STEPCHILD ADOPTION: GRASSO E L’OBIEZIONE PRETESTUOSA

di Emanuel Galea

Gran parte dei parlamentari presenti, scelti e nominati dall’apparato, sono, a parola di molti, culturalmente e socialmente analfabeti. Molti di loro non si curano nemmeno di conoscere la Costituzione. Siedono in gruppi, votano secondo le direttive che arrivano dall’alto.

Per fortuna del Paese, accanto a queste “cisterne crepate”, che non trattengono acqua, siedono provvidenzialmente, anche delle belle intelligenze, studiosi di diritto amministrativo, giuristi e costituzionalisti. Sono quest’ultimi che reggono la legislatura mentre i primi, ahinoi, che sono la maggioranza, confondono la laicità dello Stato con il vero sentire di un popolo e come i classici quaquaraquà immobilizzano l’attività parlamentare. La gran parte dei parlamentari, catapultati in Senato oppure alla Camera direttamente dalle sezioni dei partiti, le più svariate, ignorano completamente il principio di laicità. Questo principio, pur non essendo citato espressamente, “è uno dei principi fondanti della nostra Costituzione.

La sua esistenza discende, anzitutto, dal fatto che il nostro ordinamento si ispira al principio pluralista”. Gli artt. 7 e 8 della Costituzione ci insegnano che: Da esso deriva l’impossibilità per lo Stato, di dare prevalenza ad un orientamento ideologico rispetto ad un altro. Questa massa enorme di “yes men” che sa solamente fare blocco, non distingue il termine “laico” da “laicità”. Nell’accezione moderna con laico s’intende “aconfessionale”, sia essa religiosa che ideologica. Sarebbe la “laicità, invece, il termine che significa autonomia da qualsiasi autorità religiosa.

Concludendo quindi, lo Stato deve presentarsi come un “foglio bianco”, senza prevalenza ad un orientamento ideologico rispetto ad un altro. Questo principio vale solo per lo Stato. Il “paese”, intendendo il popolo, gode del diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, sia in forma associata che in forma individuale, di farne propaganda e di esercitarne il culto, sia in pubblico che in privato. Questo diritto glielo assegna la Costituzione repubblicana, artt.19 e 20 ed è stato sancito nelle dichiarazioni internazionali e sovranazionali dei diritti (art. 18 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 1948; art. 9 C.E.D.U.; art. 18 Patto internazionale sui diritti civili e politici 1966; art. 10 Carta dei diritti fondamentali dell’U.E.)

Durante il Consiglio permanente della Cei , il card. Angelo Bagnasco, oltre che in veste di presidente della Conferenza episcopale italiana, anche e principalmente in qualità di pastore e capo dei cattolici, spaziando su diversi temi che interessano i fedeli, concludeva: ”In quanto cittadini e Pastori sentiamo il dovere di esprimere alcune meditate considerazioni sul momento storico che la nostra società sta attraversando. Ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune…” e più avanti: “augurando che la libertà di coscienza dei parlamentari possa essere garantita con il voto segreto”. Si può dare il caso che in quel  momento il prelato avesse in mente che in Italia, il voto segreto in Parlamento, abbia  avuto legittimità costituzionale dallo Statuto Albertino del 1848.

Non è Grasso che lo prevede bensì il Regolamento del Senato al Capo XIII – art.113 (1) (2) (3). A prescindere da tutto ciò, questa frase incriminata ha sollevato tante proteste da quella parte della “politica” che vuole negare il diritto a milioni di cittadini dell’espressione della parola in forma individuale oppure in forma associata e di farsi sentire tramite il loro rappresentante.

Al teatro Ariston di Sanremo, tutti quelli che non si sono riconosciuti in quello che rappresenta il cardinale Bagnasco hanno avuto scena libera in mondovisione per esprimere il loro punto di vista. Piccoli e grandi artisti sono saliti sul carro della Cirinnà e hanno detto la loro. Molti ancora riconoscono in Berlusconi il loro capo, come la signora Gelmini e lo seguono fedelmente. Alcuni seguono Nichi Vendola, altri, come la Boschi trotta dietro Renzi . I cattolici riconoscono quale loro rappresentante e si riconoscono, in quello che dice il cardinale Bagnasco.

Fino a prova contraria, questa “strana maggioranza della popolazione” che si è dichiarata contro la stepchild adoption ed i simil-matrimoni, paga le tasse e i contributi e financo i balzelli comunali. Dei due uno. Se sono cittadini come tutti gli altri con diritto di scegliere la loro rappresentanza, fate la cortesia, siate meno laicisti e riconoscete che il vostro ragionamento fa acqua. Se poi questa “strana maggioranza” non è degna di godere della cittadinanza, esentiamola anche dalle tasse, imposte e balzelli vari. A Renzi lo hanno  nominato gli apparati mentre a Bagnasco lo hanno delegato a parlare in nome loro milioni di cattolici, che la Costituzione, salvo future modificazioni, li riconosce come cittadini con pieno diritto di voto. Ciò dispiacerà a Renzi e a Grasso però così è se vi pare!