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ROMA, FRANCESCO TAGLIENTE: ECCO LA RICETTA PER LA SICUREZZA

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Tempo di lettura 6 minuti Roberto Giachetti ha voluto in squadra come tecnico l'ex Questore di Roma

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Red. Politica

Roma – “Rilanceremo il partenariato, sia a livello capitolino che dei Municipi, con incontri tra l’Amministrazione, le Istituzioni, le categorie economiche, i rappresentanti della società civile di quartiere e le associazioni di volontariato. Il Consiglio per la Sicurezza Urbana sarà un Organo Collegiale Consultivo del Sindaco, per conoscere a fondo le problematiche della città ed individuare le cause di situazioni devianti o di quelle che determinino semplici percezioni d’insicurezza, per poi avviare iniziative di pertinenza comunale o interessare le Autorità competenti. A livello di Municipi proseguiremo l’esperienza avviata in fase sperimentale.”

Così il Prefetto Francesco Tagliente, ex Questore di Roma, chiamato da Giachetti a far parte della Giunta come tecnico, spiega nel dettaglio cosa si intende realizzare con il Consiglio per la Sicurezza Urbana che Roberto Giachetti ha previsto nel suo Programma. "Il Consiglio per la Sicurezza Urbana – chiarisce l'ex Questore – viene istituito per rispondere efficacemente all’esigenza di sicurezza dei cittadini. Servono nuove sinergie. E’ necessario intervenire per elevare gli standard di sicurezza e garantire a cittadini, operatori economici e turisti il diritto di essere e di sentirsi sicuri, in un contesto urbano e sociale in continua evoluzione come quello della Capitale. Nel territorio capitolino, – prosegue il prefetto Tagliente – all’abituale pressione demografica determinata da residenti, turisti, lavoratori pendolari, studenti e city users si sommano fattori dinamici, come eventi religiosi, culturali, sportivi, fieristici e manifestazioni, che quotidianamente si intrecciano con le dinamiche della vita di tutti i giorni. La crescente domanda di sicurezza registrata negli ultimi dieci anni, anche in proporzione all’incremento del benessere sociale, ha indotto la collettività a prestare maggiore attenzione alla qualità della vita".


Oggi la sicurezza esplica un concetto avanzato, intimamente legato alle potenzialità di sviluppo economico della città. "Assicurare al tessuto urbano, finanziario, sociale e infrastrutturale – evidenzia Tagliente – un integrato e capillare sistema di sicurezza, contribuisce ad offrire alla Capitale importanti opportunità di progresso e la tutela dello straordinario patrimonio artistico, storico e architettonico.In questa prospettiva, – prosegue l'ex Questore – le attività del progetto puntano ad un incremento progressivo sia della sicurezza reale, legata all’effettivo tasso di criminalità e intesa come tutela dell’incolumità personale dei cittadini rispetto alla minaccia di essere vittime di un reato, sia della sicurezza percepita. Come noto la sensazione di sicurezza è determinata da molteplici variabili, tra cui il degrado urbano e ambientale del territorio in cui si vive o lavora, i comportamenti che violano le regole di civile convivenza e le conseguenze delle attuali trasformazioni sociali, culturali, relazionali, nonché la generale crisi dei valori".

Su tale percezione di sicurezza possono incidere anche la fiducia nelle Istituzioni, la visibile presenza sul territorio delle Forze e dei Corpi di Polizia e le cronache dei mass-media. Nonostante i dati statistici, – evidenzia il Prefetto Francesco Tagliente – comunicati dal Ministro dell’Interno e dal Questore di Roma, evidenzino che rispetto al passato c’è stata una generalizzata diminuzione dei reati, il senso d'insicurezza percepito dai cittadini rimane e, in alcuni casi, risulta superiore agli effettivi tassi di criminalità reale. Una tale condizione ha determinato un mutamento progressivo delle esigenze e delle istanze dei cittadini in materia di sicurezza, con la conseguente necessità di individuare strumenti e metodologie di intervento adeguati e sempre più rispondenti alle esigenze dei “city users”. Questo progetto si configura come un’evoluzione della precedente politica di sicurezza improntata sulla “vicinanza alla gente” e punta ad interventi di “coinvolgimento del cittadino”, per una maggiore partecipazione della popolazione alla macchina della sicurezza.Il cittadino, nel duplice ruolo di destinatario e protagonista della sicurezza, assume il valore di “partner” attivo nella difesa di questo importante diritto individuale e collettivo.
La sicurezza, da concetto generico e prerogativa dello Stato, diventa oggetto di una politica di tutela partecipata e diffusa sul territorio, in cui il cittadino è attore protagonista".

Il partenariato pone, dunque, al centro delle strategie di “partecipazione” le esigenze del cittadino e del territorio in cui vive. Si avvale delle collaborazioni e delle positive sinergie tra Forze dell’ordine, Enti locali, associazioni di categoria e cittadino. Si qualifica – prosegue ancora Tagliente – per l’azione sinergica, in grado di ottimizzare le risorse, esperienze, strumenti e competenze nel perseguimento di obiettivi comuni. Con tali presupposti, la condivisione degli intenti e il coordinamento delle azioni escono dai confini delle sedi tecniche degli addetti ai lavori, per investire tutti i soggetti portatori di esigenze, sul piano sociale e operativo.
Una maggiore partecipazione di tutti i partner alle politiche di sicurezza si traduce in positivi e concreti processi di confronto, conoscenza reciproca, concertazione, consapevolezza delle diversità e cooperazione strategica. Per orientare l’azione di Polizia alle specifiche esigenze del territorio diviene imprescindibile potenziare i canali informativi interni, facendo ricorso a esperienze maturate, al servizio di pronto intervento, a internet, alle segnalazioni e richieste dei cittadini. Dati da interfacciare con le fonti esterne, utili a quantificare l’incidenza dei reati non denunciati: sondaggi, statistiche, rilevamenti di osservatori, associazioni, istituzioni, etc. In ultimo, valorizzare i sistemi, interni ed esterni, di raccolta e analisi delle informazioni, razionalizzare i flussi informativi, ottimizzando l’analisi dei dati e predisponendo ricerche e approfondimenti sulle criticità evidenziate.In un momento in cui si registra una tendenziale carenza di risorse è necessario e doveroso ottimizzare le limitate risorse esistenti, pianificando e finalizzando con cura il loro impiego su specifici obiettivi, prevedendo tempi e fattibilità degli stessi ed eventuali istanze per acquisire maggiori risorse.

"Analizzate le esigenze della collettività e verificate le risorse disponibili, – illustra con dovizia di particolari il Prefetto Tagliente –  il progetto ha quindi previsto una programmazione degli interventi sulla sicurezza, che tenga conto della specificità delle esigenze e della tempistica necessaria alla loro risoluzione. Sia nella fase di progettazione sia in quella di valutazione dei risultati raggiunti, ciascuna strategia di intervento viene illustrata e sottoposta alla valutazione di tutti. Viene così favorito il processo di confronto e condivisione tra i vari livelli dell’organizzazione e gli uffici. Lo scopo è quello di evitare dubbi interpretativi nell’attuazione e, allo stesso tempo, la messa a fattor comune del patrimonio conoscitivo di ciascuno nell’ottica dell'ottimizzazione dei risultati.Questo metodo di lavoro esalta i momenti di incontro in cui possono emergere idee per l’individuazione di soluzioni e ulteriori contributi. Coinvolgere le diverse professionalità, a tutti i livelli, orienta tutti i partecipanti al risultato e al massimo sviluppo delle singole potenzialità. Il clima positivo e propositivo favorisce la collaborazione e la comunicazione, consentendo una migliore gestione delle criticità e una forte motivazione del personale per il raggiungimento degli obiettivi condivisi. In questa ottica può essere attuata anche una politica d'interventi nei diversi contesti, cosiddetta “a singhiozzo” e “a macchia di leopardo”. I servizi vengono, cioè, pianificati sulla base di una continua rimodulazione orientata alla variazione della tempistica e delle modalità d'intervento, sfruttando così anche “l’effetto sorpresa” e limitando il rischio della loro prevedibilità. Fattori ambientali e sociali come la tradizione criminale di un luogo, il senso civico di una comunità, l’incidenza dell’immigrazione clandestina, il sostegno all’integrazione e all’associazionismo solidale, il degrado urbano e socio-economico, sono solo alcuni aspetti meritevoli di attenzione. Il modulo organizzativo e di collaborazione è stato pensato per affrontare il concetto della sicurezza nella sua totalità, con particolare attenzione al controllo del territorio, alla prevenzione situazionale, alla vivibilità urbana, alla tutela delle vittime di reato e delle categorie più deboli. Per amplificare gli effetti degli interventi pianificati, finalizzati ad incrementare sia la sicurezza reale sia quella percepita, il progetto mira anche a orientare e incentivare il contatto fiduciario tra utente e Polizia Municipale.Questo obiettivo viene perseguito favorendo una migliore conoscenza dell’Istituzione, potenziando l’accessibilità agli uffici e ai servizi al pubblico.
Il progetto realizza, dunque, un più agevole accesso ai servizi, insieme alla garanzia di una continuità nel funzionamento degli uffici aperti al pubblico, ad una maggiore tempestività nella risposta alle esigenze degli utenti. Nella stessa direzione vertono anche la gestione personalizzata degli esposti e la semplificazione e standardizzazione delle procedure burocratiche. Sempre più rilevante attenzione viene poi assicurata allo sviluppo di una maggiore propensione all’ascolto da parte degli operatori, anche attraverso corsi di formazione e aggiornamento volti ad incrementare la professionalità e a migliorare l’approccio e il rapporto con l’utente.

Attività strategiche per comprendere le esigenze dei cittadini e migliorare la qualità del servizio erogato sono l’ascolto e la rilevazione costante del grado di soddisfazione degli utenti. Elevati standard di sicurezza corrispondono ad elevati livelli di soddisfazione, che possono così essere raggiunti rispondendo alle aspettative dei cittadini. Standard rilevanti, significativi, misurabili, monitorati, divulgati, comprensibili, verificabili e, per questo, più facilmente e diffusamente percepiti dagli utenti. Una sistematica e costante attività di comunicazione delle attività svolte e dei risultati ottenuti, anche attraverso mass media e internet, permette di informare dettagliatamente il cittadino sulle evoluzioni delle azioni di prevenzione e contrasto alle differenti forme d’illegalità. Investire sulla comunicazione per una corretta informazione, all’insegna della trasparenza sull’operato degli erogatori dei servizi, può accrescere la percezione di sicurezza nella popolazione.
Il riconoscimento e l’apprezzamento dei positivi effetti prodotti dalla nuova politica di prevenzione e contrasto dei reati, sempre più diffuso e trasversale alle varie componenti della società, produce un graduale cambiamento dei valori di riferimento e un rafforzamento della fiducia nell’operato dell’Amministrazione.
Nel dispositivo messo a punto, ruolo fondamentale riveste la fase di monitoraggio e stima dei risultati raggiunti nelle fasi intermedie di avanzamento del progetto. Il sistema di controllo permette l’attivazione immediata di accorgimenti correttivi, per migliorare l’efficacia delle strategie e l’impatto delle azioni di Polizia sul livello di sicurezza reale e percepita dai cittadini.

La validità delle modalità operative adottate e delle singole azioni, intraprese da operatori e soggetti coinvolti, possono essere costantemente valutate e adeguate alle trasformazioni delle esigenze di sicurezza e di disponibilità di risorse. Eventuali correttivi in itinere consentono una rimodulazione del progetto, agendo unicamente sulle iniziative rivelatesi inefficaci o inefficienti. Tale metodo – conclude il Prefetto Tagliente – permette una gestione del progetto in base all’adeguatezza delle azioni intraprese per il raggiungimento degli obiettivi desiderati, a fronte dell’elevato numero di variabili che agiscono dinamicamente sul territorio e nella società".

Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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