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Scienza e Tecnologia

STAMINA A STRASBURGO LE MANIPOLAZIONI DELL’INFORMAZIONE MINANO L’ONESTA’ INTELLETTUALE

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Il Comitato art.700 Pazienti in lista di attesa, tramite il Presidente, Francesco D’Andria rispedisce al mittente le gravi manipolazioni che alcuni giornali e associazioni dedite alla tutela dei malati e della ricerca libera hanno pubblicato in merito alla sentenza della Corte di Strasburgo emessa scorso 6 maggio 2014 riguardo al ricorso di un cittadino italiano che chiedeva l’accesso al trattamento con il metodo stamina

di Cinzia Marchegiani

Il Presidente del Comitato art.700, Francesco D’Andria invia a tutti i giornali italiani la replica per ovviare alla pubblicazione di alcuni tabella di giornali e comunicati di associazioni che si propongono per la tutela dei diritti dei malati che hanno distorto la notizia della Sentenza della Corte di Strasburgo non citando correttamente il valore della sentenza e accusando di fermare, in virtù di questa, la sperimentazione stamina.


<<Ancora in questi giorni dobbiamo, noi familiari, subire un informazione distorta e strumentalizzata al fine di incentivare ogni azione che metta la parola fine alla vicende Stamina. Questa volta ci si mette anche la Corte di Strasburgo con una sentenza che semplicemente respinge il ricorso di una famiglia che aveva ottenuto il no dei giudici ad accedere ai trattamenti Stamina. La sentenza è stata immediatamente ripresa, manipolata, arricchita di improprie considerazioni secondo gli scopi più gretti di coloro che da sempre si oppongono alla terapia stamina.
A questo punto mettiamo bene in chiaro le cose, soprattutto a coloro che preferiscono sponsorizzare la morte dei figli piuttosto che tentare ogni strada utile per salvargli la vita e/o rendere la qualità della stessa migliore.
La Corte ha deciso di respingere il ricorso di un singolo paziente in quanto mancherebbero i presupposti per la sua fondatezza, non collimanti con gli scopi e le prerogative attribuite alla stessa Corte di Giustizia Europea. Tutto qui. Nessuna bocciatura di Stamina, nessuna possibilità di levare la patria potestà a chicchessia, nessun alibi o pezza di appoggio per legiferare un bel niente.
Tuttavia entriamo anche nel merito di certi punti:
1) “La Corte ha ulteriormente osservato che un comitato scientifico istituito dal Ministero della salute ha emesso un parere negativo sul metodo terapeutico in questione. Il valore scientifico di questa terapia quindi non era stato stabilito” Questa è intanto è la reale traduzione, pertanto non si legge affatto che la metodica Stamina non ha valore scientifico ma soltanto che non è ancora stato stabilito. Inoltre appuntiamo che la decisione del TAR Lazio, che sembrerebbe sconosciuta alla Corte, avendo certificato l’atteggiamento pregiudizievole dei componenti del primo comitato scientifico, ragion per cui lo stesso è stato annullato, non può che essere estesa anche alle valutazioni emesse dallo stesso, pregiudizievoli frutto di pregiudizi. Nessuno può oggi perdere per buono le valutazioni del primo comitato scientifico, sarebbe un grave errore giuridico, scientifico, ideologico; a maggior ragione se nel merito della decisione del TAR se ne discuterà solo dal prossimo luglio.
Non a caso si dovrebbe provvedere, sempre per ordine del TAR, a formare un nuovo comitato scientifico e provare, questa volta, a portare avanti questa benedetta sperimentazione Stamina in modo serio. Ma qui stiamo ancora in attesa dei comodi del Ministro, i malati possono attendere. Ribadiamo che ad oggi, della metodica Stamina, non vi è alcuna prova della sua inefficacia, e vi sono circa 40 pazienti trattati, ma dimenticati, che possono invece testimoniarne la valenza.
2) La Corte ribadisce la correttezza dell’operato del tribunale di Udine avendo negato le cure al paziente in quanto non rientrava tra quelli, invece, autorizzati per legge e ne considera, ancora una volta, non fondati, i motivi discriminatori accampati dal ricorso. Quindi la Corte comunque sancisce la legittimità al proseguimento delle cure per chi aveva già una sentenza del giudice al momento dell’entrata in vigore della legge 23/2013. Inoltre si ribadisce che “il margine di discrezionalità degli Stati membri è ampio” per cui si sancisce una certa limitazione nella decisione. Inoltre, si legge, che convenzione della Corte europea non garantisce un doppio grado di giurisdizione in materia civile e pertanto, il ricorso, viene respinto in quanto incompatibile con la disposizioni della stessa.
