Connect with us

Castelli Romani

Scandalo a Nemi, il sindaco Bertucci e sua moglie al centro di un esposto

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Accuse di irregolarità nei lavori all’appartamento del primo cittadino

Un caso che ha il sapore dello scandalo si abbatte sul piccolo comune di Nemi. Al centro della vicenda, descritta in un esposto dettagliato presentato da un cittadino originario di Nemi e indirizzato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, ci sono accuse gravi nei confronti del sindaco Alberto Bertucci e di sua moglie.

Secondo quanto riportato, i coniugi avrebbero realizzato interventi edilizi su un immobile nel centro storico del paese arbitrariamente, senza il consenso dei proprietari delle parti comuni dell’edificio quale facciata, tetto e sottotetto.

L’edificio nel quale sono situati gli immobili del sindaco Alberto Bertucci hanno importanti parti in comune con altri immobili parimenti contenuti nello stesso edificio, dove, per altro, insiste un’attività commerciale.

L’esposto narra di lavori condotti dai Bertucci senza nessun accordo preventivo con i comproprietari e senza alcuna dichiarazione che l’intervento edilizio avrebbe interessato le parti comuni dell’edificio negli atti depositati per le pratiche edilizie che hanno interessato gli immobili. E cosa ancor più grave, si presume, senza tutte le necessarie autorizzazioni.

Questi lavori hanno comportato la demolizione di parti comuni del tetto e della facciata dell’edificio, nonché di una canna fumaria a servizio da sempre dell’attività commerciale e risalente agli anni ’50. Il tutto sempre riconducibile alle parti di proprietà di terzi.
I lavori hanno comportato la realizzazione di un balcone, interventi sui solai senza nulla osta del genio civile, oltre che di canne fumarie che, secondo quanto affermato, sarebbero di esclusiva proprietà dell’esponente. Nonché, addirittura l’annessione alla proprietà Bertucci del sottotetto, ex parte comune dell’edificio.

Ma c’è di più: pare che l’amministrazione comunale, che dovrebbe essere la prima a vigilare sul rispetto delle normative edilizie, non sia intervenuta d’iniziativa per fermare i lavori come avvenuto, invece, per numerose situazioni d’immobili ricadenti nel territorio di Nemi.

Un comportamento che, se confermato, getterebbe un’ombra molto pesante sulla gestione del Comune da parte del sindaco.

Gli atti allegati all’esposto, che la nostra redazione ha avuto modo di visionare, mostrano chiaramente come i lavori siano stati eseguiti “senza alcun accordo” tra le parti coinvolte, in violazione delle regole urbanistiche che disciplinano le modifiche agli edifici storici.

Le foto ante e post operam, allegate all’esposto, evidenziano chiaramente la trasformazione degli spazi e i danni subiti dalle parti comuni dell’immobile. Particolarmente grave è l’accusa relativa alla demolizione delle canne fumarie. Due di queste, poste sul tetto dell’edificio, sono state smantellate senza preavviso e una sola di esse è stata ripristinata. Tuttavia, il documento sottolinea come quella rimasta demolita fosse funzionale all’attività commerciale all’interno dello stabile e di esclusiva proprietà del denunciante. Questa demolizione ha generato un atto amministrativo a carico del locale.

Questi interventi edilizi operati dai coniugi Bertucci sono stati constatati dall’esponente circa un anno fa. Prima avrebbero smantellato il manto di copertura a tegole e poi proceduto a demolire il tetto stesso.

Ancora più grave, si legge nell’esposto, che “le opere edili portate avanti dai coniugi Bertucci avevano scalzato le altezze del tetto di circa 2 metri”

Non si tratta solo di un problema edilizio, ma di una questione morale. Se le accuse dovessero essere confermate, l’operato del sindaco Bertucci rappresenterebbe un clamoroso “abuso di potere”. Un sindaco dovrebbe essere l’esempio di legalità e trasparenza, e non protagonista di condotte che vanno contro la legge e danneggiano il patrimonio comune.

Il documento presentato alla Procura chiede che vengano effettuate tutte le verifiche del caso, al fine di accertare eventuali illeciti penali e, qualora se ne riscontrasse la presenza, procedere con le azioni legali del caso.

