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ROMA – Un successo di partecipazione il convegno “La storia maestra di vita. L’esempio dei Giusti tra le Nazioni”, promosso dall’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica (ANCRI) per ricordare la Shoah che si è tenuto presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati.
Cariche d'emozione le testimonianze: Pietro Terracina sopravvissuto al più grande campo di concentramento messo in piedi dalla macchina di sterminio nazista, Auschwitz, dove sono state uccise almeno un milione e centomila persone ha raccontato il suo viaggio negli abissi più profondi della crudeltà dell’uomo.
Franco Perlasca ha raccontato la straordinaria vicenda del padre Giorgio che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest, riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica facendosi passare per Console spagnolo, lui che non era né diplomatico né tanto meno spagnolo. Angelo De Fiore ha ricordato alcuni eventi ed azioni del nonno. Nella sua attività di Dirigente dell’Ufficio Stranieri della Questura di Roma, De Fiore dispiegò una capillare attività di sabotaggio e in favore dei perseguitati, riuscendo a salvare centinaia di ebrei, di stranieri e di italiani dalla morte e dalla deportazione. Dal 4 ottobre 1943 all’arrivo degli Alleati egli militò nel gruppo clandestino “Sprovieri” del Centro Clandestino Militare, cui comunicava le liste dei perseguitati politici. Per la sua attività gli venne rilasciato dal Generale Alexander il certificato di “Patriota”.
De Fiore agiva creando volutamente ostruzionismo nello svolgimento delle pratiche e una grande confusione negli archivi della Questura, nascondendo e distruggendo documenti e schedari. Molti ebrei stranieri ebbero il nome camuffato; mentre decine di ebrei italiani furono regolarizzati come profughi dell’Africa settentrionale e furono fabbricati documenti falsi, carte annonarie, permessi di soggiorno. Trovò rifugio ad ebrei nei conventi o presso case di amici, o gli fece passare il confine. Il coraggio e il martirio di Giovanni Palatucci, arrestato dai tedeschi e internato nel campo di concentramento di Dachau dove morì di stenti il 10 febbraio 1945, è stato ricordato da Florinda Palumbo, figlia di Alberino Palumbo, attendente e poi collaboratore di Palatucci il quale, prima addetto all’ufficio stranieri e poi reggente della questura di Fiume, contribuì a mettere in salvo circa 5.000 persone.
Sono stati molto apprezzati gli interventi di saluto in apertura del convegno portati dal vice Presidente della Camera On. Roberto Giachetti , convinto sostenitore dell’importanza del dialogo tra religioni e culture; dal prefetto Filippo Dispensa Direttore Centrale per gli Affari Generali, intervenuto in rappresentanza del Capo della Polizia Franco Gabrielli; dal presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni e dal Questore di Roma Guido Marino. Il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove ha sottolineato che “l’essere stati insigniti della più alta Onorificenza della Repubblica, non può essere considerato un mero traguardo, sebbene molto prestigioso, bensì l’inizio di un percorso che deve vederci sempre più impegnati quali testimoni e custodi dei valori e delle virtù civiche ereditate dai nostri padri e costituire esempio per le future generazioni, affinché possano essere riscoperti quei valori primari come la fedeltà alle Istituzioni, il rispetto per le leggi, l’amore per la Patria, l’altruismo e il senso del dovere, da soli capaci di garantire un sano profilo nazionale”.
L’evento è stato moderato dal Prefetto Francesco Tagliente, delegato nazionale per i rapporti istituzionale dell’ANCRI, figlio di Donato Tagliente, un soldato deportato che, per essersi rifiutato di collaborare con i tedeschi, fu catturato e internato in un campo nazista in condizioni di vita disumane e sottoposto a privazioni di ogni sorta. Tagliente facendo riferimento alla vita nei lager nazisti ha posto l’accento sul doloroso silenzio di tantissimi deportati sopravvissuti ai campi nazisti. “Mio padre – ha ricordato- come moltissimi reduci della deportazione, non amava parlare di quegli anni: Sottoposto a privazioni di ogni sorta, non voleva farci conoscere il terribile e lungo dolore della fame, di stenti e di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. I suoi ricordi – raccontati peraltro in famiglia alla Masseria Belfiore di Crispiano, solo negli ultimi anni di vita – erano legati a periodi di profonda atroce sofferenza e ai compagni che non ce l’avevano fatta, tormentati dalla fame, dalla sete e dalle malattie.
E’ stata una rievocazione a più voci, ricca di testimonianze e di riflessioni fatte alla presenza delle Autorità e dei delegati territoriali dell’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica provenienti da 13 regioni in rappresentanza della 65 sezioni territoriali, 20 delegazioni regionali e 11 delegazioni estere presenti in altrettanti Paesi: Albania, Argentina, Francia; Germania, Libano, Malta, Olanda, Portogallo, Spagna, Svizzera e Stati Uniti. La nostra regione era rappresentata da Urgo Fedele, delegato regionale Puglia; Giovanni Carella, vice delegato regionale; Francesco Giuglio Cretì, presidente della sezione di Lecce e Luigi Vergaro, tesoriere nazionale di Lecce.
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