Roma, catturato il “capo dei capi” della mafia cinese

ROMA – E’ stato catturato all’alba di ieri nel suo appartamento, all’interno di un condominio in viale Marconi a Roma il “capo dei capi” della mafia cinese in Italia, con base operativa a Prato e ramificazioni in diversi paesi europei, ovvero Francia, Spagna, Portogallo, Germania e Polonia: si chiama Zhang Naizhong, 58 anni, sposato e con un figlio, anche lui arrestato nell’ambito dell’operazione ‘China Truck’ dello Sco della Polizia e della Squadra Mobile di Prato, coordinata dalla Dda di Firenze.

Dopo l’arresto, Zhang è stato condotto nel carcere di Prato, città nella quale l’organizzazione mafiosa diretta dal ‘capo dei capi’ ha il suo ‘quartier generale’ da cui controlla tutte le cosche infiltrate all’interno delle comunità cinesi presenti in Italia e nei maggiori Paesi europei. La mafia cinese ha agito finora, perseguendo i suoi fini illeciti, dietro la copertura delle attività dell’azienda ‘Anda’, specializzata nel settore della logistica e dei trasporti e che di fatto controlla tutto il settore dell’autotrasporto cinese.

Il giro d’affari della mafia cinese sgominata dalla polizia è stimato in diverse centinaia di milioni l’anno. Nell’abitazione, apparentemente modesta, sono stati trovati numerosi gioielli e orologi di lusso e circa 30mila euro in contanti, mentre sotto casa erano parcheggiate diverse auto di grossa cilindrata nella disponibilità del boss cinese. Zhang era pedinato da tempo e nel suo ultimo giorno di libertà, ieri, quando si è recato da Roma a Prato per ‘visitare’ alcune delle sue aziende, per tentare di far perdere le sue tracce, come hanno raccontato gli investigatori, ha cambiato per ben otto volte la vettura. Secondo gli investigatori, in particolare grazie alle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Prato, diretta da Francesco Nannucci, lo stesso Zhang, accusato di decine di reati, avrebbe imposto dal 2010 una sorta di “pace mafiosa” nella comunità pratese.

Dagli inizi del 2000 al 2010 la guerra tra le diverse bande pratesi nella comunità cinese locale aveva fatto registrare, complessivamente, una sessantina di morti. “Chi comanda l’organizzazione criminale a Prato, controlla tutti i traffici illegali e illeciti delle varie comunità in Italia e anche in Europa”: è questa la convinzione degli investigatori che ipotizzano al termine delle indagini iniziate nella città toscana, dove risiede la più popolosa della comunità asiatica, nel 2011. Sono gli stessi affiliati alla mafia cinese, come emerge dall’inchiesta, a riconoscere a Zhang il ruolo di “capo” nell’organizzazione. Per non rivelare il suo nome agli estranei, spesso tra i mafiosi cinesi il ‘capo dei capi’ viene definito come “l’uomo nero”. La base operativa sicuramente è Prato, ma il fatto che viveva a Roma non va sottovalutato. Non dimentichiamo, che sulla capitale e sul tutto il territorio regionale ormai è presente di tutto: dalla camorra, passando per le famiglie legate alla ndragheta per finire con la mafia siciliana. Sulla Capitale e nel territorio della provincia di Roma, incidono circa 76 clan, 23 invece sono le organizzazioni dedite al narcotraffico, nei diversi quartieri che compongono il territorio capitolino. Come già ampiamente illustrato, a Roma sono significativamente presenti e con un ampio potenziale criminale, le mafie cosiddette “tradizionali” (‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra). Sul territorio non opera soltanto la criminalità di casa, nel corso degli ultimissimi anni si sono fatte strada organizzazioni criminali di matrice straniera in particolare di etnia nigeriana, albanese, cinese e georgiana. Le organizzazioni mafiose nigeriane hanno da decenni una dimensione transnazionale pur mantenendo i centri di comando in Nigeria, nella Capitale e nelle province di Roma e Viterbo. Lo scorso anno, secondo i dati della Regione Lazio, nel territorio delle cinque province sono stati confiscati alle mafie 1270 beni immobili. Dopo Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lombardia, il Lazio è la sesta regione in Italia per numero di beni confiscati.

Marco Staffiero