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di Roberto Ragone
E’ chiaro anche ai più lontani dalla politica, quelli che tornano a casa la sera stanchi per una giornata di lavoro e si tolgono le scarpe davanti al televisore, giusto in tempo per sorbirsi un cumulo di bugie relative a Renzi, Brexit, referendum costituzionale, riforme, jobs act, ripresa economica, diminuzione della disoccupazione, necessità di accogliere e integrare almeno 600.000 migranti all’anno – Boldrini – fecondation day, e così via. Il tutto condito e spazzato via da notizie che finalmente fanno presa sul grosso pubblico, cioè il calcio, la Champions League, il nuovo CT della nazionale, il mercato dei giocatori. Questo è un po’ il ritratto – correggetemi se sbaglio – dell’italiano medio, quello a cui nel subconscio rimare l’eco delle parole di Renzi e non si perita d’andarle a verificare; quello che pensa che la politica non è cosa sua, visto che ci pensa il governo: dopo tutto il TG non dice che tutto va bane? Quello a cui rimane anche la convinzione che ‘cambiare è buono’, cambiare è buono e giusto, è cosa santa, e questa Costituzione repubblicana, scritta settant’anni fa dai padri costituenti è ormai vecchia, da rinnovare. Anche perché tutto – secondo i Tiggì – è collegato più o meno confusamente all’Unione Europea, alla lotta all’integralismo islamico, al pericolo di attentati. Per cui nel malcapitato rimane l’impressione che se lui voterà SI’ al referendum, tutto andrà a posto, saremo più sicuri in casa nostra, avremo più denaro – a debito – dall’Europa, e soprattutto avremo una politica più snella, più veloce e meno costosa, oltre che un governo stabile destinato a durare – con Renzi – e a fare il suo mestiere, cioè il bene dell’Italia. Non si chiede il perché, il nostro amico, ormai da giorni, passata l’onda del terremoto di Amatrice – per cui Renzi ha dichiarato che ci vorranno 300 miliardi da chiedere alla Merkel – tutti i Tiggì aprano con notizie sulla giunta Raggi, una giunta a sentir loro disastrosa, incompetente, dilettantesca, non trasparente, indagata. Una giunta che non fa quello cha ha promesso, infatti ben tre giorni dopo l’insediamento i rifiuti sono ancora per le strade, fra topi e scarafaggi, a rischio di epidemie. Epidemie da cui le precedenti giunte capitoline erano notoriamente immuni, stante il fatto che la loro aura copriva i cittadini romani di una sorta di immunità sanitaria – un po’ come quella parlamentare del nuovo Senato di Renzi, Boschi & Co.
Infatti nonostante i mucchi di spazzatura si ammucchiassero non solo per le strade, ma a volte anche in Consiglio Comunale, nessuno s’è mai lamentato. Arrivati i ‘Grillini’, è scoppiato il putiferio. E tutti hanno gridato allo scandalo quando la Raggi ha ricevuto il primo avviso di garanzia, su denuncia di un avversario politico, poi archiviato. “Come”, dicono tutti, “ proprio loro che fanno le pulci ai disonesti, proprio i seguaci di Grillo e Casaleggio”, a cui si facevano risalire le decisioni ‘non democratiche’ del Movimento, “adesso vedremo cosa faranno, quando ad essere indagata è un’assessora della giunta”. E bla bla bla. Fatto sta che ormai hanno stufato. Ogni servizio sui media che riguarda la Raggi e la sua giunta ormai è un’autogol, una dimostrazione del fatto che questa amministrazione da’ molto fastidio. Da’ fastidio ai poteri forti, come ha dichiarato la stessa Raggi, da’ fastidio a quei poteri che sono dietro a Renzi e al suo governo, con ben altre finalità, è il classico sassolino nell’ingranaggio, come fu all’epoca il partito di Berlusconi, sconfitto in tribunale e mandato a casa con un complotto internazionale – la Germania gettò sul mercato finanziario quattrocento miliardi di titoli di Stato italiani per far salire il famigerato spread, e costringere il Berlusca alle dimissioni, obbedientemente depositate in grembo a Napolitano. Dopodiché la tempesta passò, e arrivò la catastrofe, cioè Monti e la sua austerity.
Perché il governo di Roma sia un sassolino nel ben oliato ingranaggio globale dei poteri forti è presto detto: la riuscita dell’amministrazione Raggi a Roma dimostrerebbe che il M5S è pronto e maturo, oltre che competente, per governare il Paese. La sua sconfitta li metterebbe per sempre nel dimenticatoio. È chiaro che chi è dietro a Renzi – una persona senza alcun carisma né capacità, se non quelle di avere la lingua e i cambi di direzione molto pronti – non avrebbe piacere di un governo Cinquestelle, che farebbe crollare tutto il castello di carte costruito con fatica nei decenni. Sì, perché tutta l’operazione parte da molto lontano, e avremo occasione di descriverla nei prossimi tabella su L’Osservatore d'Italia. Il pubblico incomincia a chiedersi perché tanto accanimento nei confronti della giunta Raggi, e questo mette a tutti una pulce nell’orecchio. Da parte nostra possiamo solo ripetere ciò che abbiamo già scritto: la giunta Raggi da’ fastidio perché sasso d’inciampo in un programma molto più ampio. Se i guai di Virginia Raggi fossero davvero una notizia da apertura di telegiornale e di prima pagina sui giornali, allora bisognerebbe anche parlare, per esempio, della Giunta PD di Pistoia e del suo sindaco Samuele Bertinelli, indagati, come riporta il quotidiano ‘La Nazione’, per ‘interferenze nelle graduatorie per l’assunzione dei dirigenti comunali’. I soliti favoritismi? La vecchia politica? Questa è l’impressione. Intanto a Pistoia sedici persone, compreso Bertinelli, sono indagati per reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso d’ufficio, e dalla concussione al falso. A Milano il sindaco PD Sala è indagato per avere omesso, nella sua autocertificazione, di dichiarare la proprietà di una casa in Engadina – Svizzera – oltre ad una società immobiliare in Romania ed un’altra non meglio specificata Società. In questo caso i giornali tacciono, mentre la magistratura è ‘orientata’ all’archiviazione del fascicolo penale. Ci chiediamo: se la stessa cosa fosse accaduta a Roma, non sarebbero già arrivati i finanzieri a sigillare uffici e scrivanie? Ma, si sa, in Italia sempre figli e figliastri, e guai a mettersi contro i ‘poteri forti’.
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