ROMA: BIVACCO CON VISTA SULLE MURA AURELIANE

di Silvio Rossi

Roma – Accanto alle mura aureliane, a pochi passi da Via Veneto, in barba al decoro, al buon senso, al traffico che scorre nella sottostante Corso D’Italia, c’è qualcuno che ha deciso di “fissare le tende” in un piccolo fazzoletto verde che separa l’opera difensiva eretta nel terzo secolo dopo Cristo dalla strada a scorrimento veloce che unisce Piazza del Popolo a Porta Pia.

Non è facile, per un turista che dovesse imbattersi in questo genere di spettacolo, spiegare come sia possibile che, nella capitale di uno stato europeo, chiamata dagli storici “la Città Eterna”, fargli comprendere come questi atteggiamenti vengano tollerati, rischiando di trasformare l’intera città in un misto indistinto tra edifici di pregio e baraccopoli.

A fronte di questi spettacoli, sono molti i consiglieri di opposizione, in particolare nei municipi più centrali, che chiedono a Ignazio Marino di ripristinare le ordinanze anti bivacco, che contraddistinsero l’azione amministrativa del suo predecessore.

Era stato Gianni Alemanno a emettere le ordinanze anti bivacco, al fine di tutelare il decoro urbano, contro gli accampamenti abusivi nei parchi, giardini e nei pressi dei monumenti capitolini. La scelta dell’allora primo cittadino suscitò molte polemiche, accusato dai suoi oppositori di aver lanciato una “caccia alle streghe”, di vietare anche il panino per strada.

Le ordinanze non riuscirono da sole a garantire il rispetto delle regole, la vigilanza sul territorio è stata allora, come oggi, carente, ma la mancanza di provvedimenti amministrativi che vadano nella direzione di evitare certi atteggiamenti, rischia di legittimare tutto, fino alla paradossale possibilità di immaginare una nuova pavimentazione nel Colosseo (come ipotizzato dal ministro Franceschini) che rischia di diventare il terreno su cui costruire una baraccopoli.