ROMA, TEATRO DELL'OPERA: LE RAGIONI DI UNA SCELTA

di Daniele Rizzo

Roma – Il Teatro dell’Opera di Roma sin dal 1926 aveva sempre avuto un proprio coro e una propria orchestra. Ma il consiglio d’amministrazione convocato dai soci fondatori in seguito all’abbandono del maestro Muti ha decretato l’esternalizzazione, votando una procedura di licenziamento collettiva.

Il Ministro della Cultura Franceschini ha parlato di una scelta coraggiosa, un passaggio doloroso ma necessario per salvare l’Opera di Roma e ripartire.
Dello stesso avviso il sindaco di Roma Ignazio Marino, che in conferenza stampa ha dichiarato: “ci rendiamo conto che quello che stiamo cominciando è un percorso che non è stato mai eseguito prima nel nostro paese, però dopo un’accurata riflessione abbiamo pensato che questo è l’unico percorso che può portare ad una vera rinascita del Teatro dell’Opera nella nostra città.”

Ciò significa che il Comune dovrà procedere con delle audizioni per scegliere il nuovo coro e la nuova orchestra in vista della stagione che sta per iniziare. Alle audizioni, come ha precisato il sindaco, potranno partecipare anche il coro e l’orchestra uscenti purché si organizzino in un’associazione. Questo modello adottato dal comune di Roma, ha spiegato il sovrintendente dell’Opera di Roma Carlo Fuortes, è nuovo per il nostro paese ma già in auge da diverso tempo in città come Valencia, Madrid, Parigi, Vienna e Amsterdam.

Il problema di fondo che ha portato a questa dolorosa (permetteteci di dire non per il Comune) scelta è l’indebitamento progressivo crescente. E così dopo un anno di proteste sindacali e opere liriche che fino all’ultimo momento sono state in bilico, ad inizio estate i sindacati Cigl e Fials non hanno firmato il piano industriale di ristrutturazione pensato da Fuortes. Questa instabilità a metà settembre ha convinto il maestro Riccardo Muti a lasciare l’Opera, lamentando la mancanza di serenità per operare nelle giuste condizioni.
Ecco dunque le ragioni che hanno portato il cda a prendere questa decisione; 182 saranno i lavoratori licenziati, 278 quelli che resteranno.

Ma restano in che condizione? Lavorare con la spada di Damocle che pende sulla propria testa e la sensazione che si potrebbe perdere il lavoro da un momento all’altro non deve essere facile per nessuno. Tanto più che la stagione del Teatro sta per iniziare e mancano coro e orchestra. Ma Fuortes assicura che “se tutti ragionano con grande senso di responsabilità, e non sempre è avvenuto, si possono contemperare gli interessi di tutti”.
I sindacati annunciano battaglia, le opposizioni nel Consiglio Comunale anche. Ma intanto la privatizzazione – perché di fatto, l’esternalizzazione questo è – è stata annunciata. L’autunno sarà caldo anche fuori dal Teatro dell’Opera, e il comune avrà un’altra bella gatta da pelare.