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Cronaca

Saronno, morti in corsia: intercettazioni choc dei due amanti

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Tempo di lettura 3 minuti Dove le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce morti sospette tra i ricoverati e presunti omicidi in famiglia

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di Vincenzo Giardino


SARONNO – Amore diabolico tra un'infermiera che odiava il marito e un medico anestesista che applicava la sua etica della morte quasi sistematicamente nelle corsie di un ospedale – dove molti avrebbero saputo e taciuto – che si devono trovare le radici della drammatica vicenda emersa a Saronno, nel Varesotto. Dove le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce morti sospette tra i ricoverati e presunti omicidi in famiglia. Una trama violenta che nasce dal rancore per la convivenza forzata in famiglia, a Lomazzo, piccola cittadina nel Comasco, e dal desiderio di liberarsi dai vincoli che impediscono una passione che non si contiene e diviene delirante: quella tra l'ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, 60 anni, separato, di Rovellasca (Como) e la sua amante, l'infermiera Laura Taroni, di 40, ora entrambi accusati di omicidio volontario. "Li vedevano tutti, erano stati sorpresi diverse volte a scambiarsi effusioni nei reparti", raccontano i colleghi sentiti dagli inquirenti. Ma i due non si limitavano ad amoreggiare. Progettavano una morale della morte. "Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? (…) Se si documenta che ho praticato l'eutanasia…io non sono neanche l'unico", diceva all'amante in un'intercettazione. E lei: "L'eutanasia è un'altra cosa (…) cioè tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci (…) loro non riuscivano nemmeno a respirare".

A fronte di questa passione sfrenata, di questa complicità totale, la vicinanza quotidiana del marito 45enne "che pretendeva rapporti sessuali" e a cui la moglie "metteva dei medicinali nell'acqua per abbattergli la libido" doveva sembrare una sofferenza insopportabile ai due folli amanti. Laura viveva anche con i due figli di 11 e 8 anni. Una convivenza forzata in una villetta su due livelli, una volta la casa padronale di una florida azienda agricola, e oramai solo una decadente abitazione, mezza ristrutturata e mezza no, con il giardino incolto. Di fianco a loro, in una casa su tre livelli, ben tenuta, vivono invece i parenti dell'uomo che lei "odiava", come si evince senza mezzi termini da intercettazioni. Cosi' alla fine, prendendo 'esempio' dal protocollo di farmaci usato per la sua 'dolce morte' – conosciuto da molti colleghi come il "protocollo Cazzaniga" – è scattato il piano "delle menti omicide messe insieme così geniali" per eliminare il marito. Che prevedeva "del cardiotonico e dei betabloccanti nel caffè" giorno dopo giorno, contemporaneamente facendogli credere (grazie alla complicità di altri medici, ora indagati) che fosse molto malato. Lui alla fine è morto nel giugno del 2013 (la Procura ritiene che si sia trattato di omicidio) e allora il delirio si è spostato sui parenti superstiti e ha coinvolto anche uno dei due figli della donna in orrendi ragionamenti di morte. "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori…", e "Poi c'è tua zia Gabriella… (…) Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L'umido da noi passa solo una volta a settimana (…) non abbiamo più neanche i maiali".

Una verità, al di là dei rapporti di facciata dura, aspra, terribile. Tanto che Gabriella oggi non si affacciava nemmeno alla finestra, per sfuggire alle telecamere dei giornalisti che assediavano la casa, certo, ma anche, forse, per vergogna, con il marito costernato che ripeteva "non abbiamo niente da dire". Intorno i capannoni ipotecati, le stalle senza più animali, i debiti. "Noi abbiamo un'arma segreta che loro non sanno", diceva l'infermiera ai figli pensando alla successione e a come uscire dai guai economici. "Papà non ha messo l'ipoteca sull'azienda ma sulla casa degli zii". "Prima c'è il nonno, poi ci sono io e la nonna Maria (deceduta per cause naturali, morte ora al vaglio degli inquirenti, ndR) quindi metà e metà". "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori", replicavano i ragazzi. "La Nene possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana". Sarà stata una follia per una passione malata, sarà stato il rancore per una convivenza odiosa, ma alla fine, come nelle peggiori storie, ad armare la mano omicida non ci sarebbe stato solo l'amore impossibile, ma uno sfrenato desiderio di soldi.

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Ambiente

Tragedia sul Monte Bianco: Ritrovati i corpi di quattro alpinisti

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Due italiani e due coreani vittime della montagna. L’ultimo sogno realizzato sul Cervino prima del fatale destino

Un silenzio carico di dolore avvolge le pendici del Monte Bianco, dove ieri sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro alpinisti: due italiani e due coreani. Sara Stefanelli e Andrea Galimberti, i due connazionali di cui si erano perse le tracce dal 7 settembre, hanno trovato il loro ultimo riposo tra i ghiacci eterni della montagna che amavano.

Il tragico epilogo è giunto dopo giorni di angosciosa attesa e speranza. Le condizioni meteorologiche avverse avevano impedito per tre interminabili giorni il decollo degli elicotteri di soccorso. Solo ieri, con una schiarita, un elicottero del soccorso alpino francese è riuscito a levarsi in volo, portando alla luce la drammatica verità.

Etienne Rolland, comandante del Pghm di Chamonix, ha confermato che le due cordate sono state “rapidamente localizzate”, grazie alle informazioni sul loro probabile percorso e altitudine. Una conferma che rende ancora più straziante l’idea che i soccorritori sapessero dove cercare, ma fossero stati ostacolati dalle forze della natura.

La notizia ha scosso profondamente la comunità alpinistica e non solo. Sulla pagina Facebook di Andrea Galimberti, una cascata di messaggi di cordoglio ha sostituito le precedenti speranze di un lieto fine. Amici e conoscenti piangono ora la perdita di un appassionato alpinista e della sua compagna d’avventure, Sara.

Le ultime immagini condivise sui social dai due mostrano momenti di pura gioia sul Cervino, appena pochi giorni prima della tragedia. Scatti che ora assumono un significato quasi profetico, immortalando l’ultimo grande sogno realizzato insieme. Andrea descriveva con entusiasmo l’ascesa al Cervino compiuta il 3 settembre: “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio”.

Queste parole, cariche di orgoglio e affetto, risuonano ora come un addio involontario, un testamento della passione che li univa e che li ha portati a sfidare le vette più impervie.

La tragedia sul Monte Bianco non ha risparmiato nemmeno i due alpinisti coreani, il cui destino si è intrecciato fatalmente con quello degli italiani. Quattro vite spezzate, quattro storie di passione per la montagna interrotte bruscamente.

Mentre la comunità alpinistica si stringe nel dolore, questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza in montagna e sui rischi che anche i più esperti corrono nell’affrontare le sfide delle alte quote. Il Monte Bianco, maestoso e implacabile, si conferma ancora una volta una bellezza tanto affascinante quanto pericolosa, capace di regalare emozioni uniche ma anche di reclamare un tributo altissimo.

Le indagini sulle cause precise dell’incidente sono ancora in corso, ma già si leva un coro unanime: quello della prevenzione e della prudenza, anche per i più esperti. Perché la montagna, nella sua immensa bellezza, resta sempre un ambiente che richiede il massimo rispetto e un’infinita cautela.

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Castelli Romani

Frascati: “Crolla” la pavimentazione in piazza San Rocco

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Spaventano le immagini che ci sono arrivate oggi in redazione di piazza San Rocco a Frascati.
“Frascati crolla” è il grido che ci giunge.

la foto mostra nel dettaglio la “voragine” creatasi su piazza San Rocco

I lavori che imperversano in città mostrano la fragilità del territorio dove si sviluppa Frascati.
Anni di mancate manutenzioni e di lavori, a quanto ci dicono numerosi altri cittadini, eseguiti con poca accuratezza hanno minato la stabilità del terreno e le piogge torrenziali di questi giorni sono il “colpo di grazia”.

immagini giunte in redazione

Quello che traspare è la necessità di porre in essere un accurata ricognizione della città stessa, specie nella zona più storica ed antica.
La necessità di riqualificare, in special modo, tutto il centro storico diventa sempre di più necessaria ed urgente proprio per evitare ulteriori danni a quello che resta il fragile territorio della città tuscolana.

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Cronaca

Tragedia familiare a Perugia: tre corpi trovati senza vita in un casolare isolato

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Un agghiacciante ritrovamento ha sconvolto la comunità di Perugia: tre persone sono state scoperte morte all’interno di un casolare abbandonato, situato nelle campagne remote di Fratticiola Selvatica. Gli inquirenti parlano di una scena drammatica, che sembra indicare un brutale omicidio-suicidio.

Secondo le prime informazioni fornite dagli investigatori, si tratterebbe di un gesto estremo avvenuto in ambito familiare, un atto di violenza che ha spezzato tragicamente tre vite. Le vittime sono un uomo, sua moglie e la loro figlia, tutti uccisi da colpi di fucile sparati a bruciapelo. Il silenzio che circonda questo macabro episodio lascia spazio a molte domande, ma una delle poche certezze è che si tratta di un dramma che ha avuto come sfondo una tranquilla e isolata zona rurale.

Non è ancora chiaro chi abbia lanciato l’allarme, ma l’intervento dei soccorritori del 118, giunti sul posto con un’ambulanza e un’auto medica, è stato purtroppo inutile: i tre erano già deceduti all’arrivo.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Perugia, sono ancora in corso per fare chiarezza su chi abbia premuto il grilletto e ricostruire con precisione la dinamica degli eventi. Sul luogo della tragedia sono intervenute la squadra mobile e la scientifica, impegnate a raccogliere ogni elemento utile per risolvere questo inquietante caso. Il casolare, ubicato in una zona di campagna difficile da raggiungere, è accessibile solo attraverso una stretta strada sterrata, aumentando la sensazione di isolamento e mistero che circonda l’intera vicenda.

Le indagini proseguono senza sosta, ma il paese è già sconvolto da un dramma che lascia una scia di dolore e interrogativi.

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