ROMA: L’INCHIESTA SHOCK SULLA SANITA’ (1 PUNTATA)

di Matteo La Stella

Roma – “Pronto soccorso-accessi in tempo reale”, è la punta di diamante del nuovo portale online “www.salutelazio.it”, introdotto dal Commissario per la sanità regionale Nicola Zingaretti ad inizio della settimana scorsa.

Quello voluto da Nicola Zingaretti, sembra essere un sistema sanitario all'avanguardia, dove tecnologia ed efficienza sono in prima linea contro la malattia. L'errore fondamentale è che senza efficienza la tecnologia risulta essere inutile.

“Pronto soccorso-accessi in tempo reale”, tramite una tabella, offre la panoramica degli accessi, ovvero una sorta di censimento delle presenze fisiche all'interno dei pronto soccorso della regione in tempo reale. Esse sono divise per colore (rosso, giallo,verde, bianco) a seconda del livello di emergenza rilevato al loro ingresso. Vi sono tre colonne che indicano se il paziente è in attesa, trattamento o osservazione. Incrociando i dati messi a disposizione, in orari diversi della giornata, diviene lampante la situazione di sovraffollamento, piaga che affligge soprattutto i pronto soccorso capitolini.

Ma quali sono i pronto soccorso inavvicinabili? Il podio dei pronto soccorso, calcolato su una giornata tipo, con rilevamenti in fascia mattutina, pomeridiana e serale vede, per quanto riguarda i pazienti in attesa il Sant'Andrea al terzo posto, il Sant'Eugenio al secondo e il Policlinico Universitario Umberto Primo sul gradino più alto con picchi di 21 codici gialli,10 verdi e 3 bianchi alle ore 22:30. Anche per i pazienti in trattamento mantiene il primato l'Umberto Primo con punte di 6 codici rossi, 29 gialli e 26 verdi già alle 11:00 della mattina. L'argento va al Policlinico Universitario Gemelli mentre a conquistarsi il bronzo è l'ospedale Sant'Eugenio. A spaventare di più è però il terzo oro che si aggiudica il Policlinico Universitario Umberto Primo, che durante tutto l'arco della giornata, tra pazienti in attesa, trattamento e osservazione non scende mai sotto le 120 presenze fisiche, offrendo agli sfortunati avventori un servizio malato, più di loro, costretti nel limbo della sala d'attesa per ore. Questa situazione appare la più grave, data la mole di pazienti che accoglie e la poca fluidità del meccanismo d'emergenza . Il motivo di cotanto sovraccarico è uno solo: il decreto-legge 73 del 2010.

La allora presidente della Regione e commissario ad Acta della sanità, Renata Polverini, nel suo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, oltre ad apportare tagli, tentando di cambiare destinazione d'uso a molti pronto soccorso in provincia, divideva il Lazio in 4 grandi macro aree. Ognuna di esse era composta da diversi pronto soccorso “semplici”, altrettanti DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) di primo livello e da DEA di secondo livello che, all'occorrenza, diventava riferimento (hub) dei pazienti di competenza delle 2 tipologie di strutture minori, già citate. L'Umberto Primo era, ed è, unico DEA di secondo livello della prima macroarea imposta dalla rivoluzionaria Polverini che ha esteso il suo bacino territoriale, includendovi i comuni di: Colleferro, Tivoli, Cassino, Alatri, Palestrina, Sora e la provincia di Frosinone, quando già nel 2009, la stessa struttura registrava una mole di accessi pari a 104.524 pazienti annui. Anche le altre macroaree, soprattutto la seconda e la terza hanno bacini d'utenza molto vasti, che non riescono però ad eguagliare la prima. Ma la lungimirante Polverini sapeva già di dover lasciare, un giorno, la sua poltrona al più avanguardista Presidente Nicola Zingaretti, che nel novembre del 2014 presenta il suo piano di riqualifica e riorganizzazione. Punta in alto: case della salute, steward in pronto soccorso da marzo e “il tripadvisor della salute”
ora online.

Il presidente della Regione Lazio nonché commissario per la sanità regionale Nicola Zingaretti, cavalca l'onda del cambiamento, vestendo i panni del “paladino del malato”. Ma quell'onda punta dritta verso gli scogli, minacciando l'integrità del sistema sanitario e la salute dei cittadini che pretendono un servizio organizzato, più che un disservizio con una bella facciata, magari anche telematica, incapace di garantirgli ciò che gli spetta.