Una denuncia che potrebbe sfociare in un vero terremoto politico per il comune di Nemi. La nostra redazione ha avuto accesso non solo all’esposto, ma anche a una serie di immagini esclusive che documentano lo stato dell’immobile prima e dopo i lavori effettuati dai Bertucci.

Le immagini confermano senza ombra di dubbio le trasformazioni descritte e la portata dei lavori che, secondo l’esponente, hanno alterato la struttura originaria dell’edificio. Se confermate, queste accuse metterebbero il sindaco Bertucci di fronte a una situazione estremamente delicata, non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche da quello politico e morale. Un “padre di famiglia” e primo cittadino che viola le leggi che lui stesso dovrebbe far rispettare rappresenta un esempio devastante per l’intera comunità.

Mentre la vicenda si sviluppa e gli organi competenti conducono le indagini, i cittadini di Nemi attendono con ansia di sapere la verità. Se le accuse dirette ai coniugi Bertucci si riveleranno fondate, ci troveremmo di fronte a un caso che minerebbe profondamente la fiducia nelle istituzioni locali e nella figura del primo cittadino.

La Procura della Repubblica è stata chiamata a fare chiarezza, e ora la palla è nelle mani della giustizia. Noi de L’Osservatore d’Italia continueremo a seguire da vicino questo caso, con la speranza che venga fatta piena luce su un episodio che rischia di travolgere l’amministrazione comunale di Nemi.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Castelli Romani

Sconvolgente aggressione scolastica a Marino: una 12enne accoltella un compagno

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Ieri mattina, nel cortile della Scuola Secondaria di I Grado “A. Vivaldi” a Marino, un comune dei Castelli Romani, si è consumato un drammatico episodio che ha lasciato sotto shock l’intera comunità. Una ragazzina di 12 anni ha accoltellato un compagno di classe poco prima delle 8:00. La lite, scaturita da screzi recenti legati a un’accusa di copiatura in un compito, ha portato la giovane a compiere un gesto estremo. Il ragazzo ferito, soccorso prontamente dal preside e dal personale scolastico, è stato trasportato in codice giallo all’ospedale pediatrico Bambin Gesù; le sue condizioni, per fortuna, non sono gravi.

Una Tensione Crescente Finita in Dramma

Secondo le prime ricostruzioni, la tensione fra i due era nata nei giorni scorsi quando la ragazza accusava il coetaneo di aver fatto la spia raccontando all’insegnante che lei aveva copiato. Questa mattina, la disputa verbale si è trasformata in un’aggressione fisica: la dodicenne ha colpito il compagno con un coltello da cucina per poi fuggire. In un atto di disperazione e forse di pentimento, è stata proprio lei a chiamare i Carabinieri, in lacrime, per confessare quanto avvenuto e consegnare l’arma.

Il Racconto dei Testimoni e la Reazione delle Istituzioni

Gli studenti presenti hanno descritto un momento di confusione e incredulità. “C’era del sangue per terra e la maglietta era insanguinata. Prima non ci eravamo accorti di nulla”, ha riferito un gruppo di compagni. La scena ha scosso tutti, sollevando interrogativi profondi sulla sicurezza e sul clima sociale all’interno delle scuole.

Le prime reazioni non si sono fatte attendere. Il sindacato dei presidi, DirigentiScuola, ha espresso la sua preoccupazione: “L’episodio di accoltellamento è inaccettabile e fallimentare, come quello accaduto dopo la proiezione del film Il ragazzo dai pantaloni rosa. Siamo costretti a riflettere sul ruolo educativo delle istituzioni e sulla direzione verso cui stiamo andando”. La dichiarazione evidenzia una crisi di valori che sta minacciando la capacità della scuola di promuovere un modello educativo positivo e non violento.

Anche il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha commentato l’accaduto, esprimendo la sua preoccupazione per la crescente violenza giovanile. “Questa mattina una ragazzina ha portato un coltello a scuola e ha ferito un compagno. Dobbiamo dire basta a questo diffondersi della violenza fra i giovani. Abbiamo approvato nuove norme sulla condotta, e quest’anno entreranno in vigore. Vogliamo ripristinare l’autorità dei docenti nelle classi e proteggere i nostri giovani”.

