Scontro Italia – Europa, nessuna ridistribuzione migranti nave Diciotti: Conte sul piede di guerra

E’ scontro totale tra l’Italia e l’Unione europea. Casus belli è stata la riunione degli sherpa di dodici Paesi, convocati da Bruxelles per trovare soluzioni comuni a lungo termine sugli sbarchi dei migranti e finita con una fumata nera sulla ridistribuzione dei 150 bloccati a bordo di nave Diciotti, mettendo a nudo un’Italia sempre più isolata. “L’Europa non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali. Ne trarremo le conseguenze”, ha attaccato il premier Giuseppe Conte, puntando il dito contro “l’ipocrisia” dei partner, mentre dal Viminale l’esito dell’incontro veniva bollato come “l’ennesima dimostrazione che l’Europa non esiste”.

D’ora in poi, scrive su Facebook, l’Italia “si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa”. “L’Italia è costretta a prendere atto che l’Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo”.

Nella riunione convocata d’urgenza dalla Commissione Europea, dice ancora il presidente del Consiglio, “non è stato dato alcun seguito” alle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno. “Anzi. Da parte di alcuni Stati è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino mascherato, che avrebbe individuato l’Italia come Paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all’asilo”, che sono una “percentuale minima”.

A bordo della nave la situazione comincia a farsi sempre più difficile. Dopo il quarto giorno di permanenza nel porto di Catania sull’imbarcazione, gran parte dei 150 migranti ha intrapreso uno sciopero della fame. E il ministro Salvini prosegue il suo braccio di ferro con l’Europa, che stenta a trovare un accordo nonostante il vertice di oggi, e le procure siciliane. In particolare quella di Agrigento, la quale ha annunciato che domani il procuratore Luigi Patronaggio sarà a Roma per sentire alcuni funzionari del Viminale. Il vicepremier leghista, però, ribatte: “Se questo magistrato vuole capire qualcosa gli consiglio di evitare i passaggi intermedi. Siccome c’è questo presunto sequestratore e torturatore, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina”. Nel frattempo in tarda serata è giunta la notizia di una nuova richiesta da parte della nave Diciotti “di autorizzare lo sbarco dei naufraghi soccorsi per l’estrema criticità della situazione a bordo”. Il ministro dell’Interno, dunque, starebbe anche valutando “la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento per individuare profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi prima ancora che le persone sbarchino”. Dopo la discesa dei 27 minori non accompagnati due giorni fa, sulla Diciotti ci sono complessivamente 130 eritrei, 10 migranti delle Isole Comore, sei bengalesi, due siriani, un egiziano ed un somalo. Di questi, sono 120 le persone che da oggi hanno intrapreso lo sciopero della fame, mentre le restanti trenta, comprese le undici donne a bordo, si alimentano regolarmente. Per alcune ore, le visite dei parlamentari a bordo sono state sospese per ragioni di sicurezza.

Interviene anche il vicepremier, Luigi Di Maio, secondo il quale l’Italia ha deciso di voltare le spalle all’Italia. “A questo punto l’Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione. Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa”. E rilancia: “Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all’Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli”. “Hanno deciso di fregarsene dei principi di solidarietà e di responsabilità – incalza Di Maio – nonostante nell’ultimo consiglio europeo avessero assicurato che chi sbarcava in Italia sbarcava in Europa”