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Roma, bus di Tel Aviv noleggiati da Atac: un vespaio di polemiche

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Si è conclusa a Palazzo Senatorio in Campidoglio la seduta della commissione trasporti, convocata, tempestivamente, dal presidente Pietro Calabrese nella mattinata di oggi, incentrata sulla risoluzione da parte di Atac del contratto di noleggio dei 70 bus di Tel Aviv.

Un caso che ha suscitato un vespaio di polemiche, sicuramente destinate ad aumentare, alla luce dei dettagli emersi nel corso dell’assise. A bloccare l’intera operazione, infatti, sarebbe stata “una diversa interpretazione delle normative europee”, e cioè il fatto che in Germania è stato possibile procedere all’immatricolazione di uno di quei bus, mentre in Italia no. “C’è stato il diniego del Ministero dei Trasporti” ha rimarcato l’assessora Linda Meleo.

Ad aprire la commissione Atac, che ricostruisce la vicenda: “Il Piano Industriale prevedeva e prevede per il 2019 che la superficie produca 94 milioni di km. Per arrivare a questa cifra si sarebbero dovuti inserire nuovi bus. Nel 2018, ad aprile e maggio, il Comune affida ad Atac l’appalto per l’acquisto di nuovi bus ma la gara era andata deserta. Successivamente il Comune, in agosto, si è appoggiato a Consip. Gli ordini vengono sottoscritti materialmente nel novembre 2018: si genera così all’epoca un punto di incertezza per Atac per quanto riguarda l’inserimento di nuovi bus. A ottobre, Atac sottopone ai commissari un piano B, la possibilità di noleggiare bus a breve termine. Si percorre così una strada nuova, progettando una gara per quello che è un mercato nuovo. Abbiamo pubblicato un avviso a manifestare interesse per il noleggio di 100 mezzi. È arrivato un numero di proposte inatteso, precisamente sette, da operatori nazionali: Di Maio officine Srl, Cialone Tour, BusItalia, Troiani Bus, Schiaffini Travel, Transervizi e Basco. A quel punto l’azienda entra nella logica di fare uno screening, creando una commissione di valutazione. Nel bando avevamo messo come requisito minimo che i mezzi fossero Euro 3, e quindi ci giungono anche bus molto anziani nelle varie proposte. La proposta di Basco prevedeva questi bus presenti a Tel Aviv, e disponibili per il noleggio. La nostra idea era di sostituire mezzi nostri ormai in difficoltà, e con basse prestazioni a livello di km fatti, con questi bus. Sono stati fatti dei sopralluoghi e sono state compiute delle schede tecniche. A seguito dei sopralluoghi abbiamo formulato l’offerta. Oltre a Basco, fra le proposte abbiamo accettato la quella di Cialone, mettendo a disposizione 38 mezzi di piccola grandezza che circolano da marzo”.

E ancora: “Il percorso con Basco è stato seguito quotidianamente, l’azienda ci ha informato di ogni novità, anche per lo sbarco dei primi 15 bus, approdati a Salerno. La Motorizzazione di Bari li aveva ritenuti adeguati al collaudo tecnico. E qui si è creato l’intoppo. Secondo la loro interpretazione della norma europea, possono essere immatricolati mezzi previsti dalla legge attuale, e quindi non i mezzi in questione. La norma comunitaria pone il tema dell’immatricolazione dei mezzi che provengono da stati non EU, per evitare il fenomeno del dumping. Così Basco ci comunica nuove date per la consegna. In prima battuta abbiamo deciso di accettare il nuovo calendario. Avevamo l’idea di ottenere da Basco documentalmente le prove dell’immatricolazione di un mezzo in Germania. E in più l’azienda aveva già portato 44 mezzi in Italia. Atac non avrà danni economici da questa vicenda”.  “Atac e la cittadinanza – domanda il Presidente Calabrese- hanno avuto un danno. State facendo attività per tutelarvi?” “Le attività sono in corso, e in fase di chiusura, un’interlocuzione post-contratto con Basco per verificare le condizioni in alternativa di un giudizio, a seguito del riconoscimento da parte di Basco di un danno, proprio per evitare un possibile giudizio”.

” Il Comune è stato messo al corrente all’epoca di tutto ciò?”, chiede Calabrese stesso. “Verbalmente sì. Per me sono sempre state informazioni riservate”, risponde la Meleo. “Faccio questa domanda – rimbecca il primo – perché ormai spesso capita che ci siano fughe di notizie importanti, che portano un danno”. “Atac è una vittima delle fughe di notizie – dicono dall’ex-municipalizzata -, anche a Basco non ha fatto bene”. A questo punto interviene – perentoria – la consigliera Ilaria Piccolo (PD): “il 17 maggio lascio un’interrogazione alla sindaca riguardante questa vicenda. Non mi è mai giunta la risposta. L’opposizione chiede e domanda, ma non giungono risposte. Non si tratta di una fuga di notizie. Due mesi senza risposta.”

Atac fa inoltre sapere che i sopralluoghi tecnici a Tel Aviv dal 7 al 9 gennaio e che il 16 “si è chiusa l’attività di valutazione, stilando risultati delle verifiche. Se Basco aveva disponibilità dei mezzi, già prima del contratto fatto con noi, non lo sappiamo.” “A noi interessa capire – riprende l’assessore – dove non ha funzionato il meccanismo. I primi a pagarne saranno i cittadini. Ci serve capire cosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Mi sono rapportata con i vertici dell’Amministrazione ogni giorno”. “C’è da dire che da questa vicenda – gli fa eco il consigliere Roberto De Palma del M5S viene fuori un grave danno d’immagine per la città. Mi era giunta tempo fa una segnalazione da parte di un sindacato di Atac per quanto riguarda delle criticità dei nuovi bus, come la postazione dell’autista che non sarebbe così sicura, perchè mancherebbe la cabina con lo sportello che oggi vediamo su tutti i mezzi. Mi hanno segnalato anche problemi per quanto riguarda le aperture e le chiusure delle porte”. “Se avessimo fatto un bando – risponde Atac -, inserendo i requisiti dei mezzi romani, non avremmo ricevuto risposte. Se avessimo preteso le stesse caratteristiche dei mezzi attualmente circolanti, non saremmo andati lontani. Siamo noi la particolarità, no gli altri paesi”. Dalla maggioranza il consigliere Carlo Maria Chiossi sottolinea che “nel piano industriale approvato trovo la stima dei km di superficie stabiliti in 94 milioni. Questo numero non verrà raggiunto. Come intenderà affrontare il problema Atac?” Siamo impegnati a mettere in strada il prima possibile i 127 bus pronti per la consegna grazie alla gara fatta con Consip. Arriveranno a breve”.

“Questa commissione arriva tardi – incalza la Piccolo -, mi sembra che i due attori principali della questione abbiano fatto il massimo. Il fatto qui è il problema dell’interpretazione della norma europea. È nostro dovere il dare soluzioni. Siamo in grado come Roma Capitale di richiedere al Ministero un’interpretazione chiara? Vorrei chiedere ai nostri colleghi parlamentari un’interrogazione al Ministero per avere un foglio di carta con scritto il perché di questa incomprensione.” Mentre Enrico Stefàno (M5S) ammette: “Per colpa di questa diversa interpretazione della norma, siamo a questo punto. Non voglio difendere Atac o Basco. Secondo me è stata utile la relazione di Atac. In attesa di avere i bus presi con Consip, avremmo avuto intanto dei mezzi noleggiati e già pronti. Qui ci sono molte vittime. Un po’ tutti abbiamo commesso degli errori”.

“Atac con noi si è comportata sempre in maniera perfetta – attacca la Basco -, le vittime della vicenda sono proprio Atac e la stessa Basco. È una storia triste per l’azienda e dispiace per il non aver potuto mettere su strada questi mezzi. I bus non sono israeliani, ma di produzione svedese, quindi europei. Stiamo parlando di Euro 5 che avrebbero sostituito bus di Euro 3. Viene fuori una situazione un po’ surreale. Per fare un sunto, di questi iniziali bus giunti in Italia da Israele, ne è stato lasciato immatricolato uno solo, con targa italiana quindi. Agli altri era stata invece revocata. La domanda che sorge è perché agli altri 11 mezzi è stata revocata l’immatricolazione? E soprattutto, perché in Germania hanno interpretato in un modo la norma europea, mentre in Italia è stata interpretata in maniera opposta?

In chiusura di commissione Atac riferisce che “la situazione dei guasti dell’aria condizionata, tema affrontato nella commissione di qualche giorno fa. L’azienda rivela di aver diminuito i guasti dei mezzi di circa 60 unità al giorno”.

Si ringrazia #DirettamenteRoma per la puntuale rendicontazione

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Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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