questi giorni ci saranno le elezioni per i “consigli provinciali, consigli aree metropolitane”. L’hanno denominati elezioni di secondo grado. Che cosa significa? Presto a dirlo. Vuol dire che da queste elezioni sono
esclusi i cittadini. Qualcuno ancora può credere che le Province siano stati abolite. Crede male! Non solo non sono stati abolite, al contrario l’organico loro è stato rafforzato. Qualcuno ancora deve dettagliare il quantum e i dettagli del tanto
sbandierato risparmio!

Le assemblee pubbliche, chiamando i cittadini a decidere a quale area metropolitana vorranno appartenere si moltiplicano. Sono diversi i fattori da considerare: quelli socio-economico del territorio, quelli storico-culturali, le tradizioni, l’organizzazione amministrativa ed estensione di fatto della città, gli strumenti di governo adeguati all’amministrazione della propria realtà territoriale, con le sue specificità e particolarità. In ultimo non guasta fare un pensiero all’eventuale futuro federalismo fiscale e per finire accertarsi dove sono più convenienti le imposte sulla casa: Tasi,
Tari, Iuc ed ex Imu.

Da tutto questo papier escono tre considerazioni: la prima che il voto del cittadino piano piano sta venendo eroso; la seconda è ,anziché i risparmi vantati, ci sono aumenti di costi e organici. In ultimo si chiede se questi mega aree metropolitane serviranno veramente a migliorare la vita dei cittadini. Sarà… Chi vivrà vedrà!