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Cronaca

SERENA MOLLICONE: I SUPERCONSULENTI E GLI ACCERTAMENTI NELLA CASERMA DEI CARABINIERI DI ARCE

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Tempo di lettura 3 minuti Il pool farà richiesta di sottoporre molte persone di Arce all’esame del DNA,

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di Angelo Barraco
 
Arce (FR) – La macchina investigativa in merito al misterioso delitto di Serena Mollicone, avvenuto nel giugno del 2001 ad Arce, si è avviata e sono stati eseguiti  accertamenti nella caserma dei Carabinieri di Arce in via Magni.Sono stati nominati dalla Procura di Cassino due nuovi consulenti tecnici: il Capitano dei RIS di Roma Rapone e l’anatomopatologa Cattaneo di Milano.
 
Il GIP Lanna ha deciso di non archiviare il caso lo scorso gennaio e ha dato l’incarico ai seguenti consulenti nominati dalla Procura: Capitano Cesare Rapone dei RIS di Roma, Cristina Cattaneo, anatomopatologa e direttrice del laboratorio del LABANOF di Milano. Il conferimento è stato dato dal sostituto procuratore Beatrice Siravo. In tale circostanza presenziava anche il legale della famiglia Mottola, non erano presenti invece i tre indagati. Era presente invece Guglielmo Mollicone.
 
Gli accertamenti tecnici sono iniziati alle ore 13 e sono terminati alle 18.30 circa e si sono svolti nel piano soprastante la caserma, precisamente in un appartamento inutilizzato e posto sotto sequestro. Gli accertamenti non si sono concentrati nei locali della caserma e nemmeno nei locali che all’epoca dei fatti era abitato dalla famiglia Mottola. L’appartamento in questione è un alloggio a servizio della caserma. Le analisi eseguite sul posto sono state effettuate con le più sofisticate tecniche investigative e ciò lo dimostra anche il tempo che gli esperti hanno impiegato all’interno della struttura. Analisi accurate e attente, si attendono adesso i referti di laboratorio che daranno risposta in merito a quanto analizzato all’interno dell’alloggio e passeranno circa due-tre mesi. Il pool investigativo che si è costituito per la ricerca della verità sulla morte di Serena Mollicone avanzerà la richiesta di sottoporre Arce ad una mappatura genetica, l’intento è di sottoporre molte persone di Arce all’esame del DNA, ma la richiesta che verrà avanzata non riguarderà tutta la popolazione ma categorie specifiche di soggetti. 

La scomparsa, le indagini. Serena Mollicone, la giovane studentessa di Arce  è morta a 18 anni nel giugno del 2001 e il suo cadavere fu rinvenuto nel bosco dell’Anitrella. Ma come si sono svolte le indagini in questi anni? Le indagini sul caso hanno avuto alti e bassi. Il 24 settembre 2002, la Procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca D’Arce, Carmine Belli. Un indizio che inizialmente destò sospetti sull’uomo fu il rinvenimento del nastro adesivo. Il Belli aveva un nastro adesivo simile a quello che teneva mani e piedi di Serena legati, ma la comparazione delle impronte digitali ha portato esito negativo,  nell’ottobre del 2006, la Cassazione ribadì che il carrozziere era estraneo ai fatti. La svolta arriva però nell’aprile 2008, con la morte di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri che in precedenza era stato ascoltato come persona informata sui fatti e aveva riferito che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Santino Tuzi successivamente però si suicida e tale morte è tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero, perché Tuzi si uccide? Il 27 giugno 2011 vengono iscritte nel registro degli indagati cinque persone e sono: l’ex Maresciallo dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, suo figlio Marco, un altro Carabiniere, Francesco Suprano, il fidanzato di allora di Serena Michele Fioretti e la madre del giovane, Rosina Partigianoni. Poco tempo fa il Procuratore Mario Mercone e gli investigatori del Reparto Operativo Provinciale dei Carabinieri hanno interrogato un uomo, l’uomo in questione non è stato iscritto nel registro degli indagati ma è stato ascoltato come persona informata sui fatti, vi erano inoltre accertamenti sulla busta e si parlava dell’isolamento di un DNA che presto avrebbe portato al nome dell’assassino, poi cos’è successo? Un caso che sembra avere la risposta dietro l’angolo ma ad ogni passo qualcosa non torna e tutto riparte da capo, si azzera e si annulla. Allo stato attuale le cose sono cambiate, gli ingranaggi investigativi si sono mossi seguendo una dinamica da sempre scritta e delineata da chi ha urlato a gran voce giustizia e verità per Serena. 