Una Crisi da Affrontare: Violenza e Educazione

L’episodio di Marino non è solo un caso isolato, ma l’ennesimo campanello d’allarme di una società in difficoltà nel gestire l’emotività dei giovani e il loro rapporto con la disciplina. Si discute sempre più della necessità di interventi strutturali che vadano oltre la sola introduzione di norme. Serve un dialogo aperto tra scuole, famiglie e istituzioni per comprendere e prevenire comportamenti violenti, restituendo alla scuola il suo ruolo fondamentale di luogo sicuro, di crescita e di rispetto reciproco.

Questa aggressione ci obbliga a guardare in faccia una realtà scomoda e a interrogarci su come ristabilire una cultura del rispetto e della responsabilità, facendo della scuola non solo un luogo di apprendimento, ma un vero baluardo contro la violenza.

Continua a leggere

Castelli Romani

Monte Compatri, Tekneko accoglie le rivendicazioni dei Cobas: 7 lavoratori ottengono il contratto FISE, ma restano ombre sulle esclusioni

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Il sindacato denuncia la mancata inclusione di altri operatori e il livello contrattuale insufficiente, mentre il sindaco Ferri rivendica il risultato tra le polemiche e l’assenza di dialogo

Cobas Igiene Ambientale, con un comunicato diffuso oggi, accoglie con soddisfazione la notizia che, a partire dal primo novembre, la Tekneko ha deciso di inquadrare almeno sette lavoratori con il contratto collettivo FISE Assoambiente, una vittoria importante per il sindacato e per i lavoratori coinvolti.
Tuttavia, rimangono diverse problematiche non affrontate, a partire dall’esclusione inspiegabile di altri quattro operatori da questo passaggio contrattuale.

La decisione di trasformare i contratti di questi operatori ecologici da “Multiservizi” a “FISE“, scrive il sindacato, rappresenta una conferma delle rivendicazioni da loro stessi avanzate negli ultimi mesi, anche in collaborazione con Marco Cianti, il lavoratore licenziato a giugno.

Marco Cianti il lavoratore “vittima” di un infortunio sul lavoro licenziato da Tekneko durante la manifestazione in cui il sindacato Cobas chiedeva un incontro con l’amministrazione comunale e la società Tekneko.

Le segnalazioni inviate all’Ispettorato del Lavoro di Roma, relative a carenze igieniche e di sicurezza nei luoghi di lavoro, hanno portato a un’ispezione che ha evidenziato le criticità nella gestione del magazzino di Via Fontana delle Cannetacce, poi trasferito presso l’isola ecologica di Via Santa Maria le Quinte.

Eppure, nonostante questa svolta, il sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri, ha rivendicato il risultato come un traguardo dell’amministrazione, parlando di un “lavoro meticoloso e fruttuoso” e di “importanti interlocuzioni“.
Cobas smentisce questo resoconto, evidenziando come il primo cittadino non abbia mai preso posizione in merito alle problematiche denunciate dal sindacato né abbia accolto le richieste di incontro avanzate dai rappresentanti Cobas.

Come testata abbiamo più volte richiesto sia all’amministrazione comunale di Monte Compatri che alla società Tekneko la propria posizione sui fatti accaduti nell’ultimo anno senza ricevere alcuna risposta in merito.

Il sindacato non manca di segnalare come la mancanza di dialogo e la scelta di licenziare Marco Cianti siano state azioni mirate a soffocare le rivendicazioni di questo operatore, che chiedeva maggiore sicurezza, il rispetto dei diritti contrattuali e un trattamento corretto per i lavoratori del settore.

Sebbene l’inquadramento FISE rappresenti un progresso, Cobas denuncia che ai lavoratori sia stato assegnato solo il livello J, che prevede esclusivamente mansioni di spazzamento manuale, mentre è probabile che saranno impiegati in attività più complesse, senza il dovuto riconoscimento economico.

