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Cronaca

SCHETTINO: L'AVVOCATO PRESENTA RICORSO PER LA CONDANNA A 16 ANNI

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Tempo di lettura 3 minuti “Nonostante il grande impegno profuso dai primi giudici sono incorsi in gravi errori e sono convinto che la sentenza sia sbagliata. Ho chiesto l'assoluzione”

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di Angelo Barraco

Firenze – Si torna a parlare del naufragio della Costa Concordia e del comandante Schettino. Il difensore di quest’ultimo, l’avvocato Saverio Senese, ha presentato a Napoli il ricorso alla Corte d’Appello di Firenze contro i 16 anni che sono stati inflitti all’ex comandante per il naufragio dal tribunale di Grosseto. L’avvocato ha commentato: “Nonostante il grande impegno profuso dai primi giudici sono incorsi in gravi errori e sono convinto che la sentenza sia sbagliata. Ho chiesto l'assoluzione”. 
 
I giudici che lo hanno condannato a 16 anni hanno affermato che “Francesco Schettino abbandonò la Costa Concordia e lasciò i passeggeri in balia di se' stessi” proseguono “Schettino nel momento in cui saltava sulla scialuppa per abbandonare la nave, si legge ancora, era consapevole della pendenza sul lato sinistro della Concordia o comunque che si allontanava in modo definitivo dalla Concordia accettando in tal modo il rischio di lasciare le persone in balia di se stesse”.
Inoltre nelle 500 pagine che lo hanno portato alla condanna si legge del dramma di quella morte, di quelle 32 morti e 157 persone rimaste ferite e si parla dell’enorme danno ambientale. Nella sentenza inoltre c’è scritto che la manovra fatta da Schettino quella notte è stata fatta in totale autonomia per fare un favore al maitre Tievoli e ai suoi parenti che abitano proprio all'isola del Giglio. Non ci furono, secondo i giudici, degli interessi commerciali relativi alla rotta, tanto che nessuno fra i passeggeri era al corrente del cambiamento. “E' stato Schettino, continuano i giudici, che ha volontariamente portato la nave, di notte e a elevata velocità, così vicino alla costa, senza programmare adeguatamente la manovra ma improvvisando e navigando praticamente a vista. La situazione di pericolo è stata, infatti, creata dall'imputato”.
 
Ma Schettino non va in carcere, rimane libero. La decisione è stata presa dal Tribunale del riesame di Firenze che ha rigettato l’appello promosso dalla procura di Grosseto contro l’ordinanza con cui il tribunale, nella fase finale del processo, aveva respinto una prima richiesta di arresto in carcere. Secondo i pm di Grosseto che hanno chiesto la detenzione carceraria per Schettino –responsabile della morte di 32 persone- c’era il pericolo di fuga poiché Schettino aveva molte relazioni con persone che vivevano all’estero quindi l’arresto sarebbe stato necessario e giustificato.
 
La procura di Grosseto ha chiesto anche al Tribunale del Riesame di Firenze l’interdizione carceraria per pericolo di fuga lo scorso febbraio. Questa rivalutazione è nata in seguito ad un servizio fatto da “Le Iene” in cui un soggetto faceva una finta trattativa per un’ipotetica partecipazione del comandante al programma televisivo “L’isola dei famosi”. Ovviamente era tutta una messa in scena, ma chi parla per conto del comandante si accorda per due milioni di euro e chiede di versarsi in un conto in Brasile. Subito parte il sospetto che l’ex comandante volesse raccogliere denaro per darsi alla fuga e viene chiesto l’arresto. L'avvocato Domenico Pepe, storico difensore dell'ex comandante della Concordia, avrebbe rinunciato all'incarico perché, secondo alcune indiscrezioni, il fantomatico emissario che ha "trattato" con "Le Iene" sarebbe suo figlio Francesco. Schettino è andato su tutte le furie per questa vicenda minacciando querela e dichiarandosi ignaro dinnanzi a quanto successo. 
 
Tra un processo e l’altro, tra un programma televisivo con relativo plastico e piagnistei da salotti televisivi, l’ex comandante non si è fatto mancare nulla ed è stato invitato, circa un anno fa, presso l’Università La Sapienza di Roma dove ha raccontato l’affondamento della nave. L’episodio è stato condannato all’epoca dal ministro dell’Istruzione, dalla politica, ma una domanda sorge spontanea: chi ha permesso tutto ciò?
l’indignazione in seguito al fatto compiuto è banale e scontata, ma qualcuno sapeva di quell’evento e di certo poteva impedirlo se voleva. 
 
STORIA DEL NAUFRAGIO: Quel tragico venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 18:57 la Costa Concordia salpa dal porto di Civitavecchia in direzione Savona con a bordo 4229 persone a bordo e 1013 membri dell’equipaggio. La nave doveva fare scalo a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari e Palermo, ma il comandante decide di fare manovra di passaggio ravvicinato (“inchino”) sotto l’Isola del Giglio, la nave però si è incagliata poiché l’acqua era troppo bassa. Si è creato nella nave uno squarcio di 72 metri e la nave si è piegata da un lato. Il panico all’interno della nave è stato onnipresente ma anche ben gestito, malgrado ci sono stati i morti. Il capitano ha preferito andarsene invece. Non sono state semplici le operazioni di rimozione del relitto ne tantomeno quelle di recupero dei corpi, tant’è che un soccorritore ha perso la vita. “Per comandare un vascello non si sceglie il passeggero di casato più nobile” scrisse Blaise Pascal.

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Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

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Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

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Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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