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Da Bracciano ad Anguillara fino a Morlupo: strade pericolose e buche killer. Si corre ai ripari solo con i limiti di velocità

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Calzante l’analisi del consigliere comunale di Anguillara (Sinistra in Comune) Enrico Stronati

Buche come crateri che con la pioggia hanno l’effetto di tanto laghetti artificiali. La provincia a Nord di Roma è piena tanto che la Città Metropolitana ha dovuto prendere dei provvedimenti riducendo drasticamente i limiti di velocità. La decisione ha scatenato un fiume di condivisibili polemiche da parte dei residenti dell’area che giustamente vorrebbero si tappassero le buche anziché limitare la velocità delle auto in strade ad alto scorrimento.

Di fatto Città Metropolitana è stata chiara: «Verificato – si legge nell’ordinanza – che allo stato attuale non sono disponibili le risorse economiche necessarie per gli interventi di manutenzione necessari per la messa in sicurezza delle strade in oggetto; Considerato che le condizioni attuali delle strade pregiudicano l’incolumità per tutte le categorie di utenti anche nell’ipotesi del pieno rispetto della velocità massima consentita ed imposta di 70 chilometri orari e 90 chilometri. Preso atto della gravità della situazione».

L’ordinanza è dettagliata e riguarda più strade oltre le principali già dette. Infatti l’atto con effetto immediato, del limite massimo di velocità in 30 chilometri orari, riguarda tutte le categorie di utenti in transito lungo la strada provinciale 4/a “Settevene Palo II” dal chilometro 0+500 aI chilometro 14+300 e dal chilometro 16+500 al chilometro 17+746 (fine tratto); la strada provinciale 15/b “Palidoro Crocicchie” dal chilometro 0+000 al chilometro 14+000; la strada provinciale 41c “Statua” dal chilometro 0+000 aI chilometro 3+660 e dal chilometro 5+400 al chilometro 11+233 (fine tratto); la strada provinciale 493 “Braccianese” dal chilometro 0+000 al chilometro 9+320, dal chilometro 10+200 al chilometro 20+000, dal km 20+675 al chilometro 21+400 e dal chilometro 26+060 al chilometro 33+330 (fine competenza).

Anguillara una cittadina in crescita demografica accelerata dagli anni ’70, oggi sembra un bel quadro con una cornice malandata.

In largo dello Zodiaco le buche sono più grandi e visibili dello stesso battistrada. Che siano spazi privati o comunali, le buche si fanno sentire soprattutto sui pneumatici degli automobilisti e nelle scivolate dei ciclisti.

Calzante l’analisi del consigliere comunale di Sinistra in Comune Enrico Stronati: «La situazione di molte delle nostre strade è indecente, sono tanti anni – ormai – che non esiste un vero programma di manutenzione della viabilità e delle cunette che sono ormai piene di rifiuti e detriti che impediscono all’acqua di defluire aumentando l’usura e il danneggiamento del manto stradale. Le amministrazioni precedenti si sono trovate ad affrontare il baratro del default finanziario e i finanziamenti erano ridotti al lumicino. Il Covid ha portato nelle casse comunali svariati milioni di euro. Esiste un elenco di decine di opere finanziate con i fondi del PNRR. Non c’é, quindi, bisogno di impegnare i fondi del bilancio comunale per soddisfare il desiderio della politica vecchio stampo di voler dimostrare di “fare”. Peraltro è stata illusa la popolazione al momento della cessione del servizio idrico ad Acea (a spese del cittadino) affermando di utilizzare la squadra degli operai comunali, liberati dall’impegno delle manutenzioni idriche, per sistemare le strade. Come se i nostri operai disponessero dei macchinari necessari per una simile missione. Non è stata neanche sfruttata la fortunata coincidenza con i lavori per la posa delle condotte del metano e della fibra per rifare le strade oggetto dei lavori e pulire le cunette. Solo a Ponton dell’Elce, grazie alla posa delle condotte del metano in programma sin dal 2011 (non certo opera del comune) si ha una situazione decente. Sulle strade fatte a metà da Unidata spesso capita di incrociare automobilisti contro mano per sfruttare la carreggiata sistemata. La memoria collettiva spesso dimentica gli accadimenti, ma è importante ricordare che l’ultima manifestazione pubblica organizzata per protestare contro il degrado dilagante delle strade, una costante nel tempo che abbraccia le ultime 3 o 4 consiliature, fu organizzata proprio da un gruppo di persone vicinissime all’attuale amministrazione. Evidentemente costoro, oggi, si spostano per la città via aria».

Il sindaco Angelo Pizzigallo sa che quello delle buche è un problema da risolvere: «La strada dietro largo dello zodiaco è privata. comunque, noi interverremo a breve su Poggio dei pini, l’altra metà di via dei Vignali, via della Mainella, via Grazioli, via comunale di San Francesco ed altre strade.

Le strade colabrodo con buche enormi come crateri oppure piccole e profonde e la viabilità priva di sicurezza con scarsa illuminazione e segnaletica ci sono anche a Castelnuovo di Porto, Rignano, Morlupo e Monterotondo. 

