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STRAGE ANKARA: È STATO UN KAMIKAZE. 97 MORTI E 186 FERITI

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Tempo di lettura 4 minuti L’esplosione è avvenuta poco prima di una manifestazione per la pace VIDEO ALL'INTERNO

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Redazione

Turchia–Sono almeno 97 le persone uccise in seguito a una duplice esplosione alla stazione di Ankara, dove a mezzogiorno di sabato sarebbe dovuta partire una marcia pacifica per chiedere la fine degli scontri tra il Pkk e le autorità di Ankara nel sudest della Turchia. E' quanto ha riferito il partito filocurdo Hdp. I feriti sarebbero 186. Il ministro della Sanità Mehmet Muezzionglu ha sostenuto che l'attacco è stato pianificato da "professionisti".
Il partito filo curdo dell'Hdp, tra gli organizzatori della marcia pacifista, ha condannato su Twitter la duplice esplosione. Il partito di Selahattin Demirtas ha anche denunciato che ''la polizia ha attaccato le persone che cercavano di portare via i feriti dal luogo dell'incontro''. Demirtas ha poi accusato il partito dell'Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di avere ''le mani sporche di sangue'' e di ''sostenere il terrorismo''.

 
A Istanbul sono scese in strada circa duemila persone per denunciare il peggiore attacco della storia della Turchia moderna e per protestare contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. ''Ladro! Assassino! Erdogan!'' è lo slogan scandito dai manifestanti, che hanno esortato il Pkk a rispondere all'attacco. ''Vendetta, Pkk!'', hanno infatti scandito i manifestanti a Istanbul. Proprio oggi il Pkk ha fatto sapere che non verranno più sferrati attacchi contro le autorità turche, se non per difesa, per consentire lo svolgimento di elezioni ''giuste''. Il prossimo appuntamento elettorale è per il primo novembre.

Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha convocato una riunione di emergenza . Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato quello che ha definito un ''attacco terroristico''. Erdogan ha quindi detto che sono in corso indagini sull'attentato e che gli autori delle esplosioni verranno consegnati alla giustizia. La Turchia non si merita questo, ha detto il leader del partito del Popolo repubblicano Chp Kemal Kilicdaorglu, annunciando che il suo partito ha annullato tutti gli impegni in programma per oggi. Il partito del Popolo repubblicano Chp è pronto a fornire qualsiasi sostegno per mettere fine al terrorismo, ha proseguito il suo leader, affermando che ''dobbiamo agire con il massimo impegno congiunto''.


Gli organizzatori della marcia pacifista che sarebbe dovuta partire a mezzogiorno dalla stazione di Ankara hanno annunciato di aver annullato la manifestazione. L'obiettivo della marcia era quello di chiedere la fine del rinnovato conflitto tra le autorità di Ankara e i miliziani curdi del Pkk nel sudest della Turchia.

''Qualunque sia l'origine'' dell'attacco, ha proseguito il presidente turco, è necessario opporsi a tutti i terroristi. In un comunicato scritto diffuso dall'ufficio della presidenza di Ankara, Erdogan ha affermato inoltre che ''la solidarietà e la determinazione sono la risposta più forte al terrorismo''. I responsabili dell'attentato, ha proseguito, mirano a creare divisioni all'interno della società turca. Si tratta di una minaccia alla pace e all'unità della Turchia, ha concluso Erdogan.


Proprio sull'origine dell'attacco, ''molto probabilmente c'è dietro l'Is'' sostiene, ad Aki – Adnkronos International, Mensur Akgun, direttore del Global Political Trends Center (GPoT) di Ankara e presidente del Dipartimento di relazioni internazionali alla Kultur University di Istanbul. ''Se verrà confermato che l'attacco è stato condotto dall'Is, l'obiettivo potrebbe essere multiplo – spiega – Un avvertimento al Pkk, di evitare qualsiasi ulteriore confronto con l'Is, un deterrente per la Turchia, o la volontà di creare disordine nel Paese''.
Alla ''marcia pacifica e democratica'' era prevista la partecipazione di membri della Confederazione dei dipendenti del settore pubblico (Kesk), della Confederazione dei sindacati rivoluzionari dei lavoratori (Disk), l'Unione degli architetti e ingegneri turchi (Tmmob) e l'Assosciaione dei medici turchi (Ttb). Prevista anche la partecipazione del leader del partito filo curdo Hdp, Selahattin Demirtas, che stava finendo di preparare il discorso che avrebbe tenuto nella città a maggioranza curda di Diyarbakir quando sono avvenute le esplosioni.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi esprime il "proprio sgomento e il proprio dolore per l'efferato attentato terroristico contro la democrazia e la pace che è costato la vita a tanti manifestanti per la pace ad Ankara".