3) In merito invece al passaggio in cui l’Alta Corte fa un richiamo alla possibilità di uno stato membro di intervenire a tutela della salute, per cui è apparsa la più spaziale interpretazione circa la possibilità di levare la patria potestà a quei genitori che vorrebbero sottoporre i figli a terapie non ancora validate scientificamente, ricordiamo che il diritto acquisito da queste famiglie è sancito da prescisse ordinanze cautelari, basate sul diritto alla vita, alla salute, al benessere psicofisico dei cittadini. La legge Turco Fazio, fiore all’occhiello di civiltà che gli stati membri hanno ben recepito, cioè quella che offre la possibilità di cure non ancora scientificamente validate a chi non ha alternative terapeutiche, cosiddetta della cure compassionevoli, è proprio una norma formulata anche al fine di impedire un uso indiscriminato di terapie. La stessa prevede molti requisiti che nella fattispecie circa 200 giudici ne hanno convalidato la sussistenza per l’accesso a Stamina. Inoltre, e che sia ben chiaro, vista la mancanza di terapie ma anche di conoscenza delle malattie rare e neurodegenerative da parte di gran parte delle strutture sanitarie, i familiari, i genitori sono la prima e spesso unica causa della sopravvivenza dei propri figli, i primi esperti, i primi veri medici specializzati nel conoscere la malattia e combatterla sui propri figli. La velata minaccia di levare la patria potestà ai genitori, non solo ha il sapore del ricatto ma è una vera e propria minaccia al diritto della salute, alla vita, all’amore dei genitori, oltre ad avere anche connotati razzisti. Ma questa non è l’effettiva traduzione della sentenza di Strasburgo, ma solo la malvagia interpretazione di chi a questa possibilità di sopravvivenza si oppone.
Resta, la Sentenza di Strasburgo, un caso isolato, relativa al ricorso di un singolo paziente che si oppone alla decisone del proprio tribunale, ma non determina affatto, ne può farlo, la validità scientifica del metodo Stamina. Nessun alibi ulteriore per mettere parola fine può essere tratto dalla pronuncia dell’Alta Corte, nessuna motivazione per il Ministro o il governo a decretare la parola fine di Stamina; chi crede di poterlo fare, con un atto legislativo, sappia che è un atto irresponsabile e criminale, volto a compromettere non solo il diritto alla salute, alla libertà di cura, ma anche gli stessi principi dell’ordinamento giuridico e i rapporti tra poteri costituzionali, fatto che potrebbe deflagrare in un ulteriore escalation giuridico-scientifica con danni inimmaginabili.
Stamina oggi è bloccata a causa della coscienza ad orologeria dei medici di Brescia, innescata dalla procura di Torino con argomenti alquanto convincenti al di la delle prove scientifiche che ad oggi, nel male, non sono date conoscere.

Il grosso del lavoro è già compiuto, centinaia di sentenze rimaste disattese, le legge disattesa, medici che come il direttore generale si aspettano una bella promozione, che hanno preferito innocue querele da parte dei genitori piuttosto che gli interrogatori di Guariniello, cosa si vuole di più? E’ vero, forse noi pazienti in lista di attesa, con una sentenza che obbliga l’ospedale bresciane a sottoporci la trattamento Stamina, isolati e dimenticati da tutti, avevamo e abbiamo ancora una speranza, la legge, che è l’unica che è rimasta dalla nostra parte. Forse vorranno levarci anche quella per non avere scrupoli o rimorsi nel caso, che un giorno, si scoprisse la verità: Stamina funziona.>>

L’Osservatore d’Italia con le inchieste prodotte in tutti questi mesi aveva più volte invitato la magistratura italiana a fare luce su queste ombre inquietanti, un dovere di trasparenza che anche l’Antitrust dovrebbe valutare e rivolgere le indagini soprattutto in quelle maglie, e ora più che mai diventate crepe, dei conflitti d’interesse che non più silentemente minano l’onestà intellettuale con la manipolazione e mistificazione dei documenti e dati oggettivi. Questo castello di carta non è più solido come vorrebbe far credere. 

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