A Castelnuovo è pietoso lo stato in cui versa la via che porta in autostrada. Anche la via prima della rotonda dell’autostrada è completamente distrutta e come se non bastasse le l’autovelox fa crescere la rabbia degli automobilisti: «I pneumatici si rompono un mese sì e l’altro pure – dice un pendolare – i limiti di velocità non servono da soli. C’è bisogno di rifare completamente l’asfalto». A Rignano via delle Grotte è trapuntata di crateri. A Morlupo sono diverse le strade dissestate e le segnalazioni sui social:«In via Antonio Gramsci chiamo tutti i giorni – ha detto una cittadina – ma non si vede nessuno. Fino a che qualcuno non si fa male, specialmente quando piove».

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Il Capo della Polizia Giannini avvia il suo corso sull’antiterrorismo all’Università degli Studi della Tuscia

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Nell’aula magna della sede di Santa Maria in Gradi, oltre duecento studentesse e studenti hanno assistito alla lezione del Prefetto Lamberto Giannini, Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e docente dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il Capo della Polizia ha tenuto una lezione dal titolo “Evoluzione della minaccia terroristica: strumenti di prevenzione e contrasto. “Siamo molto onorati di poter annoverare tra i nostri docenti il Prefetto Giannini che, nonostante i gravosi impegni istituzionali, continua a incoraggiare le nuove generazioni a occuparsi di un tema delicato che merita un approccio scientifico” ha dichiarato il Rettore Stefano Ubertini, secondo il quale “l’Ateneo ha costruito una grande capacità di unire riflessione teorica ed esperienze professionali che permettono ai nostri giovani di comprendere meglio come muoversi in un mondo sempre più interessato da cambiamenti veloci e radicali”.
La lezione di venerdì è stata l’avvio del corso di Diritto dell’antiterrorismo e dell’antimafia che Lamberto Giannini tiene per la laurea magistrale del corso “Scienze della politica, della sicurezza internazionale e della comunicazione pubblica” insieme al Vice Prefetto Andrea Nino Caputo. Percorrendo molte vicende del terrorismo italiano e internazionale, la lezione ha messo a fuoco il legame tra la complessità dei rischi e la necessità di trovare strumenti di azione sempre inseriti nel solco del diritto costituzionale. “È fondamentale per coloro che lottano contro il terrorismo avere una profonda conoscenza dei fenomeni, della loro evoluzione e delle modalità con cui si manifestano. Solo così riusciamo ad adottare misure efficaci per contrastarli.
La lotta contro il terrorismo non può e non deve essere limitata alle operazioni di polizia, ma richiede una cultura che fornisca gli strumenti adeguati a prevenire gli attacchi” ha sottolineato il Prefetto Giannini a conclusione della sua lezione. Sul tema della sicurezza, l’Ateneo viterbese ha molto investito in questi anni con un indirizzo dedicato sia nella laurea triennale in Scienze politiche che in quella magistrale e con un nuovo Dottorato di ricerca. Di recente, inoltre, è nato anche il Laboratorio di criminologia e criminalistica che permette a studentesse e studenti di svolgere esercitazioni in materia di balistica e ricostruzione della scena del crimine.



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Civitavecchia, escalation di furti nei negozi: arresti

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CIVITAVECCHIA (RM) – Prosegue l’attività dei Carabinieri della Compagnia di Civitavecchia volta a contrastare i reati predatori. Nell’ambito di un più ampio piano strategico di controllo del territorio su tutta la provincia, disposto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, sono stati intensificati i controlli nella fascia costiera.In particolare i Carabinieri della Sezione Radiomobile di Civitavecchia hanno arrestato due persone, un 55enne ed un 41enne, entrambi già noti alle forze dell’ordine, sopresi in flagranza di reato, mentre tentavano di asportare da un esercizio commerciale denaro e altri oggetti. I fatti sono accaduti nella notte tra martedì e mercoledì scorso, in pieno centro a Ladispoli, ove veniva segnalata la presenza dei due individui che, mediante effrazione della saracinesca, erano entrati all’interno di un chiosco. L’immediato intervento dei militari ha permesso di fermare i due soggetti, che nel tentativo di sottrarsi all’identificazione, hanno ingaggiato una violenta colluttazione con i militari, che sono riusciti comunque ad avere la meglio arrestandoli. L’attività d’indagine condotta dai militari ha poi permesso di accertare che i due avevano, nella stessa giornata, effettuato altri tre furti sempre nel comune di Ladispoli. La refurtiva è stata recuperata dai militari e restituita ai commerciati, vittime dei furti.Gli arresti sono stati convalidati, presso il Tribunale di Civitavecchia, che ha poi disposto il trasferimento del 41enne presso il carcere di Civitavecchia mentre per il 55enne l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

 

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