Siracusa, morto l'anziano picchiato e bruciato vivo in casa: fermato un 18enne

 
di Angelo Barraco
 
Siracusa – Svolta nelle indagini sulla morte dell’80enne Giuseppe Scarso, picchiato e bruciato vivo nella sua casa l’1 ottobre scorso. Ben quattro giorni dopo la morte dell’uomo, gli inquirenti hanno fermato il 18enne siracusano Andrea Tranchida, accusato di omicidio in concorso. E’ stato emesso un secondo provvedimento di fermo per un altro giovane che allo stato attuale risulta irreperibile. Secondo gli inquirenti sarebbero stati proprio i due giovani a fare irruzione all’interno dell’abitazione di Giuseppe Scarso la notte del 1 ottobre, prima lo avrebbero barbaramente picchiato e poi lo avrebbero cosparso di liquido infiammabile. Un’aggressione feroce e senza precedenti, che non ha lasciato scampo ad un uomo mite e  malato di epilessia e per tale ragione viveva con una pensione sociale, una persona che amava passeggiare in bici poiché impossibilitato ad utilizzare altri mezzi a causa del suo problema di salute che gli procurava delle cadute e dei ricoveri per piccoli traumi. Un uomo che nell’ultimo periodo si accompagnava con il bastone anche quando camminava in bici, forse perché temeva ulteriori attacchi da parte di quegli ignoti aggressori che gli avevano precedentemente cagionato danni alla salute e lo avevano indotto ad istallare anche delle grate in ferro alle finestre, i cui vetri però erano stati rotti dalle pietre lanciate da alcuni vandali. I suoi aggressori non si sono fermati dinnanzi ad un uomo che ha cercato, nel suo piccolo, di lottare contro volti coperti dall’ignoto che hanno agito senza scrupolo e con infima brutalità.
 
Il 28 settembre ignoti si introducono all’interno della sua abitazione, cospargono di liquido infiammabile il pavimento e danno fuoco. Scarso riuscì a sopravvivere spegnendo l’incendio e il giorno dopo si recò presso i Carabinieri per sporgere denuncia. Ma quello che successe dopo lo si vede solamente nei film horror, un gruppo di tre uomini a volto coperto fa nuovamente irruzione a casa dell’uomo e cosparge il suo petto e il suo orecchio di liquido infiammabile e da fuoco. L’uomo si salva e se la caverà con qualche ustione ma il dramma si verifica il primo ottobre, l’ultima azione di un gruppo intento a portare a compimento una brutale missione, poiché cospargono il suo volto e la testa di alcool.
 
Un omicidio che ha fatto piombare nel baratro dell’incertezza, del dubbio e della paura una comunità che aveva costruito le sue fondamenta nel quieto vivere.  L’atarassia apparente secerne  al suo interno innesti di elementi discostanti che non hanno avuto come obiettivo la crescita e lo sviluppo sociale mediante l’interazione coadiuvata con la comunità, ma hanno tergiversato nei confronti di una persona anziana e impossibilitata nel reagire una tale violenza da riportare alla mente le trame incresciose del celebre film di Stanley Kubrick “Arancia Meccanica” del 1971. Ma non stiamo parlando di un film dove la violenza e lo squallore immortalato su pellicola può essere vanificato cambiando canale, spegnendo la tv o chiudendo semplicemente gli occhi, ciò che si prospetta dinnanzi i agli italiani è lo specchio di una società che sembra aver smarrito definitivamente la capacità di saper comunicare con il prossimo e laddove vi è un problema la violenza sembra essere divenuta l’unica arma risolutiva.
 
 
L’informazione e lo sviluppo progressivo della società consumistica in cui viviamo spinge molti soggetti ad accantonare letteralmente quelli che sono i valori che costituiscono la base delle relazioni umane e della crescita sociale, fomentando nelle menti un nichilismo radicato che vanifica ogni margine di sviluppo culturale e sociale. La morte di Giuseppe Scarso dimostra quanto  imprevedibile e misera sia l’esistenza di soggetti che non provano la benché minima esitazione nel cagionare la morte ad una persona indifesa che ha avuto la forza di rialzarsi malgrado degli uomini incappucciati abbiano tentato altre volte di ucciderlo.  “Chi è incapace di vivere in società, o non ne ha bisogno perché è sufficiente a sé stesso, deve essere o una bestia o un dio. Aristotele, Politica, IV sec. a.e.c.”.