ROMA, VICENDA EMANUELA ORLANDI: ENTRO FINE MAGGIO APERTURA TOMBA DE PEDIS

Angelo Parca

Sulla vicenda di Emanuela Orlandi, secondo alcune indiscrezioni, entro fine maggio sarà aperta e ispezionata la tomba di Enrico De Pedis meglio conosciuto come “Renatino”, il boss della Banda della Magliana sepolto nella Basilica di Sant'Apollinare. Il legame tra Enrico De Pedis e il rapimento di Emanuela Orlandi è oggetto di indagini da parte della magistratura romana dal 2008, ed è scaturito da una sola dichiarazione, quella di Sabrina Minardi, e una sospetta quanto fragile coincidenza: l'insolita sepoltura di De Pedis, scoperta nel 1997, nella cripta della basilica di Sant'Apollinare a Roma, struttura di proprietà dell'Opus Dei, accanto alla scuola di musica frequentata dalla Orlandi. Nel 2007 un pentito della Banda della Magliana, Antonio Mancini, ritenuto inattendibile da diverse corti di Assise, disse ai magistrati della Procura di Roma che in carcere, all'epoca della scomparsa della quindicenne “Si diceva che la ragazza era ‘robba nostra’, l'aveva presa uno dei nostri”.
Nel giugno 2008, Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano e per molti anni amante di De Pedis ha rilasciato alcune dichiarazioni (mai riscontrate o spesso riscontrate al contrario), secondo le quali De Pedis avrebbe eseguito materialmente il sequestro per ordine del monsignor Paul Marcinkus (allora a capo dello IOR). A detta della Minardi, l'Orlandi fu giustiziata sei, sette mesi dopo e il cadavere sarebbe stato occultato da De Pedis presso Torvajanica in una betoniera, assieme ai resti di un altro giovanissimo ostaggio, Domenico Nicitra, 11 anni, figlio di un ex affiliato della banda della Magliana, il siciliano Salvatore Nicitra. Tuttavia il piccolo Nicitra scomparve solo nell'estate del 1993, tre anni dopo la morte di De Pedis. Le dichiarazioni della Minardi, benché siano state riconosciute dagli inquirenti come incoerenti (anche a causa dell'uso di droga da parte della donna, non solo in passato) hanno nuovamente attirato l'attenzione degli investigatori mesi dopo, a seguito del ritrovamento della BMW che la stessa Minardi ha raccontato di aver utilizzato per il trasporto di Emanuela Orlandi e che risulta appartenuta prima a Flavio Carboni, imprenditore indagato e poi assolto nel processo sulla morte di Roberto Calvi, e successivamente ad uno dei componenti della Banda della Magliana.
Nel dicembre 2009, molto tardivamente, due "pentiti" della Banda della Magliana hanno rilasciato dichiarazioni relative al coinvolgimento di De Pedis e di alcuni esponenti vaticani nella vicenda di Emanuela Orlandi. Antonio Mancini ha rivelato il 10 dicembre che il sequestro di Emanuela Orlandi venne gestito da De Pedis “nel quadro di problemi finanziari con il Vaticano”. Maurizio Abbatino, altro "collaboratore di giustizia" della Banda, ha dichiarato al procuratore aggiunto titolare dell'inchiesta che – a seguito di confidenze raccolte fra i membri della banda – il sequestro e l'uccisione di Emanuela avvennero per opera di De Pedis e dei suoi uomini, nell'ambito di rapporti intrattenuti da lui con alcuni esponenti del Vaticano.