Shinzo Abe e Obama a Pearl Harbor: "Il potere della riconciliazione" ma niente scuse ufficiali

 

di Paolino Canzoneri

 
NEW YORK – Visita storica per il leader del Giappone Shinzo Abe all'USS Arizona Memorial di Pearl Harbor. Il premier nipponico corona insieme all'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama il luogo storico ove 75 anni fa perirono 2400 persone vittime dell'attacco a sopresa alla flotta americana da parte del Giappone che con questo attacco sanguinario aprì la strada per il coinvolgimento americano nel secondo conflitto mondiale. Una corona simbolica e un omaggio che Obama stesso ha definito "il potere della riconciliazione che dimostra che le ferite di guerra possono cedere il passo all'amicizia". I leader nipponico ha commentato anch'egli con parole profonde: "Non dobbiamo mai ripetere l'orrore delle guerra. Questo e' l'impegno, Il mondo ha bisogno di tolleranza e del potere della riconciliazione". Una profonda e seria riconciliazione già iniziata ad agosto scorso durante la visita dell'allora presidente Barack Obama ad Hiroshima durante il giorno della commemorazione delle circa 200mila vittime ma oscurata forse dalla mancanza di scuse ufficiali da parte degli Stati Uniti che il Giappone si aspettava; "scuse ufficiali prontamente evitate anche dal premier giapponese Shinzo Abe a Pearl Harbor. Il disgelo è in corso e comunque promette bene anche se la nuova presidenza americana di Trump non è vista di buon occhio dal Giappone e sicuramente rappresenta fonte di imbarazzo  all'indomani delle dichiarazioni del nuovo presidente USA di intendere inasprire l'atteggiamento contro la Cina e questo potrebbe causare rischi per il Giappone. Trump stesso durante la campagna elettorale aveva accusato Giappone e Corea del Sud di approfittare troppo della protezione degli Stati Uniti e aveva esortato i due paesi a provvedere autonomamente allo sviluppo dell'armamento nucleare. Il presidente giapponese Abe oltremodo era già rimasto deluso dalla bocciatura da parte di Trump del progetto Partenariato Trans-Pacifico che avrebbe regolato gli investimenti regionali in cui hanno preso parte 12 paesi dell'area pacifica e asiatica. Il disgelo è in corso ma ancora persistono insidie e insoddisfazioni.