ROMA, CORRUZIONE E RICICLAGGIO, BUFERA NCD-UDC: INDAGATO IL PARLAMENTARE MAROTTA

di Chiara Rai

Roma – Centinaia di finanzieri impegnati nell'operazione "Labirinto" hanno eseguito in tutta Italia decine di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Roma e decine di misure cautelari ordinate dal Gip presso il Tribunale della Capitale.

24 ordinanze di custodia cautelare Più precisamente ventiquattro ordinanze di custodia cautelare (dodici in carcere e dodici arresti domiciliari), cinque misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attività professionale) e sequestrato più di 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie a carico di altrettanti indagati, gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. Stando alle prime indiscrezioni, la rete colpita dalle indagini sarebbe riuscita a ottenere appalti per la fornitura di servizi e beni di diversi enti statali e anche di alcuni ministeri

La rete degli imprenditori Le indagini valutarie prima e penali poi hanno permesso di ricostruire l'operatività di una ramificata struttura imprenditoriale illecita che negli anni oggetto d'indagine hanno movimentato oltre dieci milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve occulte da destinare a finalità illecite, attraverso una galassia di società cartiere (costituite e gestite con il concorso di numerosi indagati). Per "ammorbidire" eventuali controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte, il consulente si avvaleva anche di due dipendenti infedeli dell'Agenzia delle Entrate di Roma, arrestati nel corso delle operazioni odierne, smascherati in collaborazione con gli organi ispettivi interni dell'Agenzia delle Entrate. Nei confronti degli oltre cinquanta tra arrestati e indagati, organici al sodalizio criminale, sono state effettuate perquisizioni finalizzate all'acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini che interessanooltre cento obiettivi tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto.

Parlamentare Ncd indagato Tra gli indagati dell'operazione "Labirinto" della Guardia di finanza c'è anche Antonio Marotta, di Ap (Ncd-Udc). Nei suoi confronti la Procura di Roma aveva chiesto una misura cautelare, ma il gip Maria Giuseppina Guglielmi l'ha respinta. In particolare, Marotta, stando alla richiesta di arresto, rispondeva del reato di partecipazione all'associazione per delinquere (esclusa dal gip), di corruzione (che il giudice ha riqualificato come traffico di influenze illecite) e di un episodio di riciclaggio (derubricato in ricettazione). Il parlamentare era anche indagato per tre casi di finanziamento illecito ma il gip ne ha ritenuto sussistente uno soltanto. Dunque, la richiesta di provvedimento restrittivo e' stata respinta perche', secondo il gip, Marotta potrebbe ottenere al massimo una pena entro i tre anni. Dalle indagini e' emerso che il parlamentare avrebbe svolto funzioni di raccordo tra l'attività di Raffaele Pizza, uomo d'affari, e alcuni soggetti pubblici. Il suo nome e' stato fatto nel corso di alcune intercettazioni telefoniche che il giudice ha definito "casuali e imprevedibili".

Figura centrale dello scoperto sistema affaristico-criminale è un faccendiere capitolino, Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe Pizza, il politico calabrese ex sottosegretario del governo Berlusconi. Il faccendiere, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di "entrature" politiche e grazie a salde, antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici, svolgendo un'incessante e prezzolata opera di «intermediazione» nell'interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche. Il faccendiere, sfruttando i legami stabili con la "politica", si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste. Il faccendiere utilizzava uno studio sito accanto al Parlamento, in una nota via del centro, per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare in carica di professione avvocato – attualmente indagato – che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione.