ROLEX. INDIGNATI SOLO QUANDO FA COMODO

Essere accostati a figli di papà un po’ svogliati, un po’ troppo chic, che si divertono a imbrattare i muri milanesi è troppo. Un’azienda seria come la Rolex non può sopportare un’onta simile. Meglio certo essere citati perché l’imprenditore tale ha regalato un prezioso orologio al figlio di un ministro dal quale si vorrebbero dei benefici, e proprio per colpa di questo, e qualche altro regalo, è stato costretto a lasciare il suo incarico.
All’azienda svizzera dà meno fastidio anche l’accostamento dei propri prodotti col regalo fatto da qualche squadra ad arbitri che avrebbero dovuto utilizzare il fischietto con un occhio di riguardo nei confronti della squadra di chi ha gentilmente fatto recapitare il prezioso pacchettino.
Non credo che, nella scala di valori del management dell’industria orafa, corruttori e improvvidi arrivisti siano il target tipo, da presentare come portafoglio clienti nelle brochure che vengono realizzate al lancio della nuova collezione. Si spera che ricchi industriali dalla carriera specchiata, famiglie reali, ereditieri facoltosi con lo spirito da mecenate, abbiano nella casa ginevrina una maggiore considerazione rispetto ai primi.
Mai però, in occasione degli scandali dove gli orologi col simbolo della coroncina erano merce di scambio, la dirigenza dell’azienda ha ritenuto necessario distaccarsi dalla malazione. Cosa che oggi, quando il prezioso segnatempo è stato inquadrato al polso di una ragazza, con bomboletta spray e cappuccio calato sulla testa per non far riconoscere il volto, ha ritenuto di dover ribadire a voce alta.
Se l’alternativa alla “bombarola” fosse stato solo il braccio di Sean Connery, che in “Agente 007, Licenza di uccidere” mostrava un modello Submariner, oppure se l’orologio avesse accompagnato i volti di Paul Neuman o Steve McQueen, la comunicazione odierna non ci avrebbe sorpreso. Ma dopo un uso così sconsiderato del marchio, ci si chiede: “perché solo oggi?”.