"Combattere uniti la piaga del terrorismo" scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Presidente della Repubblica della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. "Ho appreso con grande amarezza -scrive Mattarella- dell'ignobile attentato perpetrato stamani ad Ankara contro civili innocenti che manifestavano per la pace. Desidero condannare nella maniera più risoluta tale gesto vile e riprovevole".

Il segretario generale della Nato ha condannato "con forza" l'attentato terroristico ad Ankara, "un attacco orrendo contro persone che marciavano per la pace e per il quale non possono esserci giustificazioni". "Tutti gli alleati della Nato – ha detto in una nota Jens Stoltenberg – sono uniti nella lotta contro il flagello del terrorismo".

Dagli Stati Uniti, intanto, arriva la condanna "dell'orribile attacco terroristico. Il fatto che questo attacco sia avvenuto prima di una manifestazione della pace sottolinea la malvagità di chi l'ha commesso". Gli Stati Uniti "continueranno a essere la fianco del governo turco e del suo popolo nella lotta contro la piaga del terrorismo".

L'esperta turca: intento è continuare la guerra con i curdi – L'obiettivo dell'attentato ad Ankara era il partito filo curdo ''Hdp e il suo successo elettorale''. E ''l'intento è quello di continuare la guerra con i curdi''. Lo sostiene Esra Ozyurek, professore associato di Studi turchi contemporanei presso l'Istituto Europeo della London School of Economics, in un'intervista ad Aki – Adnkronos International. ''Finora nessuno ha rivendicato l'attacco – prosegue l'antropologa, che si occupa di Islam, cristianesimo e secolarismo – Ma indipendentemente da chi sia stato, è improbabile che lo abbia fatto senza l'approvazione di qualcuno dell'intelligence turca''.

L'esperta conferma così la tesi del leader dell'Hdp Selahattin Demirtas e condivide la valutazione che ''questo attacco è chiaramente legato a quello a Diyarbakir prima delle elezioni di giugno e a quello a Suruc dopo il voto''. Il riferimento è agli attentati del 5 giugno contro una manifestazione organizzata dall'Hdp alla quale avrebbe dovuto partecipare lo stesso Demirtas e del 20 luglio a Suruc, costato la vita a 33 studenti universitari curdi che avevano in programma di raggiungere la città siriana di Kobane liberata dall'Is per contribuire alla sua ricostruzione.

In merito all'impatto che l'attentato di Ankara potrà avere sulle elezioni in programma in Turchia il primo novembre, Ozyurek ha detto che ''una possibilità potrebbe essere che (il presidente turco Recep Tayyip, ndr) Erdogan dichiari lo stato d'emergenza e rinvii le elezioni''.

A proposito della solidarietà arrivata immediatamente dalla Russia in un momento in cui le relazioni con la Turchia sono particolarmente difficili per le violazioni dello spazio aereo da parte di velivoli di Mosca, l'esperta ha commentato: ''La Turchia è sicuramente la parte debole nei rapporti con la Russia. Quindi potrebbe sfruttare questa come un'opportunità''.

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Israele: imminente l’attacco sull’Iran

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Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.

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Russia, Evgenya Kara-Murza: “Putin va fermato”

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“La Russia ha un unico ed enorme problema interno ed è il regime di Putin.

