SANREMO, GRANDE SHOW O FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA?

L’opinione di Mario Torosantucci

Si è appena concluso il festival di Sanremo, come al solito fra mille polemiche. Le ragioni probabilmente sono suddivise più o meno equamente in tutte le parti, dalle quali sono arrivate le critiche. Questo, perché uno deve aver ben chiaro, da quale ottica osservare, e poi giudicare. È vero che i tempi cambiano, e quindi bisogna rinnovarsi, ma è anche vero, che si parla di un festival musicale. Il problema dell’ audience, che ovviamente si riflette sugli sponsor, condiziona come il solito, la direttiva organizzatrice dello spettacolo. Ora, bisogna decidersi, e mettere dei punti fermi. La RAI essendo pubblica, dovrebbe avere il dovere di essere educativa, essere molto attenta alla frammentazione delle spese e dei compensi,  relativi ai personaggi televisivi che occupano giornalmente gli spazi del piccolo schermo. Dico questo, perché poi si ha giocoforza, la necessità di avere grosse entrate finanziare, e quindi essere di conseguenza condizionati nello sviluppo dei programmi.

Tornando al festival di Sanremo, la domanda che ci si deve porre, è questa : Bisogna fare un grande show, spettacolo dispersivo, oppure ridare importanza a quella che è la vera ragione della manifestazione, cioè la musica. Io penso che la strada da percorrere, sia quella artistica musicale, magari con qualche intervento sporadico di altro genere, perché è importante ridare il giusto valore e spazio alla creatività musicale. Non è affatto vero che il pubblico si annoia con le canzoni. Infatti vari format televisivi, dimostrano esattamente il contrario. Ci si annoia quando manca la qualità. Ci si annoia, quando si percepisce la non perfetta regolarità nel selezionare e presentare gli artisti. Ci si annoia , e indispettisce, quando c'è l' odore di raccomandazioni, e di conseguenza di non aver portato al cospetto del grande pubblico, quei ragazzi che avrebbero meritato di più. Non possiamo distruggere le nostre radici, il paese del bel canto. Non dobbiamo seguire correnti, che non ci appartengono, e che non fanno parte del nostro DNA, solamente per questioni commerciali.

Mi auguro quindi, che si cambi rotta, che si torni alla nostra vera creatività italiana, famosa nel mondo, e che si dia nuova ed intensa visibilità a tutti i nuovi  talenti che la nostra nazione ,  fonte inesauribile, riesce a produrre.