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Cronaca

ROBERTA BRUZZONE: L'INTERVISTA SULLA QUERELA DI LUCIANO GAROFANO

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Tempo di lettura 3 minuti La Criminologa: "Lasci che siano i giudici che ci attendono, e in diverse sedi, a decidere chi ha diffamato chi"

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di Chiara Rai

“Signor Garofano, sono lieta di vedere che con il pensionamento si è molto rilassato al punto da dimenticare i fondamenti del diritto: il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio tanto nel procedimento a cui ha fatto riferimento lei quanto nel processo che la vede imputato per diffamazione in mio danno a Roma…di cui nessuno era a conoscenza fino ad ora perché io, non essendo pensionata ed essendo una libera professionista, non ho tutto il tempo che ha lei da passare sui SOCIAL Media…comunque le auguro di godere appieno della cospicua pensione che noi cittadini italiani le paghiamo con la serenità che ho io che credo nella Giustizia e nella fisiologica dialettica operata nelle aule…lasci che siano i giudici che ci attendono, e in diverse sedi, a decidere chi ha diffamato chi…” Questa la replica della dottoressa Roberta Bruzzone, stimata Psicologa Forense e Criminologa rivolta a Garofano. Anche a lei abbiamo voluto rivolgere qualche domanda

Da dove nasce questa storia? Perché è accusata di aver diffamato Luciano Garofano?

Certamente la mia è stata una reazione di rabbia espressa nella lettera aperta che ho pubblicato sul mio blog e va contestualizzata perché in quel momento ero attaccata in maniera molto pesante da Garofano e da altre persone che continuavano ad offendermi e diffamarmi sul social, tant’è che ci sono numerose querele in corso

Insomma, una vera e propria guerra. Per “altre persone” chi intende? Il suo ex compagno Marco Strano?
Si, Strano con il quale ho convissuto da aprile 2003 a luglio 2008, insomma una convivenza derubricata in seguito da Strano come un “breve flirt”. Ci tengo a sottolineare che io ho sempre e solo risposto alle nefandezze che hanno messo in circolo sulla mia persona. E’ tutto documentabile, ho sempre subito delle provocazioni e sulla mia persona non sono stati risparmiati ignobili epiteti che spesso purtroppo vengono rivolti al genere femminile

Dunque Garofano l’avrebbe provocata?
Sì, ma ha fatto molto di più. Ha messo su contro di me un vero e proprio teatrino, addirittura chiamando alle armi tutti gli amici, attraverso un post sulla bacheca di Strano che contava circa oltre 5mila contatti (il tenore ed il destinatario di quel post terribilmente offensivo erano inequivocabili…ed era chiaramente rivolto a me), affinché tutti insieme mi "sputtanassero" insomma… ha esortato affinché mi facessero cattiva pubblicità attraverso ogni canale possibile: convegni, corsi, manifestazioni e soprattutto con il canale “PORTA A PORTA” scritto in maiuscolo nel post però…capisce?

Capisco “Porta a Porta”, la trasmissione di Vespa intende?

Purtroppo la mia popolarità evidentemente li disturba parecchio, in particolare la mia partecipazione al programma PORTA A PORTA visto che è spesso citato nelle loro "iniziative". Un esempio? Nel 2011 Strano e Garofano hanno scritto una lettera aperta a Bruno Vespa in cui comparivano altri presunti firmatari che hanno poi negato (per iscritto) di aver preso parte alla cosa (…buona parte dei presunti firmatari, guarda caso , tra questi, tutti i sindacati di Polizia citati, si sono dissociati dall'iniziativa). Nella missiva si diceva che io mi sarei vantata addirittura di titoli che non ho mai conseguito. Come se non bastasse sono stata denunciata da questi soggetti per tentata estorsione e usurpazione di titoli. Ebbene, la magistratura ha controllato tutto e io ho messo tutti i titoli a disposizione e ha così potuto appurare la veridicità dei miei titoli e meriti. Ovviamente le loro querele per tentata estorsione e usurpazione di titoli sono state tutte archiviate. Adesso, dopo che è stato tutto ovviamente verificato dagli inquirenti e che la questione penale si è chiusa in mio favore, agirò in sede civile a mia tutela. Pensi, proprio nel periodo in cui girava questa infamante lettera contro di me ho dovuto persino rispondere a delle contestazioni sul punto da parte di un avvocato mentre mi trovavo in corte d'assise come consulente tecnico per un caso molto importante.


E la redazione di Vespa come si comportò?
Portai tutti i miei titoli in redazione. Capirono che si trattò di un attacco del tutto infondato nei miei riguardi. Si resero conto che quanto mi veniva attribuito era falso e continuai ad essere ospite fisso. Ormai sono anni che siedo nel prestigioso salotto di Porta a Porta con buona pace di questi soggetti.

