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6 anni faon
C’è stato un grandissimo interesse per l’incontro-dibattito organizzato nella Sala Consiliare del Comune di Castel Gandolfo sul tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.
Lo psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola IMT alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica ha affrontato il tema all’ordine del giorno riflettendo sul valore “Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari e abusi dalla burocrazia”, sperimentato con successo a Pisa.
“Il Servizio di ascolto e sostegno ideato e attuato in tempi assai rapidi dal Prefetto Francesco Tagliente nel 2013, ha senza dubbio precorso i tempi, non solo cronologicamente, anticipando la risposta ad un problema sociale che lo stesso Presidente della Repubblica avrebbe portato all’attenzione delle Prefetture, ma soprattutto per il modello innovativo di approccio completo al fenomeno, quello che nella ricerca scientifica verrebbe definito un approccio multidisciplinare integrato.
Il Servizio di ascolto e sostegno, in effetti, ha affrontato la questione degli imprenditori – industriali, commercianti, artigiani – in crisi economica in maniera scientifica, mettendo insieme i professionisti e i rappresentanti istituzionali in grado di coprire ogni aspetto possibile della situazione di chi si rivolgeva al Servizio.
Nel mio ruolo allora di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e di specialista in Psichiatria, ho avuto il privilegio di essere stato chiamato
dal Prefetto Tagliente ad occuparmi della valutazione del bisogno di sostegno specialistico da parte di chi si rivolgeva al Servizio o dei famigliari degli stessi.
L’aspetto psicologico in questi casi, come direi in tutte le circostanze della vita, riveste un ruolo di primaria importanza. “Non è tanto importante cosa ti succede nella vita, ma come tu rispondi ad esso”, ci insegnano gli antichi pensatori. Questo è indubitabilmente vero. Di fronte alla medesima avversità, gli esseri umani possono rispondere in modi assai diversi. Questo dipende da una varietà di fattori, alcuni costituzionali, come aveva ben capito Freud oltre un secolo fa, vale a dire fattori legati ai nostri stessi geni, alla nostra neuro-biologia, alla vulnerabilità al disagio psichico, altri ambientali, vale a dire a come siamo stati allevati, educati, alle risorse morali e materiali che abbiamo avuto e sulle quali possiamo contare.
Sappiamo oggi che natura e ambiente, lungi dall’essere due ambiti separati, si influenzano l’uno con l’altro in una complessa ed intima relazione biunivoca. Comprendere un fenomeno così complesso e drammatico, come quello del suicidio, è impossibile se non si abbandona l’ambito della fisiologia e si entra in quello della patologia, di quelle condizioni di sofferenza dell’animo così marcate, anche se spesso altrettanto invisibili allo sguardo altrui, da rendere tutto profondamente nero, senza speranza alcuna. In quale altro modo potrebbe infatti trovare giustificazione un
atto tanto radicale qual è la soppressione del proprio esistere su questo pianeta? Esiste una condizione materiale che possa giustificare un tale atto, che possa rappresentare quello che in termini tecnici viene
definito il suicidio razionale? Definizione che, a sommesso parere di chi parla, è un ossimoro.
La crisi economica, il fallimento della propria impresa, della propria attività commerciale non sono né potrebbero essere la ragione per cui qualcuno si suicida, ma sono il casus belli che fa crollare un equilibrio già provato, già incrinato da un disturbo sottostante, forse latente, forse ignorato, forse negato, ma presente. Drammaticamente presente.
Quando la depressione prende il sopravvento e si impadronisce dell’animo, la ragione a poco a poco si dissolve, lasciando spazio allo sconforto più profondo, dove tutto appare a tinte cupe, più buie della notte senza luna, dove non esiste speranza, ma solo un insopportabile senso di disperazione e di disgrazia immanente e incombente.
I baluardi della critica, dell’analisi oggettiva, cadono uno dopo l’altro,
inesorabilmente. “Ma le cose poi non è che andassero così male, avevamo sì un po’ di debiti, ma ci si poteva fare, nel nostro mestiere ci sono alti e bassi…”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere frasi del genere dalla moglie, dai figli dell’imprenditore suicida, increduli e disperati per non aver saputo cogliere la sofferenza profonda che dilaniava l’animo del proprio caro? È in questo nucleo patologico, racchiuso nell’intimo della persona, che trova origine il dramma, quel dramma che porta l’individuo a porre fine al proprio universo. Il lavoro sinergico, letteralmente gomito a gomito intorno al tavolo della Prefettura, ha permesso di affrontare in maniera congiunta le questioni materiali – legali, finanziarie, burocratiche e così via – e al contempo di mettere in atto il sostegno psicologico e l’intervento psichiatrico in quei casi nei quali le rate scadute dei mutui erano il dito che punta la Luna”.
A Lei. A presto
L’incontro dibattito era stato aperto dai saluti del Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e della giornalista Chiara Rai organizzatrice del “Premio Castel Gandolfo 2019” insieme a Maria Grazia Piccirillo.
Prima del prof Pietrini erano intervenuti l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci, presidente Confartigianato Impresa Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari.