SCANDALO ETERNIT, CASSAZIONE CONFERMA: NESSUN RISARCIMENTO ALLE VITTIME

di Cinzia Marchegiani

Torino – Spietata la motivazione della cassazione nei confronti del processo imbastito per le morti dovute all’amianto nei comuni dove era presente la multinazionale, dell’imprenditore Schmideiny che produceva l’eternit, il fibrocemento, ottenuto da una mistura di cemento ed amianto a presa lenta ed elevata resistenza, parecchio utilizzata a partire dagli anni ’60, che invece provoca, per chi vi è a stretto contatto, asbetosi e mesotelioma pleurico.

Come un riflettore gigante ora la stessa cassazione  fa luce sullo stesso impianto accusatorio perdente già dall’inizio. Lunedì sono state depositate le motivazioni del verdetto di prescrizione che lo scorso 19 novembre 2014 ha annullato i risarcimenti alle vittime: “ Il processo torinese per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell’imprenditore svizzero Schmideiny”. Ma non solo, ad avviso della Cassazione "a far data dall’agosto dell’anno 1993 era ormai acclarato l’effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell’anno, era stata definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti."

Secondo i giudici, inoltre, il processo doveva essere celebrato per lesioni e omicidio, piuttosto che per disastro, reato che peraltro non può essere ascritto a Schmidheiny oltre il 1986, quando fu dichiarato il fallimento delle società del gruppo. Ma non solo, secondo quanto deciso dalla Cassazione: "per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado, cadono tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni".

Una strategia quella del PM Guariniello che ora lascia molti dubbi e ombre poiché è stato dichiarato che aver contestato il reato di strage è stato un errore. Ad avviso della Cassazione:” l'imputazione di disastro a carico dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. Lo scrivono i supremi giudici nel verdetto Eternit.” La stessa Suprema Corte ravvisa “una scelta insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso poiché colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage verrebbe punito con solo 12 anni di carcere.”

Da questa tragistoria all’italiana rimangono le famiglie disperate e ora sole, che con tutta la loro forza e voglia di riscatto avevano creduto nella giustizia. Famiglie segnate da dolori e gravi perdite, devono accettare anche questa amara verità, un impianto accusatorio fasullo che non ha prodotto neanche una scalfitura ai responsabili di questo disastro ambientale e della salute pubblica. La battaglia è stata condotta a dir poco senza senso dal pm Guariniello che a detta della Suprema Corte, oltre ad averla presa comoda e 15 anni di prescrizione già sarebbero tanti, ha anche sbagliato a configurare i reati. Alle stesse famiglie aspetterà forse di richiedere danni allo stesso Stato che deve fare i conti anche con un danno erariale non indifferente per tutti questi anni di processi costati evidentemente molto per le casse dello Stato italiano. Un marchio della giustizia che non passerà indifferente nella storia italiana. Una pagella senza appello per la procura torinese, bocciata. Oggi i morti da eternit sono stati uccisi due volte!