ROMA, LAVORATORI RACCOLTA DIFFERENZIATA: SALVE 78 PERSONE. NE RESTANO FUORI ANCORA 40

di Cinzia Marchegiani

Roma – Nella giornata di ieri i lavoratori del servizio di raccolta differenziata porta a porta per le utenze non domestiche, dato in appalto da Ama a società esterne, come annunciato hanno iniziato lo sciopero davanti alla sede AMA SpA di Roma.

Per questi lavoratori pesano i 118 licenziamenti che AMA ha messo in calendarizzazione, ma la lotta serrata delle cooperative e dei sindacati Fp-Cgil, Cisl-Fit, Uil-Trasporti, Fiadel Roma e Lazio, che ha registrato l’adesione del 100% dei lavoratori, è riuscita a salvarne per ora 78.

Obiettivo mobilitazione lavoratori raccolta differenziata. I lavoratori delle diverse cooperative, tra cui la “29 Giugno” ora commissariata, sono determinati nel voler scongiurare un licenziamento per i servizi porta a porta relativo le utenze non domestiche (umido società, aziende, mense etc) date in appalto da AMA Spa.

150 persone hanno ricevuto le lettere di licenziamento e ad altri 210 toccherà la stessa sorte, se entro il 1 novembre non si interverrà. A molti altri, in assenza di garanzie dei bandi, toccherà la riduzione del salario in seguito al cambio di contratto nazionale di riferimento. Scongiurare, la parola d'ordine usata da questi lavoratori e padri di famiglia, che è risuonata spesso nei loro appelli accorati e pieni di rabbia. Sono persone che hanno lavorato per molti anni in questo settore e ora pretendono il rispetto dei contratti nazionali di Igiene Ambientale.

Le scelte di AMA SpA e politica romana. I Sindacati e i lavoratori delle cooperative hanno deciso di scendere in piazza per denunciare: "le scelte dissennate che AMA Spa e la politica romana stanno intraprendendo, che vanno a detrimento della qualità di servizio e del lavoro nel settore della raccolta differenziata".

La denuncia corale, dei i lavoratori delle cooperative impiegati nella raccolta differenziata, era stata sollevata già nei giorni precedenti ed aveva visto, lo scorso lunedì 26 ottobre 2015, la costituzione di un presidio sotto gli uffici della prefettura di Roma. La motivazione dell’agitazione era scaturita dall’evidenza che i bandi di gara non avrebbero garantito la continuità occupazionale e il rispetto del contratto nazionale nei cambi d'appalto, e per questo i lavoratori avevano fatto sapere di pretendere risposte entro il 1 novembre, data oltre la quale, il danno annunciato diventerà irreparabile: "Chiediamo all'Azienda e al Prefetto un impegno concreto per evitare che questi lavoratori paghino colpe non loro” – questo in sostanza quello che chiedevano i manifestanti.

Lo sciopero e l’accordo raggiunto. Ieri, davanti al palazzo della sede di AMA Spa è stato raggiunto l'accordo per la salvaguardia occupazionale di 78 dei 118 lavoratori licenziati: “Per i 40 rimasti fuori da questo accordo si è stabilito con Ama un percorso per reinserirli nel più breve tempo possibile. Uno di quei casi in cui possiamo affermare che la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori ha pagato” spiega il comunicato sindacale.

Sistema senza tutele dei servizi. L’adesione del 100% dei lavoratori ha permesso una prima vittoria, ma resta tutta l'amarezza per i lavoratori coinvolti e i sindacati che hanno difeso questa battaglia, nei confronti di un sistema che non prevede regole a tutela dei servizi e dei lavoratori che li offrono, soggetti a burrasche ad ogni cambio di appalto: “Oltre 200 lavoratori vedranno ridotti i loro stipendi a causa del cambio di contratto, visto che i bandi non prevedevano vincoli. Su questo fronte continuerà la vertenza in tutte le sedi, anche legali”.

40 lavoratori ancora senza certezze. La mobilitazione continua fino alla conclusione di tutta la vertenza. La mobilitazione non cesserà. Già si annuncia la battaglia per i 40 lavoratori rimasti fuori da questo accordo appena firmato: “Se i 40 lavoratori ancora non ricollocati finissero in disoccupazione – pagata con i soldi pubblici – mentre altri 120 verranno assunti ex novo con gli sgravi – anche questi pagati con i soldi pubblici – per coprire l'ampliamento del servizio, saremmo di fronte a una doppia, cocente ingiustizia: nei confronti di chi ha servito Roma e adesso viene abbandonato al proprio destino nonostante il suo fosse un lavoro necessario per i cittadini, che pagano tariffe salatissime e vedono spese così le risorse pubbliche. La mobilitazione non cesserà fino alla conclusione definitiva di tutta la vertenza” .

Jobs Act a carico dei licenziati? Gli stessi sindacati denunciano ciò che si vorrebbe mettere in atto: “Si licenziano centinaia di lavoratori in questo comparto e se ne assumono altri ex novo per avere accesso ai finanziamenti che per un paio di anni il Jobs Act permette”. Ecco, secondo i sindacati, "svelata la furbata e macelleria sociale" che i lavoratori vogliono contrastare, ossia la nuova tendenza dell’imprenditoria italiana, insomma un modo per fare impresa evidentemente facile.