ROMA, VICENDA METRONOTTE: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

di Silvio Rossi

Roma – La vicenda che sta interessando circa mille lavoratori della cooperativa di guardie giurate “Città di Roma” e di alcune controllate, può certamente essere considerata la più drammatica nell’ambito dell’occupazione dell’area romana. La storica società di metronotte, la prima a operare nel territorio della capitale, è un colosso del settore, ha importanti contratti con Banca d’Italia, Rai, tre ospedali, la Metropolitana di Roma. Una società che solo alcuni anni fa era considerata come il “posto fisso” cui affidare i progetti di una vita. Una realtà che aveva una potenzialità lavorativa non discutibile, ma una situazione societaria torbida. Una società che aveva un problema, e grande, perché il suo amministratore de facto, Fabrizio Montali, è stato condannato a diciotto mesi per usura, oltre a essere indagato per evasione fiscale e per riciclaggio. Per un’azienda che offre servizi di vigilanza, una simile fattispecie di reato ne decreta la perdita di credibilità, la non possibilità di operare negli interessi dei propri clienti.

Per questo motivo il 16 ottobre la Prefettura di Roma ha emesso un’informativa antimafia per la “presenza di situazioni relative a tentativi d’infiltrazioni mafiose”. Per il Prefetto quindi la gestione di Montali si configura per non rispettare la regolamentazione antimafia stabilita nel decreto 159 del 2011. Il primo risultato è stato la rescissione del contratto da parte dell’Agenzia delle Entrate, uno degli enti che si avvaleva dei loro servizi, il giorno successivo all’informativa.

Nei giorni successivi la società, per eludere le rescissioni che si stavano concretizzando anche da parte di altri clienti, aveva provato a cedere il ramo d’azienda di sorveglianza e portierato alla TVE Vigilanza, altra azienda del settore.
Il 20 ottobre Città di Roma ha presentato il ricorso contro il Prefetto, ma ben presto anche altri enti hanno sospeso i servizi della cooperativa, tra cui Banca d’Italia, Metropolitana di Roma, Asl Roma H. Dal 1 dicembre anche la Rai ha sospeso i servizi di sorveglianza e portierato per i centri di Via Teulada, Via Asiago e il centro studi Nomentano, che erano appannaggio di Città di Roma.
Il Tar ha fissato al 19 dicembre l’analisi del ricorso. Se il tribunale amministrativo confermerà l’informativa del Prefetto, la società sarà costretta a licenziare i suoi dipendenti, tra cui circa ottocento guardie armate e altri duecento tra portierato e servizi vari.
Circa mille dipendenti, tutti altamente professionali, affidabili, seri, rischiano di perdere il posto di lavoro, con scarse possibilità di riassunzione, considerando che per le guardie armate (la maggior parte dei dipendenti del gruppo) il licenziamento comporterà contestualmente la perdita del porto d’armi, e quindi non permetterà una rapida riassunzione in altre aziende del settore.
I lavoratori, assistiti dai loro referenti sindacali, hanno manifestato mercoledì scorso davanti alla sede Rai di Viale Mazzini, e sono pronti a far sentire la propria voce anche i prossimi giorni, per non giungere al 19 dicembre senza aver fatto conoscere il dramma della loro situazione.

Non è mancato neanche il gesto eclatante. Un vigilante della società, Ivan De Vitis, che svolgeva il proprio servizio presso la Metropolitana di Roma, si è tolto la vita lo scorso 30 novembre nei bagni della stazione Barberini. La notizia della possibile perdita di lavoro aveva scosso il quarantaduenne che ha ceduto alla paura.

Non si comprende come mai, considerando che le vicissitudini dei vertici di Città di Roma erano conosciute da tempo, tanto che la trasmissione di Rai3 Report, un anno e mezzo fa aveva anticipato tutte le notizie che sono emerse oggi dopo l’informativa prefettizia, la politica non abbia deciso di prendere le redini, commissariando la società per salvaguardare mille posti di lavoro.