Insomma, dottoressa Bruzzone, cosa avrebbe scritto contro Garofano in questa lettera aperta sul suo blog?

Ho semplicemente risposto nell'immediatezza, con comprensibile rabbia, al post pesantissimo che Garofano aveva scritto precedentemente sulla bacheca di strano (post che Garofano ha ammesso essere stato a me rivolto in un'altra vicenda), usando per altro le stesse parole che lui aveva rivolto a me. Parole di disistima sicuramente.

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Roma, Tor Sapienza: Rider picchiato e derubato della bici elettrica da banda di ragazzini

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ROMA – I Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza della custodia cautelare del collocamento in comunità, emessa dal G.I.P. del Tribunale per i minorenni di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica per i minorenni, nei confronti di 4 indagati, gravemente indiziati a vario titolo dei reati di rapina e lesioni personali aggravate in concorso nonché, per uno dei soggetti coinvolti, di minaccia aggravata con finalità di discriminazione o di odio etnico.
L’episodio è avvenuto in Piazzale Pino Pascali, periferia Est della Capitale, lo scorso 12 novembre 2023, ai danni di un rider di origine africana, senza fissa dimora. Nella circostanza, lo straniero è stato accerchiato da un gruppo di 5 giovani minorenni che, dopo il primo approccio hanno iniziato a picchiarlo colpendolo ripetutamente con calci e pugni e anche a bastonate al volto e al corpo, lasciando dolorante e sanguinante a terra, rubandogli anche la bicicletta elettrica.
Il rider, tuttavia, è riuscito a comporre il numero di emergenza 112, e a fornire una preliminare descrizione di alcuni componenti della banda alla pattuglia dei Carabinieri intervenuta sul posto.
A seguito delle immediate ricerche in zona, dopo pochi minuti, i militari sono riusciti a identificare 2 ragazzi minorenni, corrispondenti alle sommarie informazioni fornite dalla vittima, entrambi con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, i quali fin da subito non sono riusciti a fornire una valida giustificazione sulla loro presenza in zona. Accompagnati per accertamenti, giunti in caserma, alla vista del rider, hanno iniziato subito ad inveirgli contro, pronunciando frasi a sfondo razziale e minacce di morte.
Nel prosieguo delle indagini, le rivelazioni dei minori sottoposti a controllo, corredate da riscontri e riconoscimenti fotografici degli altri coetanei, con i quali gli stessi si accompagnavano la sera dell’aggressione, hanno consentito di delineare un quadro chiaro circa le dinamiche del pestaggio e le responsabilità in capo a ciascuno dei relativi autori.
L’Autorità Giudiziaria concordando l’attività condotta dai Carabinieri, ha disposto la custodia cautelare presso I.P.M per due dei cinque teenagers, riconosciuti quali componenti del gruppo di minori italiani e stranieri autori dell’azione criminosa, in virtù della relativa spregiudicatezza e pericolosità sociale. A due degli indagati, ai quali è stato riconosciuto un ruolo minoritario nella commissione del reato, saranno collocati in una Comunità individuata dal Centro per la Giustizia Minorile di Roma, mentre l’ultimo partecipante, anch’esso individuato ed identificato, non è risultato di alcun provvedimento in quanto non imputabile.
Il rider, invece, a causa delle lesioni subite durante l’agguato, trasportato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I° di Roma, i medici hanno riscontrato contusioni multiple al capo, al gomito, al piede e polso destro con una prognosi di 20 gg.

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Tragedia nel salernitano: muore bimbo di 15 mesi azzannato da due pitbull

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I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima

Un bambino di 15 mesi è stato azzannato da due pitbull a Campolongo (Salerno) questa mattina ed è morto per le ferite riportate.

Ancora poche le notizie acquisite dai carabinieri che sono sul posto. I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima.

Anche la mamma del bambino è rimasta ferita per difendere il figlio. Non sarebbe – secondo le prime notizie – in pericolo di vita. A quanto si apprende, secondo una prima ricostruzione, il piccolo si trovava in braccio allo zio, quando, uscendo di casa, i due cani avrebbero azzannato il bimbo strappandolo letteralmente dalle braccia dell’uomo, rimasto illeso. Il fatto è accaduto nel piazzale antistante una villetta a due piani. I cani sarebbero di proprietà di amici della famiglia del bimbo, che non abiterebbero più con la coppia ma avrebbero lasciato i cani lì.”

