SIMONETTA CESARONI: NESSUNA PROVA CONTRO BUSCO

Redazione

Rimane un giallo l'omicidio di Simonetta Cesaroni. Non ci sarebbe nessuna prova regina che incastrerebbe Busco. Dal 7 agosto del 1990 ad oggi non si è arrivati al nome del colpevole che l'ha assassinata brutalemente in uno studio romano di via Poma. La Cassazione nelle 30 pagine delle motivazioni del proscioglimento di Raniero Busco, l'ex fidanzato della ragazza scrive: restano "punti oscuri" non spiegati e "niente affatto secondari: si pensi, tra di essi, al rinvenimento dell'agenda di Pietro Vanacore fra gli effetti personali della vittima repertati sul luogo del delitto". Sulla scena del delitto "diverse persone", sangue repertato. In un altro passaggio delle motivazioni della sentenza della Suprema corte si spiega che alla "incertezza" sulla presenza dell'imputato sul luogo del delitto quando Simonetta fu uccisa, "si accompagnano le tracce della presenza di persone diverse, il cui sangue era stato repertato". Tale incertezza, continua la Cassazione, non può "essere colmata in modo diverso: la Corte territoriale dimostra, infatti, che la ricostruzione adottata nella sentenza di primo grado è suggestiva, ma ampiamente congetturale in ordine a vari aspetti", come "l'effettuazione della telefonata da Simonetta Cesaroni a Busco all'ora di pranzo di quel giorno, il contenuto di tale telefonata, la conoscenza da parte di Busco del luogo dove la Cesaroni lavorava, la spontaneità della svestizione da parte della vittima, l'autore dell'opera di ripulitura della stanza, le modalità e i tempi di tale condotta, movente dell'omicidio, la falsità dell'alibi da parte dell'imputato". A carico di Raniero Busco non ci sono prove Non ci sono prove in grado di accusare Raniero Busco dell'omicidio di Simonetta Cesaroni, sottolineano i supremi giudici. Vi è una "mancanza di prova che fa cadere la certezza della presenza dell'imputato sul luogo del delitto al momento del delitto". In questo modo la prima sezione penale della Cassazione spiega perchè il 26 febbraio scorso, ha deciso di confermare l'assoluzione "per non aver commesso il fatto". Il morso sul seno di Simonetta attribuito a Busco è stato in primo grado considerato il segno che l'uomo sia stato sulla scena del delitto e il perno della condanna. Ora la Cassazione rileva che la tesi del morso era una delle ipotesi – non l'unica – e che ci sono due passaggi diversi – segni sul corpo di Simonetta compatibili con un morso ed eventuale morso attribuibile a Busco – entrambi "senza certezza di carattere scientifico". Infine la Suprema Corte ricorda che di questo non provato morso manca del tutto la traccia dei segni dell'arcata dentale "opponente" e la circostanza rende "evidente il pericolo di giungere a conclusioni abusive".