SCIOCCANTE VERITA’ SULLA LEGALITA’, AYALA PRONUNCIA PAROLE CHE PESANO COME MACIGNI SULLE COSCIENZE DEI CITTADINI

Chiara Rai

Una serata trascorsa ad ascoltare un uomo, esempio di coerenza ideale e integrità morale. Giuseppe Ayala che tutti conoscono perché negli anni ’80 ha fatto parte dello storico pool antimafia della Procura di Palermo lavorando a stretto contatto con Falcone e Borsellino, ha presentato il suo libro ad Albano in occasione di una serata del Rotary Club Albalonga, Castelli Romani, Velletri e una partecipazione Rotarax. Personalmente sono rimasta colpita dalle sue parole spese sui temi di legalità e attività giornalistica (su quest’ultima ci sono degli interessanti passaggi nel suo ultimo libro “Troppe coincidenze).
Ne sono rimasta colpita perché ciò che ha detto, sarà una coincidenza, mi ha rincuorato rispetto alla mia crociata sulla libera informazione condita da quello che oggi può chiamarsi coraggio di dire che una persona indagata non dovrebbe candidarsi ad amministrare la cosa pubblica. Tante persone mi hanno sostenuto. Da pochi altri, invece, sono stata accusata di mancanza di professionalità, sono stata insultata per aver espresso un concetto che Ayala esprime chiaramente nello spezzone di video (ripresa dell’intera serata di ieri organizzata dal Rotary Club) che l’osservatore laziale ha estratto. La responsabilità è degli elettori se ci ritroviamo delle persone indagate ad amministrare. Il concetto di legalità viene violentato ogni giorno.

“Nel nostro paese – scrive Ayala nel suo ultimo libro “Troppe coincidenze  – vengono eletti in Parlamento indagati e, addirittura condannati, come se nulla fosse. Né mancano esponenti pubblici che rimangono coinvolti, durante il loro mandato, in vicende sospette, se non peggio. I giornali ne danno notizia, molta gente indubbiamente reagisce, ma le dimissioni languono. Conosciamo bene il copione della sceneggiata alla quale puntualmente assistiamo quando viene indagato il “potente” di turno”. E prosegue poi: “Segue la serena dichiarazione dell’interessato: “saranno i magistrati ad accertare la verità. In quella sede dimostrerò la mia estraneità ai fatti che mi vengono addebitati”. Quante volte – continua Ayala –  abbiamo sentito pronunciare questa frase. Al punto che ormai la conosciamo a memoria. Ridimensionare il problema non è difficile: basterebbe che i partiti politici si preoccupassero di selezionare i loro rappresentanti dopo avere dato un’occhiata all’articolo 54 della Costituzione, che recita: “ I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Le occasioni di scontro con la magistratura si ridurrebbero sino al classico lumicino, e lo stato di salute della nostra democrazia si lascerebbe alle spalle l’attuale patologia che lo affligge”.
Nei giorni scorsi mi sono permessa di esprimere questi concetti e, da parte di alcuni, sono stata accusata di emettere sentenze di condanna ancora prima che la giustizia si pronunci. Queste persone si permettono di condannarmi per difendere l’indagato di turno soltanto perché in realtà c’è totale assenza di “controllo sociale”. E ancora una volta è Ayala a ribadirlo. Cosa dire quando un personaggio di grande caratura morale afferma: “la sostanziale assenza di controllo sociale sposta perciò esclusivamente sul giudice l’accertamento della rilevanza penale di quei comportamenti. L’unica che conta ormai. Il processo durerà anni e, comunque vada a finire, nel frattempo il “cursus honorum” del personaggio coinvolto procederà serenamente”.

Ebbene quanto detto per rinnovare esplicitamente, ancora una volta la mia posizione sugli ultimi fatti che ho sollevato che seppur riguardano un piccolo Comune del Lazio esprimono un concetto universale. Ho detto e ribadisco che coloro i quali si assumono la responsabilità di candidarsi ad amministratori, che hanno il dovere di gestire la cosa pubblica nella legalità e nella trasparenza, dovrebbero sentire anche la responsabilità di presentarsi agli elettori con una posizione personale integra e inattaccabile. La legge, comunque, non vieta agli indagati di candidarsi per amministrare la cosa pubblica, ma l’etica personale del “buon politico” sì.

Ritengo che aldilà delle amicizie, dei legami affettivi, delle influenze e delle troppe coincidenze, aldilà del silenzio assenso, aldilà della compassione, aldilà della umana comprensione, noi cittadini, che domani e nel futuro ci troveremo a votare chi dovrà amministrarci, tassarci, guidarci, spendersi a favore della comunità tutta, dovremmo sentire tutto il peso di una grande responsabilità di cui siamo investiti: salvaguardare la nostra Costituzione che tutela, fortunatamente, i valori morali spesso messi da parte per favorire una corsa scellerata al controllo e all’autoaffermazione.
 

“E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”
Paolo Borsellino

tabella DI INTERESSE SUL TEMA LEGALITA' E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE SUGGERITI DA L'OSSERVATORE LAZIALE:

10/04/2012 NEMI CASO BERTUCCI INDAGATO, BERTUCCI SI AUTOASSOLVE E GETTA FANGO SU CHI FA INFORMAZIONE. CHIARA RAI RISPONDE A BERTUCCI
06/04/2012 CASO BERTUCCI INDAGATO, BOTTA E RISPOSTA TRA GIOVANNI LIBANORI (UDC) E CHIARA RAI (L'OSSERVATORE LAZIALE)
05/04/2012 NEMI ELEZIONI, BUFERA SUL CANDIDATO SINDACO ALBERTO BERTUCCI