“È stato letteralmente strappato dalle sue braccia e azzannato. Il servizio veterinario prenderà entrambi i cani che non erano di proprietà della famiglia colpita da questa tragedia ma di un’altra famiglia che convive in questa stessa abitazione. E’ stata una aggressione feroce e nonostante sia anche intervenuto uno zio del bambino per cercare di liberarlo, non c’è stato niente da fare”. A dirlo il sindaco di Eboli (Salerno), Mario Conte. “Il tutto è avvenuto improvvisamente, in pochi istanti e nessuno si spiega come sia potuto accadere in quanto questi cani sono lì da sempre. In questa casa la famiglia del bambino dovrebbero essere in locazione. E’ una tragedia che ha sconvolto tutta la comunità. E deve essere da monito per chi possiede questi cani che sono purtroppo particolari, con esigenze particolari. Chi ha questi cani deve stare molto attento. Qui abbiamo perso un bambino piccolo, una cosa che colpisce tutti. Da quello che mi hanno riferito non sono mai accaduti episodi preoccupanti”.

Sul posto, da quanto ha appreso anche il primo cittadino, “dovrebbe esserci anche la signora proprietaria dei cani che al momento sta vicino alla mamma del piccolo”.

Codacons, ogni anno 70mila aggressioni
“Dopo la tragedia di Eboli, dove un bimbo di 15 mesi è stato sbranato da due pitbull”, il Codacons torna a chiedere “a gran voce misure per garantire la sicurezza dei cittadini e limitare il fenomeno dei cani potenzialmente pericolosi”. “Al di là del caso specifico e delle dinamiche che hanno causato l’aggressione”, secondo Codacons “è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolose per l’uomo, e che la loro diffusione sul territorio è in forte aumento anche a causa di mode e tendenze del momento – afferma il Codacons – Indipendentemente dall’ educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto come alcune razze, ad esempio pitbull o rottweiler, per le loro caratteristiche peculiari fisiche (potenza, robustezza, dentatura) possano provocare ferite letali in caso di morsicatura”.

“Proprio per questo, e senza ovviamente demonizzare gli animali, chiediamo da tempo un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. Il morso di un volpino, infatti, non causa certo le stesse ferite del morso di un pitbull. L’ aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotta dall’ ex Ministro Sirchia ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza. Una lista che, anche alla luce della tragedia di Eboli, andrebbe ripristinata, considerando che ogni anno si contano in Italia circa 70mila aggressioni a danno dell’uomo da parte di cani, e che non tutte le razze sono adatte a chiunque”, conclude il Codacons.

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Altamura, sgominata organizzazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti: arrestate 10 persone

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei reparti competenti per territorio, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone, emesse dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nelle quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di 9 indagati poiché ritenuti appartenenti ad un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed 1 per detenzione ai fini di spaccio in concorso.

L’impostazione accusatoria accolta dal Gip

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte dal novembre 2020 ad aprile 2021 dalla Sezione Operativa della Compagnia di Altamura, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, perquisizioni e sequestri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in merito alle attività illecite realizzate dall’associazione facente capo a C. D., 51enne di Altamura.

L’indagine trae origine da due danneggiamenti di auto ed una scritta minatoria realizzata sul muro dell’abitazione (“il materiale lo devi prendere da noi”) dello stesso 51enne.

Le attività investigative hanno consentito di accertare che l’azione intimidatoria fosse la conseguenza di debiti accumulati proprio nell’ambito del traffico di stupefacenti. In particolare, è stata acclarata l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti basata su un gruppo criminale legato anche da relazioni familiari.

Le intercettazioni e i vari riscontri hanno evidenziato la presenza di fornitori dello stupefacente nonché la suddivisione dei compiti tra gli indagati, tra i quali “il capo promotore”, “organizzatori dell’attività di spaccio sul territorio e vendita al dettaglio della droga”, “custodi dello stupefacente” e “pusher”, operanti attraverso un rigoroso coordinamento delle attività illecite su tutto il territorio di Altamura anche attraverso uno “spaccio itinerante”. Sono emersi numerosi termini convenzionalmente usati per indicare il luogo ove veniva effettuato lo scambio e per quantificare lo stupefacente da cedere; tra questi ad esempio “stanno fatti i panini là….non è che sta il chilo di pane sano…. … dobbiamo stare a impastare i panini e tutta la pasta…ora vediamo cosa riesce a fare e lo tagliamo davanti veloce..”.

Nel corso delle investigazioni sono state altresì accertate numerose cessioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana, ed è stato inoltre accertato come l’associazione avesse la disponibilità di armi, munizioni e ordigni attraverso cui assoggettare coloro i quali si fossero opposti alla volomtà criminale del sodalizio. Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico degli indagati è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti dei presunti correi.

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