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ROMA, MAXI OPERAZIONE “FIORE CALABRO”: ARRESTATI TRE PLURIGIUDICATI AI VERTICI DELLA 'NDRANGHETA CALABRESE

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Da alcuni anni gli odierni arrestati, già colpiti da precedenti provvedimenti di sequestro di beni, avevano lasciato la loro terra di origine trasferendosi nei comuni di Rignano Flaminio e Morlupo ove, avvalendosi di una serie di prestanome, sono riusciti a penetrare nel tessuto economico della zona nord della provincia di Roma, acquistando aziende commerciali, attività di “compro oro”, società che gestiscono la distribuzione di fiori, imprese di allevamento e vendita di carni, attività di ristorazione ed altro
 

di Cinzia Marchegiani e Simonetta D'Onofrio

Roma – La Polizia di Stato nella mattinata di venerdì 9 gennaio ha dato avvio ad una immensa operazione contro la ‘ndrangheta calabrese radicata a Roma e provincia, denominata “Fiore calabro”.

L’indagine svolta dalla Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con quelle di Reggio Calabria, Milano, Mantova e Viterbo è stata indirizzata verso personaggi appartenenti ad alcune note famiglie della ndrangheta che, da diverso tempo, si sono trasferiti in questo territorio a seguito della cruenta “Faida di Motticella” che negli anni ‘80/’90 vide contrapporsi nei paesi aspromontani di Africo, Bruzzano Zeffirio e la sua frazione “Motticella” le ‘ndrine le due opposte fazioni africesi dei Palamara-Scriva-Mollica-Morabito (cui appartengono gli indagati), da una parte, e quella dei Morabito-Palamara-Speranza, dall’altra, mietendo oltre cinquanta vittime.

E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Scriva Placido Antonio, Morabito Domenico e Mollica Domenico Antonio, elementi di vertice della ndrangheta calabrese appartenenti alle ‘ndrine Palamara-Scriva-Mollica-Morabito operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria con ramificati interessi criminali ed imprenditoriali in questa capitale ed, in particolare, nella zona nord della provincia di Roma.

Gli indagati – tutti pluripregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso, porto d’armi, omicidio, stupefacenti, sequestro di persona ed altro – sono ritenuti ora responsabili del reato di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso ovvero dall’aver commesso il reato per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

L’attrito tra le ‘ndrine scaturisce in occasione del sequestro della farmacista Infantino Concetta (avvenuto il 25.01.1983) per il quale si ritennero responsabili i Mollica, seguito circa due anni dopo dall’assassinio di Scriva Pietro, allora considerato il boss del clan Scriva-Mollica, operato per mano di Mollica Saverio, che rappresentò l’incipit della spaventosa spirale di sangue e omicidi.

Da alcuni anni gli odierni arrestati, già colpiti da precedenti provvedimenti di sequestro di beni, avevano lasciato la loro terra di origine trasferendosi nei comuni di Rignano Flaminio e Morlupo ove, avvalendosi di una serie di prestanome, sono riusciti a penetrare nel tessuto economico della zona nord della provincia di Roma, acquistando aziende commerciali, attività di “compro oro”, società che gestiscono la distribuzione di fiori, imprese di allevamento e vendita di carni, attività di ristorazione ed altro.

Val la pena di evidenziare il ruolo ed il carisma criminale degli odierni arrestati ad iniziare da Scriva Placido Antonio, referente principale dell’omonimo clan calabrese, attualmente residente a Rignano Flaminio e coniugato con Mollica Antonietta, sorella dei più famigerati Mollica Saverio e Mollica Domenico Antonio entrambi da anni residenti nella provincia di Roma, il primo condannato di recente per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito della nota operazione “Crimine”, il secondo oggetto dell’odierna misura cautelare in carcere.

Proprio le indagini dell’operazione “Crimine” avviate dalla Squadra Mobile reggina hanno consentito di documentare il tentativo di Mollica Saverio e Velonà Giuseppe, quest’ultimo indagato anche nell’odierna operazione “Fiore Calabro”, di aprire la “Locale” di Motticella, circostanza emersa nel corso di alcune conversazioni ambientali captate all’interno della lavanderia “Ape Green” di Siderno (RC) intercorse al cospetto di Commisso Giuseppe alias “U Mastro”, una delle massime autorità criminali della ‘ndrangheta calabrese.

La presente indagine “Fiore Calabro” va quindi a toccare gli interessi criminali della ‘ndrangheta calabrese nel settore della cd. “economia legale” confermando, ancora una volta, la natura verticistica e unitaria della 'ndrangheta calabrese, l’organizzazione criminale più temibile nel panorama mondiale.

Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare in carcere è stato, infatti, eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di aziende commerciali, attività imprenditoriali, conti correnti nonché numerosi beni immobiliari – abitazioni civili e terreni agricoli situati in Rignano Flaminio e Morlupo (RM), ritenuti nella disponibilità degli esponenti della ‘ndrangheta e dei loro affiliati per un valore di almeno 100 milioni di euro, in corso di compiuta quantificazione.

