SCANDALO AUTOSTRADA ROMA LATINA: LA CORTE DEI CONTI CHIEDE A FRANCESCO STORACE 19 MILIONI DI EURO

Redazione

Roma – Diciannove milioni di euro sperperati per l’autostrada Roma-Latina che non esiste. La Procura regionale del Lazio presso la Corte dei Conti ha chiesto, la condanna in solido per Francesco Storace ex presidente della Regione Lazio, del suo assessore ai Lavori pubblici Giulio Gargano, dei dirigenti regionali Raniero De Filippis, Raimondo Luigi Besson, Patrizio Cuccioletta e Bernardo Fabrizio, del presidente pro tempore di Acea Andrea Abodi e dei consiglieri Flavio De Luca, Aurelio Saitta e Roberto Sorrentino.

Il magistrato Rosa Francaviglia ha paragonato l’affare Roma-Latina a quello del Mose: “Usati gli stessi schemi illeciti del caso veneziano con una serie di condotte illecite e omissive tese a favorire il socio privato di Acea, che ha avuto l’incarico di progettazione grazie ad un affidamento diretto”. Il magistrato ha inoltre annunciato altri filoni d’inchiesta sull’opera che sarebbe dovuta costare 1,8 miliardi e per la quale non è stata posta neanche la prima pietra.

La Procura della Repubblica di Roma ha acceso quindi i riflettori sulla vicenda che vede coinvolti l’ex presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, l’allora assessore Giulio Gargano e una serie di dirigenti regionali: ad alcuni di loro per valutare se c'e' stata una condotta dolosa.

Nel mirino è finita la società Arcea, partecipata al 51% dalla Regione Lazio e creata nel maggio 2003, che commissionò al Consorzio 2050 la realizzazione di tutti gli elaborati progettuali tramite affidamento diretto. Secondo il magistrato della Corte dei Conti “la società venne costituita ad hoc per drenare risorse pubbliche attue a favorire il socio privato”.

Subito dopo la creazione della Arcea, l’Associazione nazionale costruttori edili presentò un esposto all’Autorità della concorrenza, all’Autorità sui lavori pubblici e alla Commissione europea. Dopo una serie di lodi arbitrali sono circa 140 i milioni richiesti per danno secondo il Pm che ha osservato come “lo scorso 5 luglio l’Autorità anticorruzione ha escluso la Roma Latina dalla lista delle infrastrutture strategiche da finanziare”.