Anche il consigliere Marco De Carolis, promotore di una mozione per l’inquadramento contrattuale FISE per tutti i lavoratori Tekneko del cantiere di Monte Compatri bocciata dal Consiglio Comunale e dalla maggioranza che sostiene il sindaco Ferri, che ha parlato di “maggiore sensibilità” da parte di Tekneko, viene criticato dai Cobas: il capitolato d’appalto prevedeva già l’inquadramento FISE per gli addetti ai servizi, quindi si tratta semplicemente del rispetto delle clausole contrattuali.

Nel frattempo, sui social cresce il sostegno dei cittadini verso Marco Cianti, con molti messaggi che auspicano un suo reintegro ed in un quadro in cui le criticità sul fronte della sicurezza continuano a manifestarsi, stamattina un nuovo incidente stradale ha coinvolto un mezzo Tekneko in Via dell’Acqua Felice, sollevando ulteriori preoccupazioni.

alcuni tra i messaggi inviati a Marco Cianti sulle pagine social

Cobas Igiene Ambientale conclude il comunicato ribadendo il proprio impegno a proseguire le battaglie per la sicurezza e i diritti dei lavoratori e dei cittadini, nonostante le difficoltà incontrate fino a oggi.

Ribadiamo, per l’ennesima volta, la piena disponibilità di accogliere dichiarazioni da parte del Comune di Monte Compatri e dell’azienda Tekneko.

Nelle ultime ore abbiamo ufficialmente richiesto al sindacato Cobas di poter avere una intervista a Marco Cianti al fine di comprendere al meglio le motivazioni del suo licenziamento.

Continua a leggere

Castelli Romani

Monte Compatri, cimitero: ascensore fermo da mesi. Accesso negato ai diversamente abili ed anziani

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Monte Compatri si trova ad affrontare una situazione estremamente particolare in un momento di grande rispetto e riflessione: l’ascensore che consente l’accesso al secondo piano della parte nuova del cimitero è fermo da mesi.

video girato ieri mattina

Questa condizione, ormai insostenibile, impedisce l’accesso a molte persone, in particolare ai diversamente abili e agli anziani, che si trovano in difficoltà nel raggiungere i propri cari durante le commemorazioni dei defunti.
Nonostante i ripetuti solleciti da parte dei cittadini all’amministrazione comunale, nessuna risposta è giunta.

Eppure, il problema dell’ascensore non è solo una questione di comodità; costituisce un vero e proprio ostacolo a un diritto fondamentale: quello di rendere omaggio a chi non c’è più, senza barriere fisiche che ostacolino il rispetto e il ricordo.
La gravi modalità di questa situazione è messa in evidenza non solo dalla prolungata inattività dell’ascensore, ma anche dalla coincidenza con il mese di novembre, tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti.

Questo momento, carico di emotività e significato, dovrebbe permettere a tutti di accedere liberamente al cimitero per onorare i propri cari e, tuttavia, la realtà odierna racconta di un’ingiustizia inaccettabile.
Durante una nostra recente visita al cimitero, sono emerse numerose proteste e malumori da parte dei visitatori.

Gli anziani e i familiari di persone con disabilità hanno espresso la loro frustrazione per una situazione che sembra non trovare soluzione e la mancanza di un ascensore funzionante non è solo un inconveniente logistico, ma rappresenta una “pecca” dell’amministrazione nel garantire un servizio pubblico adeguato e rispettoso delle necessità di tutti.
Diventa fondamentale che l’amministrazione comunale di Monte Compatri prenda immediatamente provvedimenti per risolvere questo problema poiché, diventa inaccettabile che, in un contesto di celebrazioni e ricordi, vi siano cittadini esclusi dalla possibilità di visitare i luoghi di sepoltura dei loro cari.
Le istituzioni devono ascoltare le lamentele dei cittadini e agire in modo tempestivo affinché questa situazione non si ripeta in futuro.

Il rispetto per la memoria dei defunti e per le esigenze di tutti i cittadini deve essere una priorità e la speranza è che, dopo tante promesse disattese, l’ascensore torni a funzionare al più presto, restituendo così dignità e accessibilità a un luogo sacro per la comunità di Monte Compatri.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti