ROMA, SOTTOPASSO DUE PONTI: ANCORA ALLAGAMENTI

di Silvio Rossi

Roma – Era profetico Corrado Guzzanti quando, nella trasmissione “L’ottavo nano”, interpretando una parodia di Antonello Venditti, cantava la canzone “Grande Raccordo Anulare”. Uno dei versi della canzone recitava: “pe via due ponti c'è 'n pezzo contromano, mejo 'na murta dell'ingorgo, c'è 'npo de ghiaia ce poi morì de vekkiaiaaaa”.

Gli automobilisti che in questi giorni hanno provato a percorrere la Flaminia in direzione centro, dal raccordo verso Tor di Quinto, si saranno certamente posti la domanda se non avessero corso il rischio di morire di vecchiaia in coda.
Due giorni di pioggia, due giorni di chiusura del sottopasso di via Flamina all’altezza della stazione Due Ponti. Una trappola per migliaia di automobilisti, che puntualmente scatta quando Giove Pluvio riserva le sue attenzioni sulla capitale.
Meno di un mese fa un episodio simile aveva colpito la nostra attenzione, documentata nel nostro precedente articolo. Non immaginavamo neanche noi che il disagio si sarebbe ripetuto a così breve scadenza.
Appare evidente come la soluzione definitiva al problema non può essere rappresentato dai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuati dal municipio. Il sottopasso è stato progettato male, costruito peggio, e finché non s’interviene a fondo sulla struttura, sui canali di scolo, sul sistema di pompaggio, tutte le azioni effettuate dopo l’ennesimo allagamento hanno l’efficacia del pannicello caldo.

Il sottopasso della Flaminia fa parte di quelle opere nate in fretta e furia in occasione dei mondiali di calcio del 1990. Fa parte, quindi, di quel gruppo di lavori che hanno rappresentato il fallimento di un certo modo di concepire le opere pubbliche. Basti ricordare che le altre infrastrutture costruite nella stessa occasione sono la stazione ferroviaria Vigna Clara, utilizzata per poche corse in occasione delle partite giocate all’Olimpico e chiusa il giorno dopo la finale mondiale. Anche lo stesso stadio suscitò polemiche e l’attenzione della Finanza, perché costruito senza rispettare gli standard di sicurezza (in particolare per l’altezza per l’accesso dei mezzi di soccorso).
Riprogettare il tratto stradale ha lo scopo non solo di risolvere il problema contingente, ma anche a gettarsi alle spalle definitivamente una stagione di opere effettuate non guardando all’efficacia, ma alla possibilità di farle “fruttare”. Stagione che, dalle ultime notizie di cronaca, sembra dura a morire.