Tutto il resto proviene a cascata da questo” perciò “Putin va fermato. L’unica garanzia di pace e stabilità per il nostro continente è una Russia democratica”. A parlare, in un’intervista esclusiva al Festival Internazionale del Giornalismo 2024 anticipata all’ANSA, è Evgenya Kara-Murza, moglie di uno dei più noti politici d’opposizione in Russia, Vladimir Kara-Murza, dall’aprile 2022 in carcere dove sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione con l’accusa di vilipendio alle forze armate e alto tradimento.“Mio marito è sopravvissuto a ben due agguati, nel 2015 e nel 2017, da parte del gruppo di spionaggio Fsb (i servizi segreti russi, ndr), una banda di criminali al servizio del governo russo, implicati anche nell’avvelenamento con il Novichok”, racconta la moglie dell’oppositore che ha dovuto rinunciare alla sua partecipazione in presenza al Festival di Perugia, in programma dal 17 al 21 aprile. Nella video intervista, che sarà trasmessa sabato 20 aprile, Kara-Murza racconta di non vedere il marito dal giorno del suo arresto nell’aprile 2022: “Mi è stato concesso di parlargli al telefono solo un paio di volte. L’ultima a dicembre per soli 15 minuti. Abbiamo tre figli e ho lasciato che parlassero con il padre per cinque minuti ciascuno. Non ho scambiato nemmeno una parola con lui perché non volevo togliere tempo prezioso ai suoi figli”. La donna è un fiume in piena e le accuse a Mosca sono dirette e circostanziate.

“Questa è un’autentica tortura psicologica che il regime utilizza nei confronti di chi rifiuta di rimanere in silenzio di fronte alle atrocità del governo russo e denuncia la guerra in Ucraina. Il regime di Putin ha rispolverato tutto l’intero arsenale della macchina repressiva sovietica, incluso l’uso di punizioni psichiatriche. Vuol dire che oppositori e dissidenti possono essere rinchiusi con la forza in cosiddetti ‘ospedali psichiatrici’ ed essere sottoposti a trattamenti psichiatrici contro la loro volontà”. Evgenya Kara-Murza non nasconde la sua preoccupazione per la salute del marito che ha perso 25 kg da quando è in carcere. Dallo scorso settembre è rinchiuso in una cella di isolamento nota con le sue iniziali russe come EPKT. La cella di sei metri quadrati ha un solo sgabello, una piccola finestra chiusa da sbarre e un letto che si ripiega nel muro durante il giorno. Nessuna possibilità di comunicare con l’esterno, neanche tramite lettere. “L’obiettivo del regime di Putin – spiega Kara-Murza – è quello di isolare gli oppositori dal mondo. Di farli sentire soli e dimenticati. Per questo è importante continuare a parlare di loro, che i nomi dei dissidenti russi e che le loro storie siano conosciuti”.

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Zaporizhzhia, Aiea: rischio di un grave incidente nucleare

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Gli “attacchi sconsiderati” alla centrale nucleare di Zaporizhzhia “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”: lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, come riferisce l’Agenzia stessa.

L’attacco di ieri alla centrale rappresenta “una chiara violazione dei principi fondamentali per la protezione della più grande centrale nucleare d’Europa”, ha aggiunto. 

Ieri l’Aiea ha confermato che “le principali strutture di contenimento dei reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia hanno subito ieri almeno tre attacchi diretti”.

E’ il primo caso del genere “dal novembre 2022 e dopo aver stabilito i 5 principi di base per evitare un grave incidente nucleare con conseguenze radiologiche”, ha detto Grossi.

“Nessuno può in teoria trarre beneficio o ottenere alcun vantaggio militare o politico dagli attacchi contro gli impianti nucleari – continua Grossi in un post sul suo account X -. Faccio appello fermamente ai responsabili militari affinché si astengano da qualsiasi azione
che violi i principi fondamentali che proteggono gli impianti nucleari”.

Poco prima l’Aiea aveva dichiarato che “attacchi di droni hanno causato un impatto fisico su uno dei sei reattori dell’impianto e una vittima”, specificando che “i danni all’unità 6 non hanno compromesso la sicurezza nucleare ma si tratta di un incidente grave che potrebbe minare l’integrità del sistema di contenimento del reattore. 

 I responsabili dell’impianto, sotto controllo russo, hanno denunciato che “droni ucraini hanno attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia” e questi raid hanno “danneggiato un camion parcheggiato vicino alla mensa”. Da parte sua, il governatore ucraino Ivan Federov ha detto che l’esercito russo ha bombardato con missili Grad Gulyaipole la regione di Zaporizhzhia, uccidendo tre civili nella stessa abitazione.

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