SEQUESTRI E DECRETI DI PERQUISIZIONE

Si evidenziano, in particolare, i sequestri della quote sociali e di ogni altro bene di pertinenza delle seguenti imprese commerciali:

“LA BOUTIQUE DEL GIOIELLO di Santa SCRIVA”, nella titolarità di SCRIVA Placido Antonio e SCRIVA Santa, operante nel settore della compravendita di oggetti preziosi, situato nel quartiere residenziale di Prati-Trionfale;

“BIOS OTTICA FOTO SRL” a Morlupo nella titolarità di CINTI Massimiliano e RONCACCI Tiziana ma riconducibile agli interessi di MORABITO Domenico cl. 67;

L’azienda SCRI.ITALBEST s.r.l. di SCRIVA Natale, sita a Campagnano (RM), attiva nel settore della compravendita di allevamento di bestiame, situata in una collina di diverse decine di ettari ai confini con il territorio di Morlupo, nella disponibilità del clan SCRIVA;

Il 50% della società ABIS s.r.l. a Morlupo, operante nel settore del commercio di prodotti da forno, alimentari ed affini, intestate a WACHOWICZ Renata Marta, prestanome di origine polacca dell’odierno arrestato MORABITO Domenico.

Inoltre sono stati sottoposti a sequestro oltre dieci immobili ad uso abitativo e commerciale situati tra i comuni di Rignano Flaminio e Morlupo riconducibili a Morabito Domenico e Mollica Domenico Antonio nonché conti correnti e autovetture in uso ai vertici del clan di ‘ndrangheta.

Sono stati, inoltre, eseguiti numerosi decreti di perquisizione locale, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di ulteriori indagati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta nonché nei confronti di alcuni soggetti, residenti in questa provincia ed in altre regioni d’Italia, risultati coinvolti, quali vittime, in un vasto giro di usura.

Tre le persone arrestate dalla Polizia di Stato, elementi di vertice della ‘ndrangheta calabrese appartenenti alle ‘ndrine Palamara – Scriva – Mollica – Morabito, operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria e con ramificati interessi criminali e imprenditoriali nella zona Nord della provincia di Roma, ma anche nella Capitale, ritenute responsabili dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini, di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, reati commessi per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

Tra le attività sequestrate dalla Polizia di Stato una gioielleria compro oro, una azienda di allevamento bestiame, macellazione carni e produzione di latticini, un negozio di ottica nonché numerosi conti correnti bancari e diversi immobili, per un valore complessivo che supera i cento milioni di euro.

Il comunicato ufficiale della Questura di Roma ricorda che a febbraio 2014 è stato confermato in Cassazione con ben 53 conferme, 49 pene rideterminate il maxi troncone d'appello del processo Crimine, scaturito dalle sentenze di primo grado comminate dal gup di Reggio Calabria nei confronti di 119 imputati, arrestati nella storica operazione di p.g. che ha svelato la natura unitaria della 'ndrangheta.

 

Non solo Mafia Capitale. Le ‘ndrine calabresi hanno esteso in maniera capillare i loro interessi nel territorio laziale. Nell’operazione “Fiore Calabro”, scattata stamattina, sono stati posti sotto custodia cautelare tre commercianti presenti a Roma e nei paesi a nord della capitale. Gli arrestati, appartenenti alle ‘ndrine Palamara-Scriva-Mollica-Morabito operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria, erano l’anello di collegamento tra l’organizzazione situata nella regione di origine e il territorio romano. Si tratta di Scriva Placido Antonio, Morabito Domenico e Mollica Domenico Antonio, elementi di vertice nell’organizzazione malavitosa.

Contestualmente sono stati disposti i sequestri di alcune attività commerciali intestate agli arrestati, o a prestanomi, ma direttamente riconducibili agli interessi degli stessi. In particolare è stata sequestrata una gioielleria in Circonvallazione Trionfale (a pochi passi dal Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio) di cui era titolare Placido Antonio Scriva, un negozio di ottica a Morlupo e un alimentari sempre nella cittadina sulla Flaminia, intestati a prestanome, ma riconducibili a Domenico Morabito, e un’azienda di commercio carni di Campagnano di proprietà della famiglia Scriva.


Sono stati inoltre posti sotto sequestro oltre una decina d’immobili riconducibili a Morabito e a Mollica. Gli arresti odierni attestano un duro colpo all’organizzazione, che contava numerosi affiliati, sempre nella provincia di Roma, e che aveva organizzato anche una rete di usura che coinvolgeva vittime in diverse province italiane.

Le operazioni di polizia hanno riguardato, oltre alla Squadra Mobile di Roma, anche le unità di Reggio Calabria, Milano, Mantova e Viterbo.
La ‘ndrina Palamara-Scriva-Mollica-Morabito si è attestata nella capitale a seguito della “Faida di Motticella” che negli anni ‘80/’90 vide contrapporsi nei paesi aspromontani di Africo, Bruzzano Zeffirio e la sua frazione “Motticella”. Tutto iniziò col sequestro della farmacista Concetta Infantino, avvenuto nell’83, che ha visto coinvolti i Mollica, seguito circa due anni dopo dall’assassinio di Pietro Scriva, allora considerato il boss del clan Scriva-Mollica, operato per mano di Saverio Mollica, che rappresentò l’incipit della spaventosa spirale di sangue e omicidi.

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Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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