SIAE: GINO PAOLI SI E' DIMESSO DALLA CARICA DI PRESIDENTE

 

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Redazione

Nella mattinata di martedì 24 febbraio si è tenuto il Consiglio di gestione della SIAE dove il cantautore e fino a stamattina presidente dell'Ente Gino Paoli  ha presentato ufficialmente la lettera di dimissioni dalla presidenza della Siae.

Gino Paoli a sua difesa ha dichiarato "Sono certo dei miei comportamenti – scrive nella lettera – e di non aver commesso reati, voglio difendere la mia dignità di persona per bene".

Ecco la lettera del cantautore
«Alla luce delle vicende che mi hanno coinvolto in questi giorni – scrive Paoli – mi preme rivolgermi a voi con cui ho condiviso questo percorso di circa un anno e mezzo di intenso e appassionato lavoro. Ci tengo a dirvi che sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati. Con il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine, intendo difendere la mia dignità di persona per bene. In questi giorni assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste. Quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società. Ho volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni. Credo di aver espletato il mio compito di Presidente al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all’ultima in favore dei giovani autori».

Evasione fiscale
Gino Paoli è accusato di evasione fiscale, per aver portato in Svizzera, nel 2008, illegalmente due milioni di euro ed aver evaso quindi imposte per circa 800mila euro.

Intanto si susseguono le indiscrezioni sulle intercettazioni ambientali nello studio del commercialista Andrea Vallebuona, coinvolto nell’inchiesta della maxi truffa a Carige, e che sarà ascoltato il 25 febbraio come teste assistito nel caso che vede coinvolto il cantante. Quei due milioni di euro, provento «al nero» di alcune prestazioni artistiche rese dal cantautore genovese, sarebbero stati portati in una banca svizzera in fasi successive e Paoli, intercettato dalle microspie collocate dalla Guardia di finanza nell’ufficio di Vallebuona, aveva tutte le intenzioni di rientrarne in possesso senza però «scudarli». In una di queste intercettazioni infatti lo stesso cantautore esprime la volontà di non fruire dello scudo fiscale su quel denaro.