ROMA, GIU' LE MANI DA CINECITTA'.

Comandini (Idv): "Occorre fermare questo scempio e restituire cinecittà al suo ruolo. Diamo un bel calcio ai poteri forti che stanno distruggendo l'Italia."

 

Alberto De Marchis

Oltre 200 lavoratori di Cinecittà hanno manifestato ieri 21 giugno contro la possibile esternalizzazione e delocalizzazione di una parte delle attività degli studios. L’appuntamento in piazza di Cinecittà dove il corteo si è diretto poi al piazzale sul retro dello storico ingresso degli studi. Una bara con un manichino raffigurante un lavoratore è stata poggiata vicino la scenografia de “Il Casanova” di Federico Fellini. Il piano industriale presentato a metà maggio da Italiana Entertainment Group, proprietaria degli studios, tra i cui azionisti  ci sono Luigi Abete e Aurelio De Laurentis, prevede infatti la cassa integrazione per alcuni dipendenti e lo spacchettamento della maggior parte di loro in due società. Circa 60 tra addetti alle scenografie e allestimenti si vedrebbero quindi  esternalizzati negli studi ex De Laurentis sulla via Pontina. Gli addetti alla post produzione invece verrebbero “affittati” per tre anni al colosso americano Deluxe.
I sindacati confederali però non ci stanno. E sostengono che questa operazione celerebbe la volontà di “svuotare gli studi” per poi successivamente dare inizio ad un progetto di riconversione di parte della struttura. I piani di Ieg prevederebbero anche la costruzione di un centro fitness, una beauty farm e un hotel a fianco dei teatri di posa. Una scelta in direzione di un parco a tema del cinema. “Siamo contrari al piano industriale presentato da Ieg, mette a rischio la stabilità di 250 famiglie, dentro a questo progetto noi leggiamo la volontà di smantellare gli studi, – dichiara Alberto Manzini, segretario generale Sic-Cgil che prosegue affermando – La proprietà dice di voler realizzare opere che valorizzano Cinecittà ma è singolare che si pensi prima a cementificare con palestre e hotel e poi alle produzioni cinematografiche”. Il senatore Pd Vincenzo Vita, presente ieri insieme ai  lavoratori, ha sollevato la questione a Palazzo Madama e al Ministero dei Beni Culturali. “Qui rischiamo di assistere ad un arrembaggio edilizio che smantella in un colpo solo Cinecittà-Istituto Luce per affittarla, senza la garanzia per i lavoratori”. Marco Comandini segretario dell'Italia dei Valori di Marino presente al sit in insieme alla sezione del X Municipio dell'Idv ha dichiarato: "Occorre fermare questo scempio e restituire cinecittà al suo ruolo. Diamo un bel calcio ai poteri forti che stanno distruggendo l'Italia." Oggi pomeriggio 22 giugno è in programma un incontro tra la proprietà e i sindacati per tornare a parlare del piano industriale. Per il prossimo 25 giugno invece è stata programmata un’assemblea di lavoratori e movimenti all’interno degli studi.

TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO IERI DURANTE LA MANIFESTAZIONE


CINECITTÀ CHIUDE
I vertici di cinecittà hanno messo in atto tutta una serie di operazioni di spacchettamento delle attività degli studios, con la complicità ed il tornaconto di altre aziende del settore. L’affltto di tutto il ramo d'azienda della post produzione alla multinazionale Deluxe italia e Deluxe Digital Rome; il trasferimento del personale delle costruzioni scene sulla società cinecittà allestimenti tematici, di nuova costituzione; la cessione dei lavoratori dei mezzi tecnici a Panalight Studios; la dichiarazione di esubero per il personale con professionalità senza ricollocazione sul mercato, faranno di cinecittà una scatola vuota. nessuno più cura che sia rispettato quanto prescritto dallo stato ai tempi del contratto di privatizzazione – “che l’attività prevalente degli stabilimenti sia quella cinematografica” -, mentre il marchio cinecittà viene utilizzato per altri business, attraverso altre società, in contesti che nulla hanno a che fare con il cinema (parchi tematici e naturalistici, outlet commercial! ed eventi museali). soprattutto, tutto questo  avviene senza alcuna tutela dei lavoratori e delle loro professionalità, minando l’equilibrio esistente presso società quali Deluxe che in buona parte assorbiranno questo personale, riducendo drasticamente le possibilità di formazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori tutti. I lavoratori non ci stanno.  Perche' il dottor Luigi Abete e i soci abbandonano gli interessi del cinema e dell'audiovisivo italiani, impegnandosi in altre attività estranee al settore, mentre, allo stesso tempo, i manager di cinecittà ricevono importanti incarichi istituzionali, quali quello di direttore generale del Festival del Cinema di Roma? Perchè non viene permesso al sindacato e alle parti sociali di entrare nel merito di questi accordi tra aziende, permettendo di capire quali prospettive esistono per il futuro dei lavoratori coinvolti? Perché si continua a negare l’esistenza di un piano industriale? Perché la mala gestione di cinecittà dovrebbe impattare sulla realtà di altre aziende, quali Deluxe, limitando le possibilità di mantenimento del posto di lavoro a tanti altri lavoratori? Per quale motivo si deve rinunciare ad una realtà produttiva e culturale sul territorio di  Roma e del Lazio, in grado di produrre un numeroso indotto di lavoro, solo perché si e' deciso di perseguire business diversi, senza valutare l'opportunità di lasciare spazio a chi volesse rilanciare gli stabilimenti? Perché cinecittà, 74 anni dopo la sua fondazione, deve essere ridotta ad un marchio commerciale per parchi gioco e per un museo che ne ripercorra le glorie passate, minando
per sempre il suo futuro? salviamo cinecittà salviamo